(Giancarlo Pani, in La Civiltà Cattolica, 165, 2014)

Non è facile delineare il ritratto di un personaggio che, per quanto importante, nel Nuovo Testamento appare un santo silenzioso. Di Giuseppe di Nazaret i Vangeli non ci riportano nemmeno una parola: lo sposo di Maria e padre di Gesù tace sempre, è davvero il «credente» silenzioso. Mentre di altri personaggi ci viene documentato quanto hanno detto nelle circostanze più diverse (Maria, Pietro e gli apostoli, Zaccaria ed Elisabetta, e perfino Pilato, Erode, Anna), di Giuseppe non ci viene segnalato assolutamente nulla. Sembra che gli evangelisti tacciano intenzionalmente su di lui: silenzio a Nazaret, silenzio a Betlemme, silenzio nella fuga in Egitto, silenzio a Gerusalemme. Si tratta di un silenzio denso e corposo, avvolto di contemplazione e di mistero: perché la vita di Giuseppe si svolge tutta davanti al «Dio fatto carne» e davanti a Maria, che diviene madre «per opera dello Spirito Santo» (cfr Mt 1,20). Per noi che spesso valutiamo il valore di una persona dalle parole e dai discorsi brillanti, e non dai fatti, c'è molto su cui riflettere. Nella vita contano i fatti, e tanto più se sono segnati dal silenzio interiore. Eppure Giuseppe non è un personaggio secondario: se nella società ebraica Gesù ha un padre e un nome, lo deve a lui. Secondo la legge ebraica, Giuseppe, discendente di David, è il vero padre di Gesù. La paternità è la ragione giuridica per cui Gesù si trova inserito nella discendenza davidica e messianica [5]. Ecco il ruolo niente affatto marginale che viene svolto dallo sposo di Maria nella società del tempo: senza Giuseppe, Gesù non avrebbe potuto svolgere la sua missione e annunciare il Vangelo. Nel quadro sociale dell'Israele di allora, un figlio illegittimo non aveva diritto di parola in pubblico [6].
NOTE
[1] CENTRE DE RECHERCHES [...] SAINT-JOSEPH, MONTRÉAL, Per l'inserzione del nome di San Giuseppe nelle preghiere della S. Messa, Roma, Pia Società Torinese di S. Giuseppe, 1961, 67-71.
[2] Già Pio IX aveva proclamato san Giuseppe patrono universale della Chiesa. Il santo era stato poi confermato da Leone XIII, da Pio X, Benedetto XV e Pio XI. Pio XII istituì la festa di san Giuseppe artigiano per il 1° maggio e lo proclamò patrono degli sposi cristiani (CENTRE DE RECHERCHES, Per l'inserzione del nome di San Giuseppe nelle preghiere della S. Messa, cit., 46-67). Giovanni XXIII aveva anche proclamato san Giuseppe anche patrono del Concilio (19 marzo 1961). Giovanni Paolo II ha dedicato a san Giuseppe l'esortazione apostolica Redemptoris custos (15 agosto 1989).
[3] PAPA FRANCESCO, La mia porta è sempre aperta. Una conversazione con Antonio Spadaro, Milano, Rizzoli, 20132, 14.
[4] Cfr Oss. Rom., 20 marzo 2013, 8.
[5] Mt 1,1-16; cfr H. L. STRACK - P. BILLERBECK, Das Evangelium nach Matthäus erläutert aus Talmud und Midrasch, München, C. H. Beck'sche Verlag, 1956, 35. La paternità legale, o putativa, era abbastanza comune in Oriente (si veda nella Bibbia la legge del «levirato»).
[6] Cfr G. MAGNANI, Origini del Cristianesimo. II. Gesù costruttore e maestro. L'ambiente: nuove prospettive, Assisi, Cittadella, 1996, 225.
Nessun commento:
Posta un commento