MEDITAZIONI SU SAN GIUSEPPE: uno scritto di Don Dolindo Ruotolo. Quarta parte

Qui potete leggere la quarta parte
 


 IL DOLORE: SPIRITUALIZZAZIONE 

DI TUTTO L'ESSERE UMANO 




Sono io, Giuseppe, Sposo purissimo 

di Maria Immacolata e vostro Custode
 
 
 
 
 
 
Gesù, poi, era un roveto ardente, veramente, di fronte al quale Maria stessa impallidiva, come la luce di fronte al sole.
Questo è assolutamente inesprimibile.
Ma, per darvene un'idea, immaginate voi l'amore che hanno avuto i martiri nell'immolarsi per Gesù, l'amore che hanno avuto i contemplativi, le anime ardenti, riuniteli insieme, e voi non potrete mai raggiungere l'intensità del mio amore!
Per i Santi, Geù era una visione, un ideale, un possesso lontano.
 
Per me Gesù era mio, mi riguardava come padre, mi chiamava padre; ogni sua parola era come una luce che me lo manifestava, una fiamma che mi bruciava!
L'anima ama di più nei vari gradi dell'amore, a misura che più si unisce a Gesù Cristo; la mia unione a Gesù, dopo Maria, era la più perfetta, io quindi avevo raggiunto la perfezione dell'amore contemplativo, della vita unitiva con Lui...
Per aiutarvi ad intendere questo mistero, che rimarrà sempre mistero, eccovi una scena senibile della vita intima fra me e Gesù.
Vi premetto che Gesù, pur esendo Dio stesso, non faceva nulla a caso, ma ogni atto della sua vita aveva un valore, un significato, una vita speciale.
Ecco la caetta di Nazaret, fatta tempio di Dio.
In essa tutto era solenne nella sua semplicità, l'atmosfera stesa aveva qualche cosa che raccoglieva, umiliava ed elevava.
Il Cuore di Maria e di Gesù vivificavano pure le pietr.
Io sono in un santuario....e Gesù piccolo, bello, raggiante, compare lontano e mi guarda! 
Gesù si è celato sempre nalla sua mortale, una volta si è rivelato trasfigurandosi.
Ma con me la sua trasfigurazione era continua.
Il suo sguardo quindi mi faceva scorgere la luce divina che lo rendeva così grande nella sua piccolezza.
Egli si avanza e mi chiama: PAPA' MIO! 
Il mio cuore s'intenerisce, e in questa parola sente tutto l'amore di un Dio che si dà alla povera creatura.
 
In quale annientamento mi sento, in quale ardore d'amore!
Egli si accosta, mi guarda, mi getta le manine al collo, si abbraccia con me....Era la comunione del suo amore!
Era Dio stesso tanto vicino a me, tanto intimo a me!...
Che cosa potevo fare io, se non ardere ed amare?
Lo baciavo....Lo serravo al cuore...Lo chiamavo solo col dolcissimo nome suo: Gesù, Gesù mio!
Tutto esultava in me: l'anima, il cuore, il corpo.
Tutto si purificava, tutto si elevava!
Ma questa vita interiore che si ingigantiva ogni giorno non ha nulla che le possa rassomigliare nella vita dei Santi; voi non lo intenderete che quando avrete il possesso pieno di Dio!
 
Da questo che vi dico voi capire bene, però, che io, per necesità, sono stata l'anima più umile, più annientata, più mansueta, più pacifica, più compassionevole.
Intendete che ogni atto della mia vita non poteva essere che amore, ogni mio lavoro non poteva essere che amore, e sono il modello delle anime che vivono di Dio solo e per Dio solo.
Eccovi , in pochi tratti, tutto il segreto della mia grandezza.
Per questo era logico che il Vangelo sintetizzasse la mia attività in una sola parola: Fece come gli comdandò l'angelo. 
La mia vita non era che una perfetta conformità alla volontà di Dio; io ne ero il servo fedele e prudente che Egli costituì sopra la sua casa.... 

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