SOLENNITA' DI SAN GIUSEPPE - Una figura e una missione sempre attuali

Oggi ricorre la solennità del nostro caro San Giuseppe: affidandoci alla sua paterna protezione, ringraziamo il Signore di avercelo donato come modello di santità e guida per il nostro cammino di fede, patrono delle nostre necessità spirituali e materiali.
Invochiamo particolarmente la sua protezione su quanti oggi festeggiano l'onomastico, su tutti i papà, e su quanti hanno scelto il Santo Patriarca quale custode della loro vita interiore.


Dio onnipotente, che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione 
alla custodia premurosa di san Giuseppe, 
per sua intercessione 
concedi alla tua Chiesa di cooperare fedelmente 
al compimento dell’opera di salvezza.

AMEN





Dal volume GIUSEPPE LO CHIAMO' GESU' di Tarcisio Stramare, osj:

LA RINNOVATA ATTUALITA' DI SAN GIUSEPPE PER LA CHIESA DEL NOSTRO TEMPO

"<<E' certo che la figura di Giuseppe acquista una rinnovata attualità per laa Chiesa del nostro tempo, in relazione al nuovo millennio cristiano>>.

L'affermazione di Giovanni Paolo II è contenuta nell'Eortzione apostolica Redemptoris Custos: essa è convalidata dalla situazione attuale della Chiesa e della società non meno difficile al presente che nel passato, quando un secolo fa Pio IX ricorse alla protezione di san Giuseppe.
Se le condizioni storiche di allora avevano indotto il Pontefice a mettere se stesso e tutti i fedeli sotto il potentissimo Patrocinio del santo Padtriarca Giuseppe, quelle di oggi, non sostanzialmente cambiate, giustificano lo steso ricorsso, considerato da Giovanni Paolo II di <<rinnovata attualità per la Chiesa del nostro tempo, in relazione al nuovo millennio cristiano>>.
Egli riconosce che <<questo patrocinio deve essere invocato ed è necesario tuttora alla Chiesa non soltanto contro gli insorgenti pericoli, ma anche e soprattutto a conforto del suo rinnovato impegno di evangelizzazione del mondo e di rievangelizzazione in quei paesi e nazioni dove la religione e la vita cristiana erano un tempo quanto mai fiorenti e che ora sono messi a dura prova>>.

I molteplici mezzi di comunicazione sociale ci informano quotidianamente circa i gravi disordini che affliggono l'umanità, come pure circa le sofferenze della Chiesa, per cui <<ancora oggi abbiamo numerosi motivi per pregare san Giuseppe nello steso modo: Allontana da noi, o padre amantissimo, questa peste di errori e di vizi..., assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre...; e come un tempo campasti dalla morte la minacciata vita del Bambino Gesù, così ora difenti la santaa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità.
Ancora oggi abbiamo perduranti motivi per raccomandare a san Giuseppe ogni uomo>>. (Redemptoris Custos)

La rinnovata attualità dell'invocazione a San Giuseppe non concerne solamente la difesa dai pericoli esterni alla Chiesa; essa viene posta soprattutto in relazione all'indispensabile rinvigorimento e rinnovamento della comunità cristiana per faare fronte alle sfide che l'epoca attuale pone alla nuova evangelizzazione.
Tutta l'Esortazione apostolica Redemptoris Custos è focalizzata sull'economia della salvezza, della quale san Giuseppe è stato, insieme con Maria, singolare ministro.
Così lo ha considerato la predicazione apostolica, testimoniata nei Vangeli là dove essi descrivono gli inizi della Redenzione, ossia i misteri della vita nascosta di Gesù, gli stessi misteri che la Chiesa celebra nell'anno liturgico.
Ebbene, appunto di questi misteri Giuseppe è stato ministro fedele <<mediante l'esercizio della sua paternità, cooperando proprio in tale modo nella pienezza dei tempi al grande mistero della Redenzione>>.
Come non riconoscere a san Giuseppe il pieno possesso di tutti i titoli attribuitigli dalla Chiesa apostolica e necessari per giustificare sia gli onoeri che gli competono, sia la fiducia che la Chiesa post-apostolica ripone in lui?
Questi titoli li troviamo solennemente e riuniti nell'Inno introdotto nella Liturgia delle Ore, alle Lodi, già nel 1671 da Clemente X (Il Creatore ha designato te, nato da Davide, sposo della Vergine; ha voluto che tu fossi chiamato padre del Verbo e ti ha concesso di essere ministro della salvezza).
Tra questi titoli colpisce quello di padre del Verbo, certamente aardito e inconsueto, ma altrettanto telologicamente accettabile, tenuto conto che la paternità di san Giuseppe <<non è una paternità derivante dalla generazione; eppure, essa non è apparente, o soltanto sostitutiva, ma possiede in pieno l'utenticità della paternita umana, della missione paterna nella famiglia...E' contenuta in ciò una conseguenza della unione ipostatica>>.
In una società come la nostra, nella qule non solamente il ruolo, ma la realtà stessa della paternità sono fortemente compromessi, risalta in modo sorprendete la presenza paterna di san Giuseppe, volutamente inclusa, nel progetto divino dell'Incarnazione, nonostante la necessaria esclusione della generazione, attribuita all'opera dello Spirito Santo.
Come è strordinario e nello stesso tempo quel VOLUIQUE VERBI TE PATREM DICI, timorosamente evitato dal consueto linguaggio teologico, ma estremamente chiaro ed efficace nel mostrare l'importanza che Dio Padre ha voluto attribuire alla paternità di Giuseppe riguardo al suo Figlio incarnato.

Di questa paternità ha voluto avere bisogno Gesù; di questa paternità professa di avere bisogno la Chiesa, il suo Corpo mistico.
Si comprende, dunque, la grande stima e fiducia che Giovanni Paolo II nutre verso san Giuseppe: <<L'uomo giusto, che portava in sè tutto il patrimonio dell'antica Alleanza, è stato anche introdotto nell'inizio della nuova ed eterna Alleaanza in Gesù Cristo>>.
Che egli ci indichi le vie di questa Alleanza salvifica all'inizio del nuovo millennio, nel qule deve perdurare e ulteriormente svilupparsi la pienezza del tempo ch'è prpria del mistero  ineggbile dell'incarnazione del Verbo.
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