O Dio onnipotente,
che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione
alla custodia premurosa di san Giuseppe,
per sua intercessione concedi alla tua Chiesa
di cooperare fedelmente
al compimento dell'opera di salvezza.
AMEN
Da uno scritto di Mons. Karol Wojtyla:
"La
figura di san Giuseppe ha un proprio grandissimo valore e questo ruolo
di uomo che essa incarna è non soltanto manifestazione di un naturale
rapporto di forze e delle relazioni che dominano nella vita umana, ma è
anche manifestazione di quei rapporti di forze e di quelle relazioni che
dominano nel regno di Dio sulla terra, cioè nella Chiesa.
La
Chiesa, considerata esteriormente, è una organizzazione, una società
organizzata secondo una precisa struttura; interiormente, è la famiglia
divina, grazie al fine comune della vita soprannaturale.
Da
ciò consegue che anche ogni attività esterna, sociale e organizzativa
dell'uomo nella Chiesa deve essere permeata dallo spirito di paternità e
protezione.
In caso contrario, nonostante tutta la magnificenza possibile visibile all'esterno, si ritroverà nel vuoto interiore.
Pertanto, si può dire che l'uomo nella Chiesa è APOSTOLO quando è PROTETTORE.
Ecco allora che egli realizza, in tutto il significato di questa parola, il suo ruolo nel regno di Dio sulla terra".
Queste
riflessioni sul ruolo dell'uomo nella Chiesa, sul suo compito di
apostolato e sul modo in cui svilupparlo e viverlo pienamente, possono
in verità andar bene non soltanto per le persone di sesso maschile, ma
-ovviamente riferendole ad un senso di MATERNITA'- anche per quelle di
sesso femminile.
Innanzitutto, ciascun credente battezzato è chiamato alla sequela ed all'apostolato.
Il modo in cui possiamo svolgere questo ruolo all'interno della Chiesa può poi diversificarsi: così per alcuni ci saranno compiti "istituzionalizzati" con competenze specifiche ed incarichi parrocchiali, o con collaborazioni con altri enti religiosi, monasteri, sacerdoti e religiose.
Il modo in cui possiamo svolgere questo ruolo all'interno della Chiesa può poi diversificarsi: così per alcuni ci saranno compiti "istituzionalizzati" con competenze specifiche ed incarichi parrocchiali, o con collaborazioni con altri enti religiosi, monasteri, sacerdoti e religiose.
Per
altri ci sarà l'apostolato legato al proprio ruolo di
genitore/sposo/figlio.... oppure si potrà scegliere un apostolato
autonomo attraverso la stampa, il web...
Quello
che conta è l'elemento di fondo: tutti siamo apostoli -cioè "INVIATI"-
nella misura in cui prendiamo seriamente l'impegno assunto con il
Battesimo.
Non
possiamo "scansare" questo compito, a meno che non decidiamo di entrare
palesemente in contrasto con quello che ci viene detto alla fine della
Santa Messa: ITE, MISSA EST.
Essere
apostolo in una dimensione personale di paternità (maternità) e di
protettività, significa cercare di agire sul modello di Dio Padre e
dunque collocarsi nella necessità di :
- amare coloro ai quali i rivolge il proprio apostolato e far sentire loro di essere benvoluti per ottenerne la fiducia poco per volta;
- comprendere il loro modo di essere, quello che si rende necessario nella loro vita di fede, nella loro spiritualità...quello che "manca";
- donare dunque il proprio apporto personale -in base al dono, al "carisma" che ciascuno ha ricevuto da Dio- per realizzare l'apostolto come "integrazione" di doni in uno sviluppo reciproco delle persone nella vita di fede;
- assicurare la propria protezione intesa come disponibilità all'ascolto, ma anche alla risposta, come presenza non soltanto fisica, ma anche nella preghiera....come amicizia continua.
Che san Giuseppe ci aiuti a sviluppare questo senso di apostolato "completo" fatto di paternità e protezione!
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