Condividiamo con i lettori del blog alcuni estratti di un articolo pubblicato nel 2009 sulla rivista dei Gesuiti "Il Gesù Nuovo".
Certi passaggi del brano possono essere spunti di riflessione per ciascuno di noi, nel rispondere alla vocazione personale che Dio ha in modo unico e speciale per ogni persona.
San Giuseppe con Bambino, Parma |
GIUSEPPE, L'ULTIMO DEI PATRIARCHI
di Domenico Marafioti S.I.
San Giuseppe è una figura singolare.
Fa parte del mistero di Cristo accanto a Maria, e svolge un ruolo determinante per il compimento del disegno di Dio.
La sua vicenda umana e spirituale insegna come può essere faticoso capire la volontà di Dio, come si cresce nella vocazione e come Dio rivela progressivamente la missione che affida a una persona, chiamata a vivere accanto a Gesù.
Giuseppe è l'ultimo dei patriarchi, punto di passaggio dall'Antico al Nuovo Testamento.
La geneaologia del Messia, "figlio di Davide, figlio di Abramo", come ci viene raccontata da Matteo, si conclude con la persona di "Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo" (Mt 1,1-16).
Anche quella più ampia riportata dal Vangelo di Luca lo mette in primo piano: quando a trent'anni Gesù di presenta per iniziare il suo ministero pubblico la gente sa che "era figlio, come si credeva, di Giuseppe" (Lc 3,23).
Gesù è nato da Maria, ma si pensava che fosse anche figlio di Giuseppe, perché Giuseppe era lo sposo di Maria e ha fatto da padre a Gesù.
In queste affermazioni c'è tutto il mistero di Gesù, figlio di Davide, figlio dell'uomo e Figlio di Dio; e c'è tutto il mistero della vita di Giuseppe, chiamato a collaborare al disegno della redenzione insieme con Maria e in modo diverso da Maria.
Per salvare l'umanità Dio all'inizio ha chiamato Abramo e gli ha detto: "In te saranno benedette tutte le genti, e alla tua discendenza darò questo paese" (Gen 12,3-7).
A Davide che voleva costruire un tempio, perché Dio avesse una casa in mezzo al suo popolo, viene promesso: "Una casa farà per te il Signore, e io assicurerò dopo di te la tua discendenza e renderò stabile il suo regno" (2Sam 7,11-12).
Queste promese, custodite con fede dal popolo d'Israele per secoli e millenni, arrivano a compimento in Gesù per mezzo di Giuseppe di Nazaret.
Giuseppe apparteneva alla tribù di Giuda e alla famiglia regale di Davide, anche se la grandezza e ricchezza di un tempo era rimasta soltanto un ricordo, come lo sfondo glorioso dell'albero genealogico.
Adesso la sua famiglia e la sua condizione erano molto modeste, doveva lavorare per vivere ed era diventato un abile e apprezzato falegname.
Se dal punto di vista sociale era un onesto, ma comune operaio, dal punto di vista spirituale rimaneva sempre depositario della speranza di Abramo e della parola data a Davide per il popolo d'Israele e per tutta l'umanità.
Acettando di fare il padre legale e adottando Gesù come figlio, Giuseppe gli trasmette tutto il patrimonio spirituale d'Israele, e Gesù diventa figlio di Davide, erede delle promesse "fatte ad Abramo e alla sua discendenza per sempre" (Lc 1,55; cf. Gal 3,16).
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