PREGHIERA A SAN GIUSEPPE
Glorioso San Giuseppe, sposo di Maria e padre verginale di Gesù, pensa a me, veglia su di me,
insegnami a lavorare per la mia santificazione e prendi sotto la tua pietosa cura i bisogni urgenti che oggi io affido alle tue sollecitudini paterne.
Allontana gli ostacoli e le difficoltà e fà che il felice esito di quanto ti chiedo sia per la maggior gloria del Signore e per il bene dell'anima mia.
E in segno della mia più viva riconoscenza, ti prometto di far conoscere le tue glorie, mentre con tutto l'affetto benedico il Signore che ti volle tanto potente in cielo e sulla terra.
AMEN
Dalla poesia "Gesù, ricorda!" di Santa Teresa di Lisieux:
"Ricorda che chiamasti padre
Giuseppe il mite: al cenno di Dio,
mentre in braccio a Maria dormivi,
ti scampò all'ira di'un mortale.
O Dio Verbo, ricorda tal mistero!"
Nel quarto giorno della novena a San Giuseppe, meditiamo sul rapporto di filiazione che intercorse fra Gesù ed il Santo Patriarca.
Il Verbo Incarnato, come ci ricorda Santa Teresina, venne al mondo nascendo dal grembo di Maria, ma fu anche figlio di quel Giuseppe che, seppure non lo generò dalla carne, ne fu realmente "padre putativo"!
A quel Giuseppe, Gesù Bambino donò rispetto filiale, amore, riconoscenza; da lui ricevette l'educazione, il sostentamento, affetto, protezione; da lui apprese l'arte del mestiere di falegname.
Da lui fu portato al Tempio per la presentazione, così come vi fu condotto per l'ingresso nella comunità degli adulti, secondo le tradizioni ebraiche.
E, ancora, San Giuseppe venne amorevolmente assistito da Gesù quando, morente, stava per rendere l'anima a Dio, dopo una vita di offerta, sacrificio, amore e preghiera.
Dice San Bernardo: "Come a un secondo Davide, il Signore gli ha svelato le oscurità e i segreti della sua sapienza e gli ha accordato di conoscere il mistero sconosciuto a tutti i principi di questo mondo.
Infine, ciò che numerosi re e profeti hanno desiderato vedere e non videro, ciò che essi hanno desiderato udire e non udirono, fu conoscesso a lui, Giuseppe: non solamente di vederlo e udirlo, ma di portarlo, guidarne i passi, ascoltarlo, baciarlo, nutrirlo e vegliare su di lui".
Il profondo rispetto -pieno d'amore- che Gesù nutrì per San Giuseppe, deve spingerci allo stesso atteggiamento: di amore e rispetto verso questo gran Patriarca, confidando in lui nelle varie cirocstanza della vita, e di amore e rispetto anche verso i nostri padri terreni, che il Signore ci dona come donò Giuseppe a Gesù, affinché ci nutrano, ci sostengano, ci amino, ci educhino.
Insomma, affinché siano per noi, quello che Giuseppe fu per Nostro Signore, con le debite differenze, visto che San Giuseppe è unico (come è unico Gesù!), ma considerando che siamo chiamati a prendere come modello, per le nostre famiglie, proprio i membri della famiglia di Nazareth!
Questo, ovviamente, non vale solo perché i nostri padri ci generano alla vita "materialmente", ma anche per tutto quello che comporta il loro elevato ruolo di "genitori"!
D'altronde, San Paolo ci insegna: "Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto.
Onora tuo padre e tua madre: è questo il primo comandamento associato a una promessa: perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra". (Ef 6,1-2)
In questo ci possono essere d'aiuto anche alcune riflessioni di Padre Tarcisio Stramare osj:
"Se consideriamo la figura di San Giuseppe, sarà facile comprendere come la sua singolare paternità costituisca un caso quanto attuale ed emblematico.
Benché Giuseppe, infatti, non abbia dato né potesse dare l'essere a Gesù, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli come professiamo nel Credo, ha tuttavia certamente contribuito alla sua perfezione umana, come leggiamo nell'Esortazione apostolica Il custode del Redentore: La crescità di Gesù in sapienza, in età e in grazia, avvenne nell'ambito della santa Famiglia, sotto gli occhi di Giuseppe, che aveva l'alto compito di allevare, ossia di nutrire, di vestire e di istruire Gesù nella Legge in un mestiere, in conformità ai doveri assegnati al Padre".
Inoltre, Sant'Agostino ha sottlineato come, alla luce di quanto appena meditato, San Giuseppe non vada considerato come un papà adottivo e Gesù come un figlio adottivo!: "Giuseppe viene detto padre di Gesù nello stesso modo che va inteso sposo di Maria, senza unione della carne, ma in forza dell'unione coniugale: ossia molto più unito che se fosse adottato dal di fuori".
