SAN GIUSEPPE NELL'ARTE

 Lo storico dell'arte Alessandro Giovanardi ci parla di san Giuseppe nell'arte.




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SAN GIUSEPPE NELL'ARTE: UN DIPINTO DI GEORGE DE LA TOUR


 Il prof. Simone Biazzi ci parla di paternità a partire dal dipinto di San Giuseppe falegname di George de La Tour.


 

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SAN GIUSEPPE NELL'ARTE: DIPINGERE UN'ICONA DI SAN GIUSEPPE

In questo video (registrato per il meeting di amicizia fra iconografi serbi e italiani, Belgrado 2014) l'iconografa Mara Zanette ci parla di come dipingere un'icona di san Giuseppe.

 


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LA TEOLOGIA E SPIRITUALITÀ DI SAN GIUSEPPE E LA VOCAZIONE DEL FRATELLO MISSIONARIO COM

  di P. Guido Oliana, mccj 


d) San Giuseppe nei Padri della Chiesa 

Alcuni Padri della Chiesa cercano di capire lo smarrimento vissuto da Giuseppe nell’accorgersi che 
Maria era rimasta incinta senza il suo intervento. 
Giustino martire dice che Giuseppe è un uomo “giusto” per la sua mediazione tra l’obbedienza alla legge, che chiedeva al fidanzato o marito di sciogliere il legame coniugale in caso di adulterio, e la sua magnanimità, che mitiga il rigore della legge, evitando la pubblica diffamazione. Giuseppe risulta essere un uomo giusto o saggio. Un’altra interpretazione viene offerta da Girolamo. 
Giuseppe conosce la castità di Maria, ma rimane meravigliato dell’accaduto. Nel silenzio egli nasconde il significato di quello che considera un mistero. Giuseppe si trova di fronte a un dilemma tra la propria coscienzaa dell’innocenza di Maria e il fatto della sua gravidanza che sembra 
smentirla [12].  
Questa duplice interpretazione non convince gli esegeti moderni. Già Origene ne aveva intuito l’interpretazione corretta. In un’omelia egli mette in luce che “Giuseppe era giusto e la sua vergine era senza macchia. La sua intenzione di lasciarla si spiega per il fatto di aver riconosciuto in lei la forza di un miracolo e di un mistero grandioso. Per avvicinarsi a esso, egli si ritenne indegno” [13]. 
Ireneo sottolinea la funzione paterna di educatore di Gesù, servizio prestato da Giuseppe con gioia [14]. Origene ancora sottolinea la speciale missione di San Giuseppe come “l’ordinatore della nascita del Signore” [15]. Efrem qualifica San Giuseppe come “ministro dell’economia divina” (dell’incarnazione) [16]. Giovanni Crisostomo afferma che San Giuseppe, dopo avere accolto Maria come sua sposa, “divenne ministro di tutta l’economia (del mistero)” [17]. Girolamo si scaglia contro i “deliri” dei Vangeli apocrifi su San Giuseppe. Egli sostiene che “rimase vergine colui che meritò di essere chiamato padre del Signore” [18].  
Gli autori ecclesiastici del Medio Evo e delle epoche posteriori continuano ad esaltare la figura di San Giuseppe, mettendone in luce la realtà del suo matrimonio con Maria e le virtù, in particolare quella della sua castità, sull’esempio di Maria [19].


[12] Cfr. B. MAGGIONI, Il racconto di Matteo, 25-26. 
[13] Frase citata in https://it.wikipedia.org/wiki/San_Giuseppe. Non sono riuscito a trovarne la fonte originaria. 
[14] IRENEO, Adversus haereses, IV, 23, 1, in Patrologia Graeca 7, 1048. Il testo viene riportato all’inizio della Redemptoris custos di Giovanni Paolo II. 
[15] ORIGENE, Hom. XIII in Lucam, 7, in Patrologia Latina 13, 1832. 
[16] EFREM, Commento al Diatessaron, I, 26. Per l’opera, cfr. Sources Chrétiennes 121. Per la considerazione delle ultime tre citazioni dei Padri (Ireneo, Origene ed Efrem), cfr. https://movimentogiuseppino.wordpress.com/san-giuseppe-nella
teologia/ 
[17] GIOVANNI CRISOSTOMO, In Matthaeum, 5,3, in Patrologia Graeca 57, 57-58. 
[18] GIROLAMO, Adversus Helvidium, 1, in Patrologia Latina 23,213. Per una presentazione della figura di San Giuseppe in generale e nella visione fantasmagorica dei Vangeli apocrifi, cfr. G. RAVASI, Giuseppe, Il padre di Gesù, Cinisello Balsamo: San Paolo 2014, in particolare 69-104 (“Gli Apocrifi questi sconosciuti”). 
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LA TEOLOGIA E SPIRITUALITÀ DI SAN GIUSEPPE E LA VOCAZIONE DEL FRATELLO MISSIONARIO COMBONIANO (terza parte)

