LA TEOLOGIA E SPIRITUALITÀ DI SAN GIUSEPPE E LA VOCAZIONE DEL FRATELLO MISSIONARIO COMBONIANO (seconda parte)
LA TEOLOGIA E SPIRITUALITÀ DI SAN GIUSEPPE E LA VOCAZIONE DEL FRATELLO MISSIONARIO COMBONIANO (prima parte)
L’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II sulla missione di San Giuseppe, Redemptoris custos (“Il custode del Redentore”), CR, 15 agosto 1989, scritta in occasione del primo centenario dell’Enciclica Quamquam pluries di Leone XIII [1], può essere considerata la magna carta della teologia di San Giuseppe [2].
P. Tarcisio Stramare, biblista e teologo, membro della commissione per la Nova Vulgata, uno dei più grandi esperti della figura di San Giuseppe, che collaborò con la stesura dell’esortazione apostolica, in diverse occasioni afferma: “La paternità è lo strumento che Dio ha messo in mano a San Giuseppe per servire Gesù, appunto come padre”. “San Giuseppe è prima di tutto un "contemplativo”. “Quante volte San Giuseppe avrà pronunciato nella sua vita il nome di Gesù, come pure quello di Maria!”. La sua prima funzione è quella di minister salutis, cioè di “ministro della salvezza, dove per ‘salvezza’ si intende evidentemente quella offerta agli uomini da Gesù”. “San Giuseppe è […] prima di tutto un modello di contemplazione. Ogni giorno aveva davanti a sé la Verità, e certamente era incantato dalla Verità, che è Gesù. Se manca la contemplazione anche l’azione diventa […] mera azione e basta”. “Purtroppo, nei libri di dogmatica, nei seminari e nelle università cattoliche, la figura di San Giuseppe è oggi assolutamente assente. Ma come si può fare teologia della Santa Famiglia e quindi della famiglia se manca San Giuseppe?” [3]. Quest’ultima affermazione potrebbe far sorridere qualche professore di seminario, tuttavia essa evidenzia una lacuna nella nostra spiritualità cattolica attuale e in particolare, forse, nella nostra formazione comboniana.
Nella tradizione comboniana San Giuseppe viene considerato come il patrono e l’esempio dei fratelli in virtù della sua professione di “falegname”. Spesso tale visione era vista superficialmente a livello devozionale senza grandi approfondimenti teologici e spirituali. Era caratterizzata da una comprensione piuttosto moralista o edificatoria. Con l’approfondimento del carisma della vocazione del fratello missionario comboniano, avvenuto nel dopo Concilio, anche il riferimento al protettore San Giuseppe deve essere arricchito e qualificato teologicamente.
L’occasione propizia per questo approfondimento ci viene ora offerta da Papa Francesco, che ha dedicato il 2021 a San Giuseppe, offrendoci degli spunti interessanti nella sua Lettera Apostolica “Patris corde” (“Con il cuore di padre”), PC [4], in occasione del 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa Cattolica, fatta dal Beato Pio IX, l’8 dicembre 1870, durante il Concilio Vaticano I, a cui partecipava anche il Comboni come teologo del Vescovo di Verona Luigi di Canossa. Siamo, perciò, invitati ad approfondire teologicamente espiritualmente la figura di San Giuseppe e a farne emergere le sfide alla vocazione del fratello missionario comboniano e del comboniano in genere.
Per raggiungere tale scopo seguirò la seguente mappa. Esaminerò le fonti principali su San Giuseppe: la Bibbia, i Padri della Chiesa, il magistero dei Papi Giovanni Paolo II e Francesco, San Daniele Comboni e alcuni documenti della tradizione comboniana. Da tali fonti emergono delle ispiranti indicazioni applicabili alla vocazione del fratello missionario comboniano in relazione complementare con la vocazione del presbitero comboniano.
[1] GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Redemptoris custos sulla figura e la missione di San Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa.
[2] Cfr. T. STRAMARE, “La ‘parte’ di San Giuseppe nel mistero della redenzione”, in La Santa Crociata in onore di San Giuseppe, 4/2014, 18-20) (https://sanctusjoseph.blogspot.com/2016/09/teologia-su-san-giuseppe.html). MOVIMENTO GIUSEPPINO-TARCISIO STRAMARE, La teologia Giuseppina, in https://movimentogiuseppinowordpress.com/la-teologia-giuseppina/.
[3] Per queste affermazioni di P. STRAMARE, cfr. https://lanuovabq.it/it/vi-spiego-quante-grande-il-custode-delredentore; https://lanuovabq.it/it/a-dio-padre-stramare-il-teologo-di-san-giuseppe. L’autore ha pubblicato un corposo studio su San Giuseppe: T. STRAMARE, San Giuseppe. Fatto religioso e teologia, Shalom 2018.
[4] FRANCESCO, Lettera apostolica Patris corde in occasione del 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa universale
PERCHÉ SAN GIUSEPPE È DIVENTATO SANTO?
Alcuni in Rete, nei social network, si domandano come mai San Giuseppe sia santo. In fondo, dicono, nel Vangelo si parla molto poco del padre terreno di Gesù. Della sua vita, delle sue azioni poco si conosce. Inoltre, aggiunge qualcuno, Giuseppe voleva ripudiare Maria, dopo aver saputo che lei era incinta, e se non lo ha fatto è stato solo perché un angelo gli apparve in sogno. E chi, dicono, non crederebbe a un angelo?
Ecco la risposta di don Tonino Lasconi.
Già, perché è santo? Lo sarebbe stato davvero, se si fosse rifiutato di credere a un angelo, per giunta apparso in sogno. Chi avrebbe avuto il coraggio di dirgli di no? Appassionati di arte e non altrettanto della Bibbia, immaginiamo gli angeli come quelli bellissimi dei nostri pittori, sempre pronti e spiccare il volo per recapitare gli annunci di Dio. Ma non è così.
I messaggeri di Dio lasciano sempre la libertà di accettare o meno la proposta. Gedeone, chiamato a liberare il suo popolo, chiese al messaggero le prove e le controprove. Zaccaria, il padre del Battista, dopo aver pregato chissà quanto per avere un figlio, non credette all’angelo che gli comunicava di essere stato esaudito. E Maria? Come avrebbe reagito a un angelo planato improvvisamente davanti a lei?
Invece, fu sì “molto turbata”, ma alle sue parole non all’abbigliamento. E Giuseppe? Nessuno avrebbe accettato una proposta così ardua e impensabile come quella alla quale era chiamato, perché “se lo era sognato”. Ma i suoi sogni non erano come i nostri. Erano fidarsi di Dio che misteriosamente lo chiamava.
FONTE: Famiglia Cristiana