Padre Tarcisio, così prosegue: "Il titolo di padre, riconosciuto dallo Spirito Santo a Giuseppe mediante l'autorità delle Scritture, è stato certamente onorato da Gesù durante la sua vita terrena attraverso l'obbedienza, ma è stato onorato in modo altrettanto esemplare da Giuseppe, che ha fatto della sua vita un servizio, un sacrificio al mitero dell'Incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta, nell'aver usato dell'autoità legale che a lui spettava sulla santa Famiglia, per farle dono totale di sé, della sua vita, del suo lavoro (Paolo VI)
San Giuseppe più di ogni altro padre ebbe sempre la consapevolezza del servizio che ogni paternità responsbile richiede e comporta, così, che la sua paternità costituisce un luminoso richiamo per otni paternità (o maternità) umana.
Questa non è per nessuno un diritto di proprietà e non equivale neppure al più generoso paternalismo.
Il figlio, ogni figlio ha già un padre "supremo", che si chiama Dio; la paternità terrena che ne deriva va esercitata perciò, come un servizio, il massimo nel piano della creazione, destinato a consentire al fglio di realizzarsi secondo quel progetto, che non gli può venire imposto da un uomo per quanto buono e autorevole, ma che gli è stato fissato direttamene dal Padre che è nei cieli.
Scegliendo custode (come aggettivo per definire San Giuseppe), Giovanni Paolo II ha voluto sottolineare soprattutto in san Giuseppe il servizio da lui prestato alla Redenzione, esercitato mediante l'esercizio della paternità.
E' parimenti esemplarità per ogni paternità (maternità) umana: l'uomo non dev essere né padre- padrone, né padre-creatore, ma umilmente innanzi tutto padre-custode".
Pensando a San Giuseppe ed al suo ruolo di "papà" è dunque facile meditare sia sul rispetto che, da figli, è necessario dare al proprio padre, rispetto che include l'amore!, sia il modo corretto, da parte di un genitore, di vivere la propria paternità (maternità).
"E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevati nell'educazione e nella disciplina del Signore". (Ef 6, 4)
Che San Giuseppe ci ottenga dal Signore di essere buoni figli e genitori responsabili, guardando al suo rapporto con il Verbo Incarnato!
Glorioso San Giuseppe, sposo di Maria e padre verginale di Gesù, pensa a me, veglia su di me,
insegnami a lavorare per la mia santificazione e prendi sotto la tua pietosa cura i bisogni urgenti che oggi io affido alle tue sollecitudini paterne.
Allontana gli ostacoli e le difficoltà e fà che il felice esito di quanto ti chiedo sia per la maggior gloria del Signore e per il bene dell'anima mia.
E in segno della mia più viva riconoscenza, ti prometto di far conoscere le tue glorie, mentre con tutto l'affetto benedico il Signore che ti volle tanto potente in cielo e sulla terra.
AMEN
Dalla poesia "Gesù, ricorda!" di Santa Teresa di Lisieux:
"Ricorda che chiamasti padre
Giuseppe il mite: al cenno di Dio,
mentre in braccio a Maria dormivi,
ti scampò all'ira di'un mortale.
O Dio Verbo, ricorda tal mistero!"
Nel quarto giorno della novena a San Giuseppe, meditiamo sul rapporto di filiazione che intercorse fra Gesù ed il Santo Patriarca.
Il Verbo Incarnato, come ci ricorda Santa Teresina, venne al mondo nascendo dal grembo di Maria, ma fu anche figlio di quel Giuseppe che, seppure non lo generò dalla carne, ne fu realmente "padre putativo"!
A quel Giuseppe, Gesù Bambino donò rispetto filiale, amore, riconoscenza; da lui ricevette l'educazione, il sostentamento, affetto, protezione; da lui apprese l'arte del mestiere di falegname.
Da lui fu portato al Tempio per la presentazione, così come vi fu condotto per l'ingresso nella comunità degli adulti, secondo le tradizioni ebraiche.
E, ancora, San Giuseppe venne amorevolmente assistito da Gesù quando, morente, stava per rendere l'anima a Dio, dopo una vita di offerta, sacrificio, amore e preghiera.
Dice San Bernardo: "Come a un secondo Davide, il Signore gli ha svelato le oscurità e i segreti della sua sapienza e gli ha accordato di conoscere il mistero sconosciuto a tutti i principi di questo mondo.
Infine, ciò che numerosi re e profeti hanno desiderato vedere e non videro, ciò che essi hanno desiderato udire e non udirono, fu conoscesso a lui, Giuseppe: non solamente di vederlo e udirlo, ma di portarlo, guidarne i passi, ascoltarlo, baciarlo, nutrirlo e vegliare su di lui".