   di P. Guido Oliana, mccj 



b) Giuseppe nel Vangelo di Luca 

Nella genealogia secondo Luca, che evidenzia Gesù come figlio di Adamo per mostrare l’universalità della salvezza portata da Gesù, Giuseppe riappare all’inizio del testo. “Gesù […] era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli […]” (Lc 3,23). Di passaggio, notiamo l’incongruenza tra le due genealogie. In Matteo Giuseppe è figlio di Giacobbe, in Luca è figlio di Eli.  
Luca, poi, menziona Giuseppe in occasione del viaggio con Maria a Betlemme per effettuare il censimento nella terra del suo antenato Davide. “Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria, sua sposa, che era incinta” (Lc 2,4-5). 
Qui Giuseppe garantisce la discendenza del figlio adottivo Gesù dalla stirpe di Davide, secondo le promesse messianiche dell’Antico Testamento.  
Dopo avere ricevuto il messaggio della nascita del Salvatore, i pastori andarono senza indugio a Betlemme, dove “trovarono Maria e Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia” (Lc 2,16). In altri passi, Giuseppe non viene menzionato con il suo nome proprio ma con il termine genitore. Nell’occasione della presentazione al tempio, Luca fa menzione dei genitori (Maria e Giuseppe) che “vi portarono il Bambino Gesù per adempiere a legge” (Lc 2,27). Nell’episodio di Gesù fanciullo che rimase nel tempio tra i dottori, Luca sottolinea: “senza che i genitori se ne accorgessero” (Lc 2,43). Vedendolo tra i dottori Maria, “sua madre gli disse: ‘Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo’”. Gesù risponde: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,48-50).  
Notiamo qui la presa di coscienza da parte di Gesù della sua figliolanza divina. Si nota un certo recondito contrasto tra Giuseppe, il “padre putativo” (adottivo o legale), o “il padre aggiunto”, secondo la mia libera interpretazione etimologica del nome, e Dio, il vero Padre di Gesù per eterna generazione soprannaturale. Gesù adolescente, maturando la coscienza della sua provenienza divina, si rende conto della sua identità di “figlio di Dio”, e quindi della missione che Dio Padre gli ha affidato. È questo un momento culminante del Vangelo di Luca e anche della teologia e spiritualità di San Giuseppe. Gesù non rinnega la paternità legale adottiva di Giuseppe, ma mette in chiaro che la sua identità e missione provengono da Dio, suo vero Padre, per cui deve rispondere a Dio prima che agli uomini. 
Luca menziona Giuseppe anche in occasione della reazione della gente di Nazareth alle parole pronunciate da Gesù nella sinagoga di Nazareth: “Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: ‘Non è il figlio di Giuseppe’”? (Lc 4,22). Anche qui troviamo un certo contrasto tra il figlio di Giuseppe a livello legale e il Figlio di Dio a livello soprannaturale, il quale dice parole di grazia, quindi parole ispirate dal suo Padre divino, che non potevano venire da Giuseppe, suo padre adottivo.


