NOVENA A SAN GIUSEPPE
O Dio onnipotente,
che hai voluto affidare gli inizi
della nostra redenzione
alla custodia premurosa di san Giuseppe,
per sua intercessione
concedi alla tua Chiesa
di cooperare fedelmente
al compimento dell'opera di salvezza.
AMEN
LA PRESENZA DI SAN GIUSEPPE NEL VANGELO
(Dal sito dei Carmelitani Scalzi)
Nella Sacra Scrittura, concretamente nel Vangelo, che è l'anima e la
fonte dell'autentica e vera teologia, non sono molte le parole su San
Giuseppe, però sono più che sufficienti per tracciare una scheda
teologica del Santo, in cui si racchiudono il suo ruolo nella storia
della salvezza e le sue virtù e grandezze. Concretamente da queste
parole la Chiesa, cioè il Papa, la liturgia, i santi, i teologi, i
predicatori, e il senso della fede dei fedeli, hanno tracciato le linee
teologiche e spirituali del Giuseppe che oggi la stessa Chiesa venera ed
esalta.
A) Dati evangelici
A) Dati evangelici
Il vangelo insegna chiaramente che Giuseppe è colui che trasmette a
Cristo la sua ascendenza e genealogia e con lui la discendenza da Abramo
con tutto ciò che questo significa, e, soprattutto, la discendenza da
Davide e le promesse del regno messianico e eterno. Questo è il
significato e l'importanza della genealogia di Giuseppe, sposato con
Maria, da cui nasce Cristo (Mt 1,1-16).
San Giuseppe nei piani di Dio gioca un ruolo di capitale importanza;
senza di lui non sarebbe esistito il discendente di Davide, il Messia.
Giuseppe dà il suo assenso a questa trasmissione. Il Signore gli chiede
che prenda Maria come sposa, perché nei piani di Dio il Messia doveva
nascere da una vergine, però sposata, accasata con un uomo giusto; e
quest'uomo è Giuseppe. E Giuseppe con il suo silenzio ha detto sì
all'ambasciata di Dio, ricevendo Maria nella sua casa. Questo è tutto
il valore capitale dell'annuncio a Giuseppe (Mt 1, 18-24).
Giuseppe è l'uomo giusto, perfetto e come tale ha operato nel
momento trascendentale dell'Incarnazione del Verbo, totalmente dedito
alla volontà di Dio con una fede cieca e assoluta in Lui.
Si sposa con
Maria per volontà di Dio. È un matrimonio preparato dallo Spirito
Santo, in cui solo lo Spirito Santo interviene in una maniera molto
speciale (Mt 1, 19a).
A causa del suo matrimonio con Maria, Giuseppe è padre di Gesù,
padre verginale. Il vangelo gli dà in pieno il titolo di padre:
"Io e tuo padre ti stavamo cercando" (Lc 2, 48); perché in
tutto il contesto del racconto evangelico si comprende facilmente il
contenuto della paternità.
Paternità che trova la sua realizzazione materializzata nella
nascita di Gesù a Betlemme.
San Giuseppe pone gli atti previ alla
nascita di Gesù. Come sposo giusto e fedele porta la madre, prossima al
parto a Betlemme; le cerca un posto degno tra amici e conoscenti, e, non
avendolo trovato, si sistema con lei in una stalla per le bestie,
aspettando il santo avvenimento.
Accompagna Maria nel momento di dare
alla luce il figlio che il cielo ha regalato a loro due, dice
Sant'Agostino. Ha portato già il frutto del suo matrimonio verginale
con Maria; ha visto colmata la sua paternità per opera e grazia dello
Spirito Santo, accettando che fosse in quel modo concreto, in povertà e
abbandono del mondo (Lc 2, 4-7).
Giuseppe, come padre, fa circoncidere il bambino appena nato l'ottavo
giorno e gli impone il nome di Gesù, dato che ciò era un diritto
inerente alla missione di padre. Così San Giuseppe esercita il suo
dominio sul figlio, e in qualche modo segna la sua personalità. Al
momento di imporgli il nome di Gesù lo inserisce, con tutti i diritti,
nella discendenza davidica. È un atto di dominio e di sapienza, perché
il nome corrisponde alla sostanza della persona (Lc 2, 21; Mt 1,
20-21.25).
Giuseppe e Maria, secondo San Luca, presentano il bambino Gesù al
tempio come sacerdote e come sacrificio. Atto che rappresenta il
riconoscimento dei genitori della speciale consacrazione a Dio di quel
bambino che aveva ricevuto il nome di Gesù, che significa Salvatore,
per una speciale ispirazione dell'angelo (Lc 2, 22-24).
In qualità di padre di Gesù, Giuseppe riceve dal cielo