Il profondo rispetto -pieno d'amore- che Gesù nutrì per San Giuseppe, deve spingerci allo stesso atteggiamento: di amore e rispetto verso questo gran Patriarca, confidando in lui nelle varie cirocstanza della vita, e di amore e rispetto anche verso i nostri padri terreni, che il Signore ci dona come donò Giuseppe a Gesù, affinché ci nutrano, ci sostengano, ci amino, ci educhino.
Insomma, affinché siano per noi, quello che Giuseppe fu per Nostro Signore, con le debite differenze, visto che San Giuseppe è unico (come è unico Gesù!), ma considerando che siamo chiamati a prendere come modello, per le nostre famiglie, proprio i membri della famiglia di Nazareth!
Questo, ovviamente, non vale solo perché i nostri padri ci generano alla vita "materialmente", ma anche per tutto quello che comporta il loro elevato ruolo di "genitori"!
D'altronde, San Paolo ci insegna: "Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto.
Onora tuo padre e tua madre: è questo il primo comandamento associato a una promessa: perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra". (Ef 6,1-2)
In questo ci possono essere d'aiuto anche alcune riflessioni di Padre Tarcisio Stramare osj:
"Se consideriamo la figura di San Giuseppe, sarà facile comprendere come la sua singolare paternità costituisca un caso quanto attuale ed emblematico.
Benché Giuseppe, infatti, non abbia dato né potesse dare l'essere a Gesù, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli come professiamo nel Credo, ha tuttavia certamente contribuito alla sua perfezione umana, come leggiamo nell'Esortazione apostolica Il custode del Redentore: La crescità di Gesù in sapienza, in età e in grazia, avvenne nell'ambito della santa Famiglia, sotto gli occhi di Giuseppe, che aveva l'alto compito di allevare, ossia di nutrire, di vestire e di istruire Gesù nella Legge in un mestiere, in conformità ai doveri assegnati al Padre".
Inoltre, Sant'Agostino ha sottlineato come, alla luce di quanto appena meditato, San Giuseppe non vada considerato come un papà adottivo e Gesù come un figlio adottivo!: "Giuseppe viene detto padre di Gesù nello stesso modo che va inteso sposo di Maria, senza unione della carne, ma in forza dell'unione coniugale: ossia molto più unito che se fosse adottato dal di fuori".
Padre Tarcisio, così prosegue: "Il titolo di padre, riconosciuto dallo Spirito Santo a Giuseppe mediante l'autorità delle Scritture, è stato certamente onorato da Gesù durante la sua vita terrena attraverso l'obbedienza, ma è stato onorato in modo altrettanto esemplare da Giuseppe, che ha fatto della sua vita un servizio, un sacrificio al mitero dell'Incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta, nell'aver usato dell'autoità legale che a lui spettava sulla santa Famiglia, per farle dono totale di sé, della sua vita, del suo lavoro (Paolo VI)
San Giuseppe più di ogni altro padre ebbe sempre la consapevolezza del servizio che ogni paternità responsbile richiede e comporta, così, che la sua paternità costituisce un luminoso richiamo per otni paternità (o maternità) umana.
Questa non è per nessuno un diritto di proprietà e non equivale neppure al più generoso paternalismo.
Il figlio, ogni figlio ha già un padre "supremo", che si chiama Dio; la paternità terrena che ne deriva va esercitata perciò, come un servizio, il massimo nel piano della creazione, destinato a consentire al fglio di realizzarsi secondo quel progetto, che non gli può venire imposto da un uomo per quanto buono e autorevole, ma che gli è stato fissato direttamene dal Padre che è nei cieli.
Scegliendo custode (come aggettivo per definire San Giuseppe), Giovanni Paolo II ha voluto sottolineare soprattutto in san Giuseppe il servizio da lui prestato alla Redenzione, esercitato mediante l'esercizio della paternità.
E' parimenti esemplarità per ogni paternità (maternità) umana: l'uomo non dev essere né padre- padrone, né padre-creatore, ma umilmente innanzi tutto padre-custode".
Pensando a San Giuseppe ed al suo ruolo di "papà" è dunque facile meditare sia sul rispetto che, da figli, è necessario dare al proprio padre, rispetto che include l'amore!, sia il modo corretto, da parte di un genitore, di vivere la propria paternità (maternità).
"E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevati nell'educazione e nella disciplina del Signore". (Ef 6, 4)
Che San Giuseppe ci ottenga dal Signore di essere buoni figli e genitori responsabili, guardando al suo rapporto con il Verbo Incarnato!
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