b) QUOTIDIANITÀ LUOGO DI DIO
Nazaret è il luogo dell’Incarnazione; non è nascondimento ma rivelazione di Dio, come ogni altro mistero. Il mistero di Gesù a Nazaret è il grande mistero dell’assunzione totale della nostra vita da parte di Dio, che si incarna in ogni nostra situazione concreta. Da allora, nel limite del tempo incontriamo l’Eterno, nel limite dello spazio troviamo l’Infinito. Giuseppe ha cercato dentro al contesto più quotidiano il Dio vivo, lasciandosi condurre da Lui.
L’umanità dell’uomo è diventata dimora del divino di Dio anche grazie a Giuseppe.
Il carpentiere di Nazaret ci indirizza verso una santità anonima e non ostentata, non fatta di imprese eroiche ma che si esprime nel piccolo, nel quotidiano, nell’usuale. Se il peccato è la banalità del male, la santità è la normalità del bene. Più ci si avvicina al “modello-Nazaret”, più Dio cresce nel mondo. È proprio questa la novità del cristianesimo. La fede ha a che fare con l’esperienza quotidiana di ogni persona e famiglia.
A noi che constatiamo come la quotidianità sia logorante e che spesso facciamo fatica a collegare fede e vita quotidiana, Giuseppe insegna che ogni realtà umana può diventare “sacramento”, cioè segno della presenza di Dio. In ogni azione, in ogni momento – pur piccolo – può trasparire il riflesso di una realtà più grande. M. Delbrêl, ha scritto che “ogni piccola azione è un avvenimento immenso nel quale ci è donato il paradiso, nel quale possiamo donare il paradiso. Che importa quello che dobbiamo fare. Tutto ciò che facciamo non è che la scorza della realtà splendida, l’incontro dell’anima con Dio, rinnovata ad ogni minuto, ad ogni minuto accresciuta in grazia, sempre più bella per il suo Dio”.
Per questa mistica francese del nostro tempo anche gli impegni e gli inconvenienti allora si tramutano in atti d’amore a un Dio che ci fa sempre visita: "Suonano? Presto andiamo ad aprire: è Dio che viene ad amarci. Una informazione? Eccola: è Dio che viene ad amarci. È l’ora di mettersi a tavola? Andiamoci: è Dio che viene ad amarci. Lasciamolo fare".
Nazaret indica non tanto un luogo di provenienza ma un segno e una logica scandalosa. Giuseppe ci insegna ad accettare di vivere la nostra vita lì dove siamo posti a vivere, perché egli per primo non hai scelto altra vita che quella che hai trovato in quel posto preciso. Accogliere la nostra Nazaret significa riconoscere che la normalità, non l’eccezionalità o l’eroicità, diventano il luogo della salvezza e dell’incontro con Dio. È proprio grazie all’educazione ricevuta a Nazaret che Gesù, un giorno, parlerà del Regno con immagini desunte dalla più normale quotidianità. È grazie a Giuseppe che Gesù è diventato capace di trasmettere a chi lo seguiva uno sguardo “ai raggi X” sulle cose e sulle persone. Pensiamo, ad esempio, alla sola tematica della “casa”, uno degli elementi che hanno ispirato le parabole di Gesù.
Giuseppe ha insegnato a Gesù l’arte del costruire: come disegnare una casa, come renderla stabile sulle fondamenta e sugli architravi, come alzare le pareti, lisciarle e imbiancarle di calce. Se leggiamo il Vangelo in questa ottica, possiamo arrivare agli insegnamenti che Giuseppe ha certamente dato a Gesù: - “Ciò che conta sono le fondamenta” (la casa va costruita sulla roccia); - “Pensa prima di agire”, stabilendo delle priorità: Non fare come quelle imprese edili che falliscono perché non hanno ben calcolato il costo dell’investimento (Lc 14,28-32) - “Fai bene la tua parte”.
Dio non vuole persone rinunciatarie. Nella vita spirituale bisogna fare come il ladro, che prima di svaligiare la casa, lega il padrone (Gesù, parlerà di sé come quest’uomo forte che riesce a immobilizzare l’abitante “impuro” che si è impossessato della casa interiore dell’uomo). - “Tieni gli occhi aperti”: dai ladri è difficile difendersi, non si sa quando arrivano. L’unica cosa che funziona è stare svegli, non essere degli addormentati, essere sempre pronti e vigilanti. Sono solo alcuni esempi di come potremmo leggere tanti insegnamenti di Gesù nati dall’educazione datagli dal suo padre terreno.
Preghiamo dunque così: Carissimo Giuseppe, sostienici nel considerare la normale vita di ogni giorno come il cantiere in cui si costruisce la storia della salvezza. L’Altrove era lì accanto a te, e tu lo hai custodito. Tu ci riveli che l’immenso mare si incontra nel pezzetto di terra in cui siamo stati posti. Dacci di capire che il Signore lo si incontra nei nostri “Nazaret”, non in alto ma in basso, nella reale esistenza giornaliera: nella nostra famiglia, nel lavoro che stiamo svolgendo, col prossimo che incontriamo ogni giorno, nelle situazioni serene come in quelle critiche, nelle piccole gioie come nelle inevitabili difficoltà quotidiane.
(Dal sito del Santuario San Giuseppe in Spicello - Terre Roveresche)
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