c) Giuseppe nel Vangelo di Giovanni 

Nel Vangelo di Giovanni il nome di Giuseppe appare almeno due volte. In Gv 1,45 Filippo dice a Natanaele: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù figlio di Giuseppe di Nazareth”. In Gv 6,42 si parla delle mormorazioni dei Giudei dopo il discorso di Gesù a Cafarnao sul pane di vita: “Costui non è forse Gesù il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre [Giuseppe] e la madre [Maria]. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo”? 
Questi testi indicano che era convinzione generalizzata che Gesù fosse il figlio naturale di Giuseppe. Nessuno poteva immaginarne la provenienza e la natura divina. Per una speciale rivelazione di grazia, solo Maria e Giuseppe erano consapevoli del mistero che Gesù nascondeva. I maligni, che contestavano la divinità di Gesù, lo sospettavano figlio di prostituzione (cfr. Gv 8,41). 
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LA TEOLOGIA E SPIRITUALITÀ DI SAN GIUSEPPE E LA VOCAZIONE DEL FRATELLO MISSIONARIO COMBONIANO (seconda parte)

  di P. Guido Oliana, mccj 


1. San Giuseppe nella Bibbia e nei Padri della Chiesa

 Il nome Giuseppe significa “Colui che aumenta” o “Colui che raddoppia”. 
Alcuni commenti biblici affermano il significato di “Egli (il Signore) aggiungerà”, implicando perciò il nome di Dio [5]. Si può rendere anche come “accresciuto da Dio” (“yasaph, “accrescere, aggiungere”) [6] o “Jahvé voglia aggiungere [altri figli a quelli già nati]” [7]. Attualizzandone liberamente il significato etimologico, possiamo dire che provvidenzialmente Dio aggiunse la figura di Giuseppe nella storia della salvezza, nel contesto dell’incarnazione, come “segno essenziale aggiunto” alla paterna azione divina per renderla concreta e percepibile storicamente. 
Analogamente, il fratello comboniano risulta essere un “segno essenziale aggiunto” della paterna azione provvidente di Dio mediante il suo molteplice servizio, ma in comunione con la missione del presbitero comboniano, il quale garantisce la paterna azione salvifica divina mediante l’annuncio della Parola, la celebrazione dei sacramenti e la cura pastorale. Questo è il contenuto che vorrei sviluppare nel corso di questa riflessione per mostrare la complementarità e la reciprocità delle due pur distinte ed essenziali dimensioni della vocazione comboniana. In primo luogo, richiamo brevemente i riferimenti nel Nuovo Testamento alla figura di Giuseppe per comprenderne il significativo ruolo in ordine alla storia della salvezza. Aggiungo poi un accenno al pensiero dei Padri della Chiesa. 

