Il Santo Padre Benedetto XVI ha deciso di indire l'Anno della Fede in occasione del 50° anniversario dell'indizione del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Il blog vuole allora riprorre un atto di magistero molto interessante, in correlazione con entrambi gli eventi: si tratta della Lettera Apostolica di Giovanni XXIII - Le Voci- con cui il Pontefice invocava sul Vaticano II la protezione speciale proprio di San Giuseppe.
Il testo è molto interessante per l'excursus che ci presenta circa la "voce" dei Pontefici degli ultimi cento anni proprio sulla figura del nostro Santo Patriarca.
Buona lettura!
LETTERA APOSTOLICA
LE VOCI
LE VOCI
DEL SOMMO PONTEFICE
GIOVANNI XXIII
AI PRESULI ED AI FEDELI TUTTI
DEL MONDO CATTOLICO SULLA
PROTEZIONE DI S. GIUSEPPE
PER IL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II
Venerabili Fratelli
e diletti figli!
e diletti figli!
Le voci che da tutti i punti della terra arrivano sino a Noi, in espressione
di lieta attesa e di voti per il felice successo del Concilio Ecumenico Vaticano
II, sollecitano ognor più il Nostro spirito a trar profitto dalla buona
disposizione di tanti cuori semplici e sinceri, rivolti con amabile spontaneità
ad implorazione di aiuto celeste, ad aumento di fervore religioso, a chiarezza
di direzione pratica per tutto ciò che la celebrazione conciliare suppone e ci
promette di incremento della vita intima e sociale della Chiesa, e di
rinnovamento spirituale del mondo intero.
Ed ecco farcisi incontro, apparizione della nuova primavera di quest' anno, e
sui margini della sacra Liturgia Pasquale, la figura mite ed amabile di S.
Giuseppe, lo sposo augusto di Maria, tanto caro alle intimità delle anime più
sensibili alle attrazioni dell'ascetica cristiana, e delle sue espressioni di
pietà religiosa, contenute e modeste, ma tanto più gustate e soavi.
Nel culto della Santa Chiesa, Gesù, Verbo di Dio fatto uomo, ebbe subito la
sua adorazione incomunicabile come splendore della sostanza del Padre suo,
irradiantesi nella gloria dei Santi. Maria, la genitrice sua, gli corse
dappresso sino dai primi secoli, nelle figurazioni delle catacombe e delle
basiliche, piamente venerata: sancta Maria mater Dei.
Giuseppe, invece,
oltre qualche sprazzo della sua figura ricorrente qua e lei negli scritti dei
Padri, rimane per secoli e secoli in un suo nascondimento caratteristico, quasi
come figura di ornamento nel quadro della vita del Salvatore. E ci volle del
tempo prima che il suo culto penetrasse dagli occhi nel cuore dei fedeli, e ne
traesse elevazioni speciali di preghiera e di fiducioso abbandono. Queste furono
le gioie fervorose riservate alle effusioni dell'età moderna: oh! quanto copiose
ed imponenti; e di queste Ci è particolarmente gradito cogliere subito un
rilievo ben caratteristico e significativo.
S. Giuseppe nella voce dei pontefici degli ultimi
cento anni
Tra i diversi postulata che i Padri del Concilio Vaticano I al loro riunirsi
in Roma presentarono a Pio IX, i due primi riguardavano S. Giuseppe.
Innanzi tutto si chiedeva che il suo culto prendesse un posto più elevato nella
sacra Liturgia: recava la firma di 153 Vescovi.
L'altro, sottoscritto da 43
Superiori Generali di Ordini Religiosi, supplicava per la proclamazione solenne
di S. Giuseppe a Patrono della Chiesa universale.
Pio XI
Pio IX accolse con letizia l'uno e l'altro voto.
