Quest'oggi comincia il mese di marzo, dedicato tradizionalmente a San Giuseppe, di cui ricorrerà la festa liturgica il 19.
Non tutti sanno che uno dei grandi innamorati di Maria Santissima, cioè Bartolo Longo (1841-1926), fu anche grande devoto del santo patriarca, custode di Gesù e vero sposo della Vergine.
Tale affetto lo spinse a redigere sette volumi dedicati a questo santo, fra i quali un "Mese di marzo" con meditazioni e preghiere per omaggiare il santo per 30 giorni.
Non solo, ma nella Chiesa di Pompei dedicata alla Vergine del Santo Rosario, fece erigere un altare dedicato a San Giuseppe, il quale gli aveva ottenuto la prodigiosa guarigione di una figlia quindicenne, affetta da un male che, per la medicina del tempo, l'avrebbe condotta di lì a poco, alla tomba.
Di seguito trovate alcuni passi del "primo giorno" del "Mese di marzo" del beato Bartolo Longo. Meditiamo su di esso, traendone spunto per affidarci a San Giuseppe in tutte le necessità della nostra vita e specialmente per il profitto spirituale dell' anima.
"E' pensiero di molti Padri della Chiesa che Dio stesso sia stato l'autore del nome benedetto di Giuseppe, ispirandolo ai suoi genitori.
Infatti, si vede mirabilmente adempiuto nel santo Patriarca ciò che tal nome significa.
Il nome Giuseppe, in lingua ebraica, vuol dire ACCRESCIMENTO; ed è nome che conveniva perfettamente a colui, il quale, essendo stato destinato ad essere il casto poso di Maria ed il Padre putativo di Gesù, doveva necessariamente crescere in perfezione come l'antico Patriarca, figura di lui, e che fu grande tra i suoi fratelli.
Imitiamo San Giuseppe:impariamo alla sua scuola come dobbiamo comportarci nella vita sociale.
Nonostante tutti i favori celesti, di cui egli fu ricolmo, non tralasciò di diffidar di se stesso.
La sua virtù, quantunque superiore a tutti i pericoli, temeva dei più leggeri, il suo cuore non si credette al sicuro, se non fuggendo gli oggetti lusinghieri, anche i meno pericolosi.
Guardate Giuseppe, e lo troverete sempre attento sopra e stesso e diffidente delle sue forze.
I santi Dottori ammirano il suo SILENZIO, come se avesse dovuto temere intemperanze della sua lingua.
Evidenziano la sua APPLICAZIONE AL LAVORO, come se l'ozio fosse stato per un pericolo.
Lodano il suo amore per la SOLITUDINE, come se l'aria del mondo avesse potuto alterare la sua virtù.
In una parola, il suo continuo lavoro, il suo spirito di orazione, la diffidenza di se medesimo, il suo amore per la ritiratezza, insegnano alle anime che aspirano all'amor di Dio, ciò che si deve fuggire e ciò che si deve praticare per conservarsi nella divina grazia".
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