 a) Giuseppe nel Vangelo di Matteo 
Nella genealogia di Matteo, che evidenzia la discendenza di Gesù dalla stirpe di Davide (cfr. Mt 1,2), Giuseppe viene menzionato come garante della discendenza davidica del figlio adottivo Gesù: “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo” (Mt 1,16). Nella narrazione del concepimento e nascita di Gesù, Giuseppe ha un ruolo imprescindibile. 
“Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: ‘Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,18-21).
Questo brano ha subito le più disparate interpretazioni. La più immediata, ma anche la più superficiale, è che Giuseppe, vedendosi tradito da Maria, rimasta incinta da qualche altro, essendo un uomo buono e non vendicativo, non volle accusare Maria, che secondo la legge doveva essere lapidata pubblicamente, ma decise di licenziarla in segreto senza farne pubblicità. Questa interpretazione sembra la più comune. Presento più avanti le varie interpretazioni da parte dei Padri della Chiesa. 
Secondo gli esegeti moderni, Giuseppe è dichiarato “giusto” perché constata, nell’evento della gravidanza di Maria, la presenza di Dio, e quindi un intervento soprannaturale, per cui si ritira in umiltà, non sentendosi all’altezza di cooperare con un mistero più grande di lui. Secondo il senso che ha in Matteo, Giuseppe è dichiarato “giusto” perché accetta il piano di Dio che sconcerta il proprio piano [8]. Il termine “giusto” “qualifica Giuseppe, che aveva deciso di separarsi da Maria quando conobbe che aveva concepito per opera dello Spirito Santo. Tale decisione non era dettata da un sospetto, come spesso si legge, ma esprimeva, invece, il ‘rispetto’ verso l’azione e la presenza di Dio, tale da spiegare la fiducia che gli venne conseguentemente accordata per mezzo dell’angelo di tenere con sé la sua sposa e di fare da padre a Gesù” [9]. 
Potremmo collegare il termine “giusto” alla teologia della giustificazione di Paolo. Giuseppe è “giusto” perché “giustificato” (reso accetto e capace) dalla grazia divina e, responsabilmente, dalla sua fede radicale nell’azione salvifica di Dio. Dopo aver ricevuto il messaggio dell’angelo, che gli comunicava la volontà divina, Giuseppe prontamente la esegue. “Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù” (Mt 1,24-25). Alla notizia che Erode voleva eliminare il bambino, Giuseppe riceve dall’angelo il messaggio di fuggire in Egitto e, nuovamente, egli obbedisce alla volontà divina. “Giuseppe destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode” (Mt 1,14-15). Giuseppe è menzionato anche nel viaggio di ritorno dall’Egitto (cfr. Mt 1,19-20). In questi riferimenti è evidente la missione di Giuseppe come “custode del Redentore”. 
Non discuto qui la complessa questione storica dell’andata e ritorno dall’Egitto nel testo di Matteo, che è un midrash (commento edificante) che illustra la vita di Gesù come una riproduzione catechetica della vita di Mosè e del popolo eletto. In Matteo, troviamo anche un accenno alla professione di Giuseppe. Meravigliata per la sapienza che Gesù manifestava nelle sue parabole, la gente si chiedeva: “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli il figlio del carpentiere (fabri filius)” (Mt 13,54-55)? Il termine “carpentiere” (faber) traduce il termine greco tektón. Giuseppe non faceva i semplici lavori di un falegname, ma “esercitava un mestiere con del materiale pesante che manteneva la durezza anche durante la lavorazione, per esempio: legno, pietra, corno” [10]. 
Mc 6,3 parla di Gesù stesso come carpentiere. “Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria”? Matteo reagisce al sarcasmo della gente nell’applicare a Gesù stesso il termine poco nobile di carpentiere, e quindi cambia la frase applicandolo a Giuseppe: “Non è egli il figlio del carpentiere (tektón)”? Luca elimina la menzione dell’umile professione di Giuseppe forse perché essa sembrava inconveniente e dice in generale: “Costui non è figlio di Giuseppe?” (Lc 4,22). In sintesi, il lavoro di Giuseppe non si riduceva a umili lavori da falegname. Probabilmente era impiegato in costruzioni commerciali con una buona retribuzione. La famiglia di Nazareth non era povera, ma di medie possibilità economiche. “Ai tempi di Gesù in una simile situazione di operaio ‘si trattava di un onore di vita, decoroso ma modesto’, legato alle commissioni per l’incremento edilizio, non sempre eseguito senza tassazioni gravose. Per mantenere il benessere della famiglia, Giuseppe certamente cercò di aiutare Gesù nell’apprendere il tipo di lavoro da lui eseguito in una certa dipendenza da ambienti eletti di falegnami e artigiani” [11].


[5] Cfr. https://it.aleteia.org/2019/03/19/cosa-significa-il-nome-giuseppe/ 
[6] Cfr. https://www.nomix.it/significato-nome/giuseppe.php 
[7] H. OBERMAYER-K. PEIDEL-K. VOGT-G. ZIELER (edd.), ed. it. A. Minissale, Piccolo Dizionario Biblico, Edizioni Paoline 1973, 159. 2 
[8] Per questa discussione esegetica, cfr. XAVIER LÉON-DUFOUR, Studi sul Vangelo, Milano: Edizioni Paoline 1968², 90-114. 
Per una sintesi, cfr. B. MAGGIONI, Il racconto di Matteo, Assisi: Cittadella Editrice 1983, 25-26.  
9https://it.wikipedia.org/wiki/San_Giuseppe 
[10] M. STANZIONE, “San Giuseppe nel Nuovo Testamento”, in https://www.ilnuovoarengario.it/san-giuseppe-nel-nuovo
testamento/, a cui devo anche le seguenti considerazioni bibliche. 
11 M. STANZIONE, “San Giuseppe nel Nuovo Testamento”

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LA TEOLOGIA E SPIRITUALITÀ DI SAN GIUSEPPE E LA VOCAZIONE DEL FRATELLO MISSIONARIO COMBONIANO (prima parte)

 di P. Guido Oliana, mccj 


L’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II sulla missione di San Giuseppe, Redemptoris custos (“Il custode del Redentore”), CR, 15 agosto 1989, scritta in occasione del primo centenario dell’Enciclica Quamquam pluries di Leone XIII [1], può essere considerata la magna carta della teologia di San Giuseppe [2].  

