Nella prefazione al suo libro "Gesù lo chiamò Padre" (Lev, 2007), Padre Tarcisio Stramare osj, presenta una riflessione molto interessante sullo scarso rilievo che a volte proprio noi fedeli diamo a San Giuseppe, pur definendoci suoi grandi devoti.
Padre Tarcisio Stramare, osj |
L'autore - direttore del Movimento Giuseppino - non ha difficoltà ad esporre, ad esempio, una grande "lacuna" che riguarda la diffusione dei testi magisteriali sul santo.
Ne prendiamo atto con rammarico, ma dando purtroppo credito (anche per esperienza!) alle parole di Padre Tarcisio.
Ne prendiamo atto con rammarico, ma dando purtroppo credito (anche per esperienza!) alle parole di Padre Tarcisio.
Nel gestire questo blog, ci siamo spesso ritrovati dinnanzi alla difficoltà di reperire alcuni dei testi più antichi: taluni siamo riusciti a rintracciarli, altri erano disponibili solo in lingua straniera e abbiamo provveduto ad una traduzione ovviamente non ufficiale.
Vi lasciamo allora con questo testo-meditazione, che ci spinge tutti ad approfondire la conoscenza del Santo Patriarca e a fare quanto rientri nelle nostre possibilità per contribuire alla diffusione del materiale che lo riguardi.
Non per motivi semplicemente "accademici", ma per rendere - secondo le parole dello stesso autore - più "genuina" la "stima e l'amore" verso il Padre putativo di Cristo Signore.
"GESU' LO CHIAMO' PADRE"
di Padre Tarcisio Stramare, osj
San Giuseppe è l'emblema di una cultura "presunta".
Chi, infatti, dubita di non conoscerlo sufficientemente?
Eppure, quanti possono dire di aver dedicato al suo studio una congrua parte del loro tempo?
Mentre riguardo alla Vergine Maria si discute a livello accademico almeno per sapere quale sia il trattato teologico più pertinente nel quale inserirla, san Giuseppe non è neppur preso in considerazione, escluso da qualsiasi lista di attesa.
Nella mia esperienza di docente mi accade sempre più spesso di notare la meraviglia degli alunni dei Corsi teologici al solo nominare l'Esortazione apostolica "Redemptoris Custos" di Giovanni Paolo II, edita nel 1989, e quindi ancora a portata di memoria d'uomo.
"Esiste un documento del Magistero su San Giuseppe? Mai sentito"?
"Esiste un documento del Magistero su San Giuseppe? Mai sentito"?
Questa è la loro reazione.
Ciò significa che non ne hanno parlato né il parroco, né il catechista, né il predicatore, né il teologo più di moda.
Silenzio su tutta la linea, dunque, in perfetta sintonia con colui che è ritenuto il Santo del...silenzio!
Pietà e pietismo non sono la stessa cosa.
La pietà suppone una fede intelligente; il pietismo, al contrario, allontana dal cuore del messaggio cristiana, come si esprimeva Paolo VI da giovane sacerdote.
Non è coerente professare di essere devotissimi di san Giuseppe e poi non interessarsi minimamente di approfondire il ruolo nella storia della salvezza, poiché di questo si tratta, come espressamente affermato da Giovanni Paolo II: san Giuseppe ha "partecipato" al disegno redentivo, che ha il suo fondamento nell'Incarnazione, come nessun'altra persona umana, ad eccezione di Maria, la Madre del Verbo incarnato.
Stima e amore dovrebbero richiamarsi reciprocamente, come i lati della stessa medaglia.
Se ciò non avviene, la loro genuinità è seriamente compromessa.
San Giuseppe è certamente "amato", come lo prova il "fatto religioso" accuratamente descritto nelle pagine di questo libro, ma altrettanto certamente "non stimato", come è ugualmente provato dallo scarso interesse concesso allo studio serio della sua figura e del suo ruolo.
Il mio desiderio, ovviamente, è quello di essere smentito.
Padre Tarcisio Stramare, O.S.J.
Direttore del Movimento Giuseppino
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