Dagli inizi del suo
pontificato egli aveva fissato la festa e la liturgia per il patrocinio di
S. Giuseppe la domenica III dopo Pasqua.
Gia dal 1854, in una vibrante e devota
allocuzione, aveva indicato in S. Giuseppe la più sicura speranza della Chiesa
dopo la Santa Vergine: e l'8 dicembre 1870, a Concilio Vaticano sospeso dagli
avvenimenti politici, colse la felice coincidenza della festa della Immacolata
per la proclamazione più solenne ed ufficiale di S. Giuseppe a Patrono della
Chiesa universale e per la elevazione della festa del 19 marzo a celebrazione
liturgica di rito doppio di prima classe.
Fu quello — dell'8 dicembre 1870 — un breve ma grazioso e mirabile Decreto «
Urbi et Orbi » veramente degno dell' Ad perpetuam rei memoriam,
che apri una vena di ricchissime e preziose ispirazioni ai Successori del nono
Pio.
Leone XIII
Ecco infatti l'immortale Leone XIII uscirsene per la festa dell'Assunta del
1889 con la Lettera
«Quamquam pluries », il documento più ampio e
copioso che un Papa abbia mai pubblicato ad onore del padre putativo di Gesù,
elevato nella sua luce caratteristica di modello dei padri di famiglia e dei
lavoratori .
E di la che si inizio la bella preghiera: «A te, O Beato Giuseppe
», che di tanta soavità soffuse la Nostra fanciullezza.
San Pio X
Il Santo Pontefice Pio X aggiunse a quelle di papa Leone espressioni
molteplici di devozione e di amore per S. Giuseppe, accogliendo di buon grado la
dedica fatta a lui di un trattato che ne illustra il culto; moltiplicando il
tesoro delle Indulgenze sopra la recita delle Litanie, cosi care e cosi placide
a dirsi.
Come suonano bene le parole per questa concessione! Sanctissimus
Dominus Noster Pius Papa X inclytum patriarcham S. Joseph, divim Redemptoris
patrem putativum, Deiparae Virginis sponsum purissimum et catholicae Ecclesiae
potentem apud Deum Patronum, — e, vedete finezza di sentimento personale — cuius
glorioso nomine a nativitate decoratur, peculiari atque constante religione ac
pie tate complectitur.
E le altre con cui fece annunziare il perché di
nuovi favori concessi: ad augendum cultum erga S. Joseph, Ecclesiae
universalis Patronum.
Benedetto XV
Allo scoppiare della prima grande guerra Europea, mentre gli occhi di S. Pio
X si socchiusero alla vita di quaggiù, ecco levarsi provvidenzialmente papa
Benedetto XV ed attraversare quale astro benefico di universale consolazione gli
anni dolorosi dal 1914 al 1918.
Anch'egli tenne ben presto a promuovere il culto
del Santo Patriarca.
E' a lui infatti che si deve la introduzione di due nuovi
prefazi al Canone della Messa: quello appunto di S. Giuseppe e quello della
Messa dei morti, associando l'uno e l'altro felicemente in due decreti dello
stesso giorno, 9 aprile 1919, come a richiamo di una concomitanza e fusione
di dolore e di conforto tra le due famiglie: quella celeste di Nazaret, di cui
S. Giuseppe era il capo legale, e l'immensa famiglia umana afflitta da
universale costernazione per le innumerevoli vittime della guerra devastatrice.
Che mesto, ma insieme soave e felice accostamento: S. Giuseppe da una parte, e
dall'altra il signifer sanctus Michaël: ambedue in atto di presentare le
anime dei defunti al Signore in lucem sanctam.
Nell'anno successivo — 25 luglio 1920 — papa Benedetto tornava in argomento
nel cinquantenario allora in preparazione della proclamazione — già compiuta da
Pio IX — di S. Giuseppe a Patrono della Chiesa universale: e vi ritornava in
luce di teologica dottrina col Motu proprio Bonum sane, tutto
spirante tenerezza e singolare fiducia.
Oh! che bel riaccendersi della figura
mite e benigna del Santo, fatto invocare dal popolo cristiano a protezione della
Chiesa militante, nell'atto stesso del riaprirsi delle sue migliori energie a
spirituale e anche a materiale ricostruzione, dopo tante calamita: e a conforto
di tanti milioni di vittime umane, trattenute al valico dell'agonia, e per le
quali papa Benedetto volle impegnare presso i Vescovi, e le molte associazioni
pie sparse nel mondo, il supplice intervento della preghiera a S. Giuseppe,
patrono dei morenti.