P. Tarcisio Stramare, biblista e teologo, membro della commissione per la Nova Vulgata, uno dei più grandi esperti della figura di San Giuseppe, che collaborò con la stesura dell’esortazione apostolica, in diverse occasioni afferma: “La paternità è lo strumento che Dio ha messo in mano a San Giuseppe per servire Gesù, appunto come padre”. “San Giuseppe è prima di tutto un "contemplativo”. “Quante volte San Giuseppe avrà pronunciato nella sua vita il nome di Gesù, come pure quello di Maria!”. La sua prima funzione è quella di minister salutis, cioè di “ministro della salvezza, dove per ‘salvezza’ si intende evidentemente quella offerta agli uomini da Gesù”. “San Giuseppe è […] prima di tutto un modello di contemplazione. Ogni giorno aveva davanti a sé la Verità, e certamente era incantato dalla Verità, che è Gesù. Se manca la contemplazione anche l’azione diventa […] mera azione e basta”. “Purtroppo, nei libri di dogmatica, nei seminari e nelle università cattoliche, la figura di San Giuseppe è oggi assolutamente assente. Ma come si può fare teologia della Santa Famiglia e quindi della famiglia se manca San Giuseppe?” [3]. Quest’ultima affermazione potrebbe far sorridere qualche professore di seminario, tuttavia essa evidenzia una lacuna nella nostra spiritualità cattolica attuale e in particolare, forse, nella nostra formazione comboniana. 

Nella tradizione comboniana San Giuseppe viene considerato come il patrono e l’esempio dei fratelli in virtù della sua professione di “falegname”. Spesso tale visione era vista superficialmente a livello devozionale senza grandi approfondimenti teologici e spirituali. Era caratterizzata da una comprensione piuttosto moralista o edificatoria. Con l’approfondimento del carisma della vocazione del fratello missionario comboniano, avvenuto nel dopo Concilio, anche il riferimento al protettore San Giuseppe deve essere arricchito e qualificato teologicamente.  

L’occasione propizia per questo approfondimento ci viene ora offerta da Papa Francesco, che ha dedicato il 2021 a San Giuseppe, offrendoci degli spunti interessanti nella sua Lettera Apostolica “Patris corde” (“Con il cuore di padre”), PC [4], in occasione del 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa Cattolica, fatta dal Beato Pio IX, l’8 dicembre 1870, durante il Concilio Vaticano I, a cui partecipava anche il Comboni come teologo del Vescovo di Verona Luigi di Canossa. Siamo, perciò, invitati ad approfondire teologicamente espiritualmente la figura di San Giuseppe e a farne emergere le sfide alla vocazione del fratello missionario comboniano e del comboniano in genere.  

Per raggiungere tale scopo seguirò la seguente mappa. Esaminerò le fonti principali su San  Giuseppe: la Bibbia, i Padri della Chiesa, il magistero dei Papi Giovanni Paolo II e Francesco, San Daniele Comboni e alcuni documenti della tradizione comboniana. Da tali fonti emergono delle ispiranti indicazioni applicabili alla vocazione del fratello missionario comboniano in relazione complementare con la vocazione del presbitero comboniano. 

[1] GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Redemptoris custos sulla figura e la missione di San Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa.

[2] Cfr. T. STRAMARE, “La ‘parte’ di San Giuseppe nel mistero della redenzione”, in La Santa Crociata in onore di San Giuseppe, 4/2014, 18-20) (https://sanctusjoseph.blogspot.com/2016/09/teologia-su-san-giuseppe.html). MOVIMENTO GIUSEPPINO-TARCISIO STRAMARE, La teologia Giuseppina, in https://movimentogiuseppinowordpress.com/la-teologia-giuseppina/. 

[3] Per queste affermazioni di P. STRAMARE, cfr. https://lanuovabq.it/it/vi-spiego-quante-grande-il-custode-delredentore; https://lanuovabq.it/it/a-dio-padre-stramare-il-teologo-di-san-giuseppe. L’autore ha pubblicato un corposo studio su San Giuseppe: T. STRAMARE, San Giuseppe. Fatto religioso e teologia, Shalom 2018.  

[4] FRANCESCO, Lettera apostolica Patris corde in occasione del 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa universale 

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