MEDITIAMO SU SAN GIUSEPPE - Testi del Cardinale A. Ballestrero, ocd- prima parte

Pubblichiamo - a puntate- una serie di meditazioni su San Giuseppe, scritte dal Cardinale A. Ballestrero -carmelitano scalzo- e che potete trovare anche sulla rivista "Pregare"n.3 marzo 2006.

Buona lettura e buona meditazione!




RISPONDERE AL DISEGNO CHE DIO HA SU OGNUNO  DI NOI


Card. A. Ballestrero



La parola di Dio ci aiuta a vedere San Giuseppe inserito nell'unico disegno di salvezza, con cui Dio, attraverso il suo Figlio Gesù Cristo, nato da Maria, usa misericordia agli uomini peccatori e li riconduce alla sua amicizia.
San Giuseppe in questo piano di Dio ha un suo posto, ossia una vocazione. 

Nessun uomo è al di fuori del disegno di Dio: siamo tutti dei chiamati da Dio.
Dobbiamo esser persuasi di questa fondamentale verità per poter interpretare la nostra vita.
Essere chiamati da Dio significa, appunto, essere collocati da Lui nel disegno di salvezza per esserne ad un tempo beneficiari e collaboratori.
Non siamo, infatti, soltanto dei salvati, ma siamo anche dei chiamati ad essere a nostra volta salvatori.
Gli uomini s'interrogano spesso sul senso della vita, ed è bene, perché nessuna domanda è più essenziale e fondamentale.
Non bisogna, però, dimenticare che l'uomo resta realtà indecifrabile, quando lo separiamo da DIo e lo pensiamo fuori del suo piano di salvezza.
San Giuseppe è un esempio di come la creatura debba rispondere al piano di Dio nei suoi confronti.
Dall'iniziativa di DIo egli si trova inserito nel mistero dell'Incarnazione del Verbo: è lo Sposo di Maria, sarà il padre putativo di Gesù e porterà avanti l'Incarnazione come avvenimento storico, come fatto umano e societario.
Sarà lui a presediere alla famiglia di Nazaret, a sostenerla con il suo lavoro, a difenderla e a proteggerla, senza atteggiarsi a protagonista, ma lasciando a Dio di esserlo. 
Noi, a volte, pecchiamo d'intemperanza e ci facciamo quasi concorrenti di Dio, dimenticando che la dignità dell'uomo consiste proprio nell'essere creatura di Dio, chiamata al suo servizio.
 Giuseppe questo lo capì bene, non attraverso tanti filosofici ragionamenti, ma perché comprese la cosa essenziale: che a Dio si dice sempre di SI e si dice sì in umiltà e si dice sì in obbedienza.
 In tal modo egli si realizzò anche come uomo, e noi lo vediamo oggi ai vertici della storia umana della salvezza, con il suo  sì pieno di fede e di abbandono.
A questo Santo tributiamo onore e gloria, ma dobbiamo farlo cristianamente.
I santi sono onorati non tanto dalle parole e dalle devozioni, quanto dalla nostra configurazione spirituale.
Da Giuseppe dobbiamo imparare, soprattutto, a convertirci, vale a dire a diventare sempre più dei poveri di DIo, creature semplci, piccoli figli del Padre, con una certezza in cuore che si chiama fede, con una libertà dell'anima che è la speranza filiale- quella fede e quella speranza che furono la sostanza più profonda dell'amore e del servizio del giusto Giuseppe. 
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