GIUSEPPE, UOMO CAPACE DI REAGIRE CON LA FEDE (Mons. Valerio Lazzeri)
È un grande conforto per noi, questa mattina, poter considerare la capacità di reagire di San Giuseppe. Quando l’imprevedibile visita la sua vita e sconvolge tutti i suoi progetti, quando la sua sposa, Maria, si trova incinta prima che andassero a vivere insieme, non si lascia prendere dal panico. Non cede al lamento o alla recriminazione. Soprattutto, non va in cerca di un colpevole o di un’impossibile spiegazione da dare a quello che gli sta capitando. Semplicemente, compie il gesto più umanamente degno in questi casi: comincia a pensare! “Poiché era un uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto” (Mt 1,18). Questo vuol dire che Giuseppe non sa a priori che cosa sia meglio fare. Non c’è per lui una soluzione preconfezionata della situazione drammatica che sta vivendo.
Anche la religione non gli è immediatamente di aiuto. La Legge, infatti, con le norme precise da applicare in questi casi, non lo conduce a uscire dal groviglio angoscioso, anzi, gli impone una separazione a cui non si può sottrarre. L’unica cosa ferma in lui è il desiderio di proteggere Maria, di salvare almeno in parte l’immagine pubblica della donna da lui amata.
Ci fa riflettere questo modo di fare. Anche noi stiamo vivendo passaggi difficili, che mai avremmo creduto di dover affrontare, in un così breve volgere di giorni. Certo, si possono trovare analogie nel passato. Per ciascuno di noi, però, si tratta di un fenomeno inedito, che ci lascia per molti aspetti disarmati. Stiamo cercando, anche come cristiani, come Chiesa, di rispondere a una situazione nuova, che richiede molta umiltà, pazienza e preghiera. Proprio qui la fede di Giuseppe ci viene incontro. La fede di Abramo. La fede di Davide. È la fede che non rinuncia a mettersi in cammino nella notte della storia. Non impreca e non recrimina. Non solleva inutili dubbi su come si sarebbe potuto fare per evitare il problema. Piuttosto, si volge a quello spiraglio di luce, che sempre si apre nel cuore di chi sceglie di rimanere giusto, umile, umano e sensato, anche nei frangenti più oscuri. Certo, si fa fatica a immaginare quale sia in concreto la soluzione individuata da Giuseppe.
Il vangelo, poi, ci dice che la parola decisiva non sarà quella da lui elaborata, ma gli arriva dal cielo. Com’è importante, però, che di fronte all’avvenimento inaspettato egli non sia rimasto interiormente inerte e paralizzato! Questo ci fa capire che c’è una differenza essenziale tra la fede e il fideismo. Tra l’abbandono fiducioso e radicale nelle mani del Padre, che Gesù ci fa conoscere con la sua vita filiale, e la falsa religiosità pagana, che ritiene di poter scongiurare le difficoltà con gesti rituali puramente esteriori.
La fede vera non si rifiuta mai di fare i conti con le mediazioni umane, le risorse a nostra disposizione, i gesti dettati dalla prudenza e dallaragionevolezza. Non si è più credenti perché non si pensa, perché non si tiene conto di che cosa possiamo fare umanamente per proteggerci, per evitare ciò che risulta pericoloso per noi stessi e per gli altri. La fede vera non induce a gettarsi dal pinnacolo del tempio, perché tanto gli angeli faranno da protezione. Giuseppe, come Abramo, credette a Dio, “che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono. Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza” (Rm 4,18). Insieme, però, non rinuncia alla sua umanità, a mettere in atto la sua intelligenza e a esercitare la sua libertà di non volere ciò che può fare male all’altro. In questo modo, si dispone a ricevere la visita notturna della grazia che lo conduce all’autentica obbedienza. “Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore” (Mt 1,24). Abbiamo bisogno più che mai, in quest’ora di travaglio per tutti, di imparare tale amoroso lavoro della fede, che sempre ci fa stare con saldezza nella realtà. Occorre vincere la tentazione, multiforme e sempre in agguato, della fuga, della negazione, dell’occultamento.
Il silenzio, l’operosità e la responsabile custodia praticata da San Giuseppe nei confronti di Maria e di Gesù bambino ci siano di esempio, diano a tutti i papà un supplemento di coraggio, di stabilità nel Signore, di capacità di essere, nella loro famiglia un punto di riferimento rasserenante e sicuro. Chiediamo al Signore per tutti il dono di una fede vera, radicata umanamente, aperta in ogni momento al cielo e capace di suscitare dovunque, anche sulla terra più arida, fecondità impensata e sorprendente novità di vita.
Ave Giuseppe, figlio di Davide,
uomo giusto e verginale, la Sapienza è con te,
tu sei benedetto fra tutti gli uomini e benedetto è Gesù,
il frutto di Maria tua sposa fedele.
San Giuseppe, degno Padre e protettore di Gesù Cristo e della Santa Chiesa,
prega per noi peccatori e ottienici da Dio la divina Sapienza,
adesso e nell’ora della nostra morte.
Amen!
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