Pio XI e Pio XII
Sulle stesse tracce di raccomandata fervorosa devozione al Santo Patriarca, i
due ultimi Pontefici — l'undecimo e il duodecimo Pio — ambedue di sempre cara e
venerata memoria — si succedettero in viva ed edificante fedeltà di richiamo, di
esortazione, di elevazione.
Per quattro volte almeno Pio XI in solenni allocuzioni di vario riferimento
ad illustrazione di nuovi Santi e sovente nelle annuali ricorrenze del 19 marzo
— cosi nel 1928, e poi nel 1935, ed ancora nel 1937 — colse l'occasione di
esaltare le varie luci di cui si adorna la fisionomia spirituale del Custode di
Gesù, dello Sposo castissimo di Maria, del pio e modesto operaio di Nazaret, e
del Patrono della Chiesa universale, egida potente di difesa contro gli sforzi
dell'ateismo mondiale, inteso al dissolvimento delle nazioni cristiane.
Pio XII colse egualmente dal suo antecessore la nota maestra nello stesso
tono, lui pure in numerose allocuzioni, sempre cosi belle, vibranti e felici.
Come quando il 10 aprile del 1940 invitava i giovani sposi a porsi sotto il
sicuro e soave manto dello Sposo di Maria: e nel 1945 chiamava gli ascritti
alle Associazioni Cristiane dei Lavoratori ad onorarlo come alto esempio, e come
invitta difesa delle loro schiere: e dieci anni dopo, nel 1955, annunciava
la istituzione della festa annuale di S. Giuseppe artigiano.
Di fatto questa
festa di istituzione recentissima, fissata al 1° maggio, viene a sopprimere
quella del mercoledì della seconda settimana dopo l'ottava di Pasqua, mentre la
festa tradizionale del 19 marzo segnerà d'oggimai la data più solenne e
definitiva del Patrocinio di S. Giuseppe sopra la Chiesa universale.
Lo stesso Santo Padre Pio XII si compiacque ornare come di preziosissima
corona il petto di S. Giuseppe di una fervida preghiera proposta alla devozione
dei sacerdoti e fedeli di tutto il mondo, arricchendone la recita di Indulgenze
copiose.
Una preghiera a carattere eminentemente professionale e sociale, come
si addice a quanti sono soggetti alla legge del lavoro, che e per tutti «legge
di onore, di vita pacifica e santa, preludio della felicita immortale ».
Fra
l'altro vi si dice: Siate con noi, o S. Giuseppe, nei nostri momenti di
prosperità, quando tutto ci invita a gustare onestamente i frutti della nostra
fatica; ma siate con noi soprattutto e sosteneteci nelle ore della tristezza,
quando sembra che il cielo voglia chiudersi sopra di noi e che per sino gli
strumenti del nostro lavoro debbano sfuggire dalle nostre mani.
Venerabili Fratelli e diletti figli: questi richiami di storia e di pietà
religiosa e parso anche a Noi opportuno proporre alla attenzione devota delle
vostre anime, educate alla finezza del sentire e del vivere cristiano e
cattolico, giusto in questa ricorrenza del 19 marzo, in cui la festa di S.
Giuseppe coincide coll'inizio del tempo di Passione, e ci prepara ad una intensa
familiarità coi misteri più commoventi e salutari della sacra liturgia.
Le
disposizioni che impongono il velo sopra le immagini di Gesù Crocifisso, di
Maria e dei Santi durante le due settimane che preparano la Pasqua, sono un
invito ad un raccoglimento intimo e sacro circa le comunicazioni cor Signore
attraverso la preghiera, che deve essere meditazione e supplicazione frequente e
viva.
Il Signore, la Vergine benedetta e i Santi sono in attesa delle nostre
confidenze: e queste e ben naturale che si volgano su ciò che meglio corrisponde
alle sollecitudini della Chiesa cattolica universale.
L'attesa del Concilio Ecumenico
Al centro e al posto preminente di queste sollecitudini sta senza dubbio il
Concilio Ecumenico Vaticano, la cui aspettazione e ormai nei cuori di quanti
credono in Gesù Redentore, appartengano essi alla Chiesa Cattolica nostra Madre,
o ad alcune delle varie confessioni da essa separate, e pur ansiose da parte di
molti di un ritorno di unità e di pace, secondo l'insegnamento e la preghiera di
Cristo al Padre Celeste. É ben naturale che
questo richiamo alla voce dei Papi dell'ultimo secolo sia tutto inteso a
suscitare la cooperazione del mondo cattolico al buon successo del grande
disegno di ordine, di elevazione spirituale e di pace a cui un Concilio
Ecumenico e chiamato.
Il Concilio a servizio di tutte le anime
Tutto è grande e degno di rilievo nella Chiesa, quale Gesù l'ha costituita.
Nella celebrazione di un Concilio convengono attorno ai Padri le personalità più
distinte del mondo ecclesiastico e ricche di doni eccelsi di dottrina teologica
e giuridica, di capacità organizzativa, di alto spirito apostolico. Questo e il
Concilio: il Papa al vertice, intorno a lui e con lui Cardinali, Vescovi di ogni
rito e di ogni paese, dottori e maestri competentissimi nelle varie gradazioni e
loro specializzazioni.
Ma il Concilio e fatto per tutto il popolo cristiano che vi e interessato per
quella circolazione più perfetta di grazia, di vitalità cristiana, che renda più
facile e spedito l'acquisto dei beni veramente preziosi della vita presente, e
assicuri le ricchezze dei secoli eterni.
Tutti quindi sono interessati al Concilio, ecclesiastici e laici, grandi e
piccoli di ogni parte del mondo, di ogni classe, di ogni stirpe, di ogni colore:
e se un protettore celeste e indicato ad impetrare dall'alto, nella sua
preparazione e nel suo svolgimento, quella virtus divina, per cui esso
sembra destinato a segnare un'epoca nella storia della Chiesa contemporanea, a
nessuno dei Celesti meglio può essere affidato che a S. Giuseppe, capo augusto
della Famiglia di Nazaret, e protettore della Santa Chiesa.
Riascoltando in eco le voci dei Papi di questo ultimo secolo di storia
nostra, come Ci accadde, ancora Ci toccano il cuore gli accenti caratteristici
di Pio XI, anche per quel suo modo meditato e calmo di esprimersi.
Esse ci
vengono all'orecchio giusto da un discorso pronunciato il 19 marzo 1928, in un
accenno che egli non seppe, non volle tacere ad onore di S. Giuseppe, come amava
salutarlo, S. Giuseppe caro e benedetto.
« E' suggestivo, egli diceva, l'osservare da vicino e quasi veder brillare
l'una accanto all'altra due magnifiche figure che si accompagnano agli inizi
della Chiesa: innanzitutto quella di S. Giovanni Battista, che si affaccia dal
deserto, talora con voce tonante, e talvolta con mite dolcezza: talora come il
leone che rugge e tal altra come l'amico che gode della gloria dello sposo, e
offre in faccia al mondo il fasto meraviglioso del suo martirio. Poi la figura
robustissima di Pietro che ascolta dal Maestro Divino le magnifiche parole:
“andate e predicate a tutto il mondo”:
e per lui personalmente: “tu sei Pietro, e
sopra questa pietra io edificherò la mia Chiesa”.
Missione grande, divinamente fastosa e clamorosa ».
Cosi diceva Pio XI. E poi proseguiva, oh! come felicemente: « Fra questi
grandi personaggi, tra queste due missioni, ecco apparire la persona e la
missione di S. Giuseppe, che pass a invece raccolta, tacita, quasi inavvertita e
sconosciuta nella umiltà, nel silenzio, un silenzio che non doveva illuminarsi
se non pili tardi, un silenzio a cui doveva ben succedere, e veramente alto, il
grido, la voce, la gloria nei secoli ».
Oh! la invocazione, oh! il culto di S. Giuseppe a protezione del Concilio
Ecumenico Vaticano II.
Venerabili Fratelli e figliuoli di Roma, Fratelli e figliuoli diletti di
tutto il mondo: e a questo punto che Noi desideravamo di condurvi, inviandovi
questa Lettera apostolica giusto nel giorno 19 marzo, in cui nella celebrazione
di S. Giuseppe, Patrono della Chiesa universale, poteva venire alle vostre anime
l'eccitamento ad una ripresa straordinaria di fervore, per una partecipazione
orante più viva, ardente e continuata alle sollecitudini della Santa Chiesa,
maestra e madre, docente e dirigente di questo straordinario avvenimento del
Concilio Ecumenico XXI, e Vaticano II, di cui tutta la pubblica stampa mondiale
si occupa con interessamento vivo, e con attenzione rispettosa.
Vi e ben noto che una prima fase della organizzazione del Concilio e in
attività tranquilla, operosa e consolante. A cento e cento, prelati ed
ecc1esiastici distintissimi, convenuti da tutte le regioni del mondo, qui si
succedono nell'Urbe, distribuiti in varie e ben ordinate sezioni, impegnate
ciascuna al proprio nobile lavoro, sulle tracce di preziose indicazioni
contenute in una serie di imponenti volumi, recanti il pensiero, l'esperienza, i
suggerimenti raccolti dalla intelligenza, da1la saggezza, dal vibrante fervore
apostolico di ciò che costituisce la vera ricchezza della Chiesa Cattolica del
passato, del presente e dell'avvenire. Il Concilio Ecumenico non domanda per il
suo compimento, e per il suo successo, che luce di verità e di grazia,
disciplina di studio e di silenzio, pace serena di menti e di cuori. Questo
dalla parte nostra umana. Dall'alto e l'aiuto celeste che il popolo cristiano
deve invocare con una cooperazione viva di preghiera, con uno sforzo di vita
esemplare, che anticipi e sia saggio della disposizione ben decisa da parte di
ciascuno dei fedeli ad applicare poi gli insegnamenti e gli indirizzi, che
verranno proclamati nella conclusione auspicatissima del grande avvenimento, che
ora e già in corso promettente e felice.
Venerabili Fratelli e diletti figliuoli.
Il luminoso pensiero di papa Pio XI del 19 marzo 1928 ci persegue ancora. Qui
da Roma la Cattedrale sacrosanta del Laterano splende sempre nella gloria del
Battista.
Ma nel tempio massimo di S. Pietro, dove si venerano ricordi preziosi
di tutta la Cristianità, c'e pure un altare per S. Giuseppe: e Noi in tendiamo,
e Ce l0 proponiamo in data di oggi 19 marzo 1961, che l'altare di S. Giuseppe si
rivesta di splendore novello, più ampio e più solenne: e divenga punto di
attrazione e di pietà religiosa per singole anime, per folle innumeri.
E sotto
queste volte celestiali del tempio Vaticano che si raccoglieranno in torno al
Capo della Chiesa le schiere dei componenti il Collegio Apostolico convenute da
tutti i punti, anche più distanti dell'Orbe, per il Concilio Ecumenico.
O S. Giuseppe! qui, qui è il tuo posto di Protector universalis Ecclesiae.
Ti abbiamo voluto porgere attraverso le voci e i documenti dei Nostri immediati
antecessori dell' ultimo secolo — da Pio IX a Pio XII — un serto di onore, in
eco alle testimonianze di affettuosa venerazione, che ormai si sollevano da
tutte le nazioni cattoliche e da tutte le regioni missionarie. Siici sempre
protettore.
Che il tuo spirito interiore di pace, di silenzio, di buon lavoro e
di preghiera, a servizio della Santa Chiesa, ci vivifichi sempre e ci allieti in
unione con la tua Sposa benedetta, la dolcissima e Immacolata Madre nostra, in
amore fortissimo e soave di Gesù, il re glorioso ed immortale dei secoli e dei
popoli. Cosi sia.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 19 marzo 1961, anno terzo del Nostro
Pontificato.
IOANNES PP. XXIII
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