UN PO' DI STORIA SULLE DEVOZIONI A SAN GIUSEPPE -seconda parte-


Dal libro di Padre Tarcisio Stramare, "San Giuseppe - Dignità Privilegi Devozioni":

San Giuseppe con Bambino. Roma,
Chiesa di Sant'Anna dei Palafrenieri

LE PIE DEVOZIONI: IL CINGOLO O CORDONE DI SAN GIUSEPPE

Il cingolo o cordone di san Giuseppe è una devozione secolare e suggestiva.

Nel febbraio 1858, il vescovo di Vicenza, Benedetto Riccalona, inviava alla Sacra Congregazione dei Riti una relazione circa "l'origine e il progresso della divozione al Cingolo benedetto coll'invocazione e Reliquia di san Giuseppe Sposo di Maria Vergine ed insieme ancora la buova forma di Benedizione tutta relativa al Cingolo ed allo Sposo purissimo della Madre di Dio.
L'una e l'altra era proposta dal parroco di S. Nicolò di verona insieme col V. suo Clero.
Ed è da osservare che in detta Chiesa viene in modo speciale onorato questo Santo, non solo celebrandosi con gran pompa, solennità e concorso di popolo la di lui festa 19 marzo, ma quello che è più, facendosi ogni anno in essa pubblicamente e solennemente il Pio Esercizio del mese di Marzo in suo onore, e tuttociò non solo di mio beneplatico, ma con molta mia consolazione; perché con questo mezzo la devozione al purissimo Sposo di Maria Vergine va ogni anno più crescendo con molto frutto spirituale e con grande frequenza ai Santissimi Sacramenti, specialmente nella sua festa e nel primo ed ultimo giorno del mese.

Dall'ano 1842 nella nobilissima città di Verona, e precisamente nella chiesa parrocchiale di S. Nicola, dove esiste una cappella e un altare dedicati a san Giuseppe, è praticato un pio esercizio, chiamato Mese di marzo in onore di san Giuseppe, con grande frutto di pietà e con grandissimo concorso di fedeli.
In un pio libro, usato nella devota pratica, viene molto spesso letto e udito un esempio, che introdusse lentamente tra i fedeli una pia consuetudine, che da allora si propagò sempre più.
Vi si legge, infatti, che nell'anno 1659, nella città di Anversa, una certa vergine consacrata dell'Ordine di S. Agostino, affetta da una gravissima e inguaribile malattia di calcoli, riconosciuta dai medici, guarì in  modo miracoloso con l'aiuto di san Giuseppe.
Si riferisce che ella abbia ottenuto il miracolo portando un certo cingolo che era stato precedentemente benedetto con l'invocazione del Santo Nutrizio di Cristo.
Il fatto è stato tramandato con atto pubblico, giuridicamente registrato.
Questo accese di zelo i fedeli di Verona, i quali per imitare la vergine di Aversa, non tanto per la guarigione del corpo, ma piuttosto per l'utilità dello spirito, accolsero l'uso dei cingoli benedetti con l'invocazione di san Giuseppe.

La cosa crebbe e si svilippò a tal punto che nello spazio di quasi cinque anni furono portati nella chiesa di S. Nicola moltissimi cingoli, perché fossero benedetti con l'invocazione e la reliquia di San Giuseppe.
I fedeli, come dicevo, se ne servono soprattutto non per la guarigione dalle infermità, ma a difesa della castità".

Segue questa considerazione: se la superbia della vita è la causa di tanti mali che affliggono la società, è certo che anche dalla concupiscenza della carne scaturiscono molti crimini e il rifiuto del freno della legge divina.
Di qui la conclusione: "Non c'è nessun altro mezzo per difendere la castità, nè più adatto per conservarla, che la devozione a san Giuseppe e il suo speciale culto.
Egli è, infatti, quel Giusto, che fu eletto custode della  verginità dello stesso Autore Cristo Signore.
Proprio questa virtù si distinse talmente nel Santissimo Uomo da esserne meritatamente considerato speciale e principale patrono; ne segue che non vi è nulla di più consentaneo allo spirito della Chiesa che animare i fedeli, in tutti i modi onesti, alle pie pratiche che lo riguardano".
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