NOVENA A SAN GIUSEPPE - 5° Giorno

LA FEDE DI GIUSEPPE NEI MOMENTI DI "EMERGENZA" (Omelia di Sua Eccellenza Mons. Daniele)


Nella vita personale, come nella vita di una famiglia, di un comunità, di un popolo, si alternano inevitabilmente gioie e dolori, speranze e delusioni, ansietà ed esultanze. Del resto – ricordate – sempre un anno fa, all’indomani della festa di san Giuseppe, i ragazzi della scuola Vailati hanno vissuto la loro terribile avventura sul pullman che doveva portarli dalla palestra alla scuola.

Scorrendo le pagine del vangelo, la vicenda di san Giuseppe, nel suo legame con la Vergine Maria e con il Signore Gesù, non ci appare molto diversa. La decisione di Giuseppe di accogliere in casa Maria in una situazione molto incresciosa, agli occhi dei più; e poi quel parto fuori casa, in situazione di precarietà, senza trovare un posto decente; poi la sorpresa della visita dei pastori che raccontano del canto degli angeli; l’emozione di entrare nel tempio con il bambino Gesù accolto dalle braccia e dalle parole luminose, ma anche inquietanti, di Simeone di Anna; e l’altra visita di quei sapienti, i magi, venuti da chissà dove per arrivare proprio ai piedi del Bambino… e subito dopo la fuga dalla violenza infanticida di Erode, l’esilio in Egitto; e poi, nel ritmo annuale della salita a Gerusalemme per la Pasqua, questo gesto di Gesù che crea inquietudine ai suoi genitori, che crea incomprensione («essi non compresero ciò che aveva detto loro»: Lc 2, 50)…
In tutte queste situazioni, Giuseppe è presente: con il suo silenzio (dal quale anche in questi giorni bisogna molto imparare, a cominciare da me, che ho speso molte parole…), con la prontezza della sua obbedienza a Dio, con la cura premurosa per il figlio e per la sposa che Dio gli aveva dato.
Giuseppe ci appare come quegli uomini di cui sentiamo il bisogno in momenti come quello che stiamo attraversando: un uomo che non si perde d’animo, che non si gingilla nelle chiacchiere, che porta dentro al cuore anche gli interrogativi angoscianti che possiamo immaginare (perché quella violenza contro i bambini? perché un figlio segno di contraddizione? perché questa distanza improvvisa che si crea tra Gesù e la sua famiglia terrena…), e intanto si dà da fare: fare spazio a Maria, una ragazza-madre agli occhi del mondo, nella propria casa; assoggettarsi a quell’assurdo censimento che gli chiede di andare fino a Betlemme; trovare un posto perché Maria possa partorire; la fuga precipitosa verso la salvezza, in Egitto…
Quante emergenze, anche nella vita di Giuseppe! E, sullo sfondo del suo silenzioso ma efficace darsi da fare, una cosa sola: la fede. Una fede che rimette tutto nella mani di Dio e, al tempo stesso, si rende operosa nella dedizione, nel servizio, nella premura.
Sia concessa anche a noi, per intercessione di san Giuseppe, una fede così, una fede che opera mediante la carità, perché questa è la sola cosa che conta (cf. Gal 5, 6); e conta molto anche nell’ora tribolata che stiamo vivendo.

  

Ave Giuseppe, figlio di Davide,
uomo giusto e verginale, la Sapienza è con te,
tu sei benedetto fra tutti gli uomini e benedetto è Gesù,
il frutto di Maria tua sposa fedele.
San Giuseppe, degno Padre e protettore di Gesù Cristo e della Santa Chiesa,
prega per noi peccatori e ottienici da Dio la divina Sapienza,
adesso e nell’ora della nostra morte.
Amen!

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