LA FIGURA DI SAN GIUSEPPE IN "L'INFANZIA DI GESU'" DI BENEDETTO XVI-JOSEPH RATZINGER -terza parte-


La prima parte del testo di Benedetto XVI su San Giuseppe (estrapolata dal suo libro "L'infanzia di Gesù), ci ha indicato il Santo Patriarca come "uomo di fede" capace di discernere proprio attraverso la fede i messaggi "straordinari" a lui destinati nientemeno che da Dio.

Questo terzo passaggio ci offre un San Giuseppe uomo di fede non solo nell'eseguire i comandi ricevuti circa il "prendere con sé" Maria e il dare il nome di Gesù al Bambino che nascerà, ma anche nell'interpretare correttamente proprio quanto questo nome significhi.
Non è un dato di poco conto: ci aiuta a comprendere che la nostra fede, al pari di quella di San Giuseppe e sul suo esempio, non deve essere vincolata alle nostre personali convinzioni, ideologie, desideri su ciò che Dio possa o non possa essere.
Non dobbiamo, cioè, farci prendere prendere dalla mania di "personalizzare" o "relativizzare" (termine molto caro a Benedetto XVI!) il nostro credo.

Gesù, il solo nome nel quale c'è salvezza, indica anche il tipo di salvezza che Egli solo ci porta.
In questo Gesù noi dobbiamo credere: nel Gesù Cristo Figlio Unigenito di Dio che ci salva dai nostri peccati.
San Giuseppe ci aiuti ad accogliere nelle nostre vite il "vero" e "unico" Cristo Salvatore, quello autenticamente descritto dai Vangeli.   



DAL LIBRO "L'INFANZIA DI GESU'" DI BENEDETTO XVI 
-JOSEPH RATZINGER:


CONCEPIMENTO E NASCITA DI GESU' SECONDO MATTEO -terza parte-
 
"Alla comunicazione circa il concepimento del bambino per virtù dello Spirito Santo, segue poi un incarico: Maria «darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21).

Insieme con l'invito di prendere con sè Maria come sua moglie, Giuseppe riceve l'ordine di dare un nome al bambino e così di adottarlo giuridicamente come figlio suo.

E' lo stesso nome che l'angelo aveva indicato anche a Maria come nome del bambino: Gesù.

Il nome Gesù (Yeshua) significa YHWH è salvezza.

Il messaggero di Dio, che parla a Giuseppe nel sogno, chiarisce in che cosa consiste questa salvezza:  «Egli salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Con ciò, da una parte, è dato un alto compito teologico, poiché solo Dio stesso può perdonare i peccati.
Il bambino viene così messo in relazione immediata con Dio, viene collegato direttamente con il potere santo e salvifico di Dio.
Dall'altra parte, però, questa definizione della missione del Messia potrebbe apparire anche deludente.
San Giuseppe avvisato in sogno dall'Angelo. Basilica di Maria Ausiliatrice-Torino





L'attesa comune della salvezza è orientata soprattutto verso la concreta attuazione penosa di Israele: verso la restaurazione del regno davidico, verso la libertà e l'indipendenza di Israele e con ciò, naturalmente, anche verso il benessere materiale di un popolo in gran parte impoverito.
La promessa del perdono dei peccati appare troppo poco e insieme troppo: troppo, perché si invade la sfera riservata a Dio stesso; troppo poco, perché sembra che non sia presa in considerazione la sofferenza concreta di Israele e il suo reale bisogno di salvezza.

In fondo, già in queste parole è anticipata tutta la controversia sulla messianicità di Gesù: ha veramente redento Israele o forse non è rimasto tutto come prima?
E' la missione, così come Egli l'ha vissuta, la risposta alla promessa o non lo è?

Sicuramente non corrisponde all'attesa immediata della salvezza messianica da parte degli uomini, che si sentivano oppressi non tanto dai loro peccati, quanto piuttosto dalle loro sofferenze, dalla loro mancanza di libertà, dalla miseria della loro esistenza.

Gesù stesso ha sollevato in modo drastico la questione circa la priorità del bisogno umano di redenzione, quando i quattro uomini che, a causa della folla, non poterono far entrare il paralitico attraverso la porta, lo calarono giù dal tetto e Glielo posero davanti.
L'esistenza stessa del sofferente era una preghiera, un grido che chiedeva salvezza, un grido a cui Gesù, in pieno contrasto con l'attesa dei portatori e del malato stesso, rispose con le parole «Figlio, ti sono perdonati i peccati» (Mc 2,5).
Proprio questo la gente non si aspettava.
Proprio questo non rientrava nell'interesse della gente.
Il paralitico doveva poter camminare, non essere liberato dai peccati.
Gli scribi contestavano la presunzione teologica delle parole di Gesù; il malato e gli uomini intorno erano delusi, perché Gesù sembrava ignorare il vero bisogno di quest'uomo.

Io ritengo tutta la scena assolutamente significativa per la questione circa la missione di Gesù, così come viene descritta per la prima volta nella parola dell'angelo a Giuseppe.
Qui viene accolta sia la critica degli scribi che l'attesa silenziosa della gente.
Che Gesù sia in grado di perdonare i peccati, lo mostra adesso comandando al malato di perndere la sua barella per andare via guarito.

L'uomo è un essere relazionale.
Se è disturbata la prima, la fondamentale relazione dell'uomo -la relazione con Dio-, allora non c'è più alcun'altra cosa che possa veramente essere in ordine.
Di questa priorità si tratta nel messaggio e nell'operare di Gesù: Egli vuole, in primo luogo, richiamare l'attenzione dell'uomo al nocciolo del suo male e mostrargli: se nons arai guarito in questo, allora, nonostante tutte le cose buone che potrai trovare, non saeai guarito veramente.

In tal senso, nella spiegazione del nome di Gesù data a Giuseppe nel sogno sta già una chiarificazione fondamentale su come sia da concepire la salvezza dell'uomo e in che cosa consista, pertanto, il compito essenziale del portatore della salvezza".


Stampa il post

1 commento:

  1. Mi sembra un passo capace di illustrare la devozione alla Santa famiglia che in queste parole si dimostra come un modello perfetto a cui tendere. Infatti la figura di San Giuseppe sembra fornire un ritratto dell'emancipazione della figura maschile da una serie di convenzioni che tendono a far prevalere la componente istintuale e quindi l'orgoglio e i suoi derivati. La figura di un uomo mite diventa determinante in questo progetto tanto grande. Umilta' e famiglia messe in una relazione molto stretta, capace di assorbire e riflettere il dono dell'amore.

    RispondiElimina

Disclaimer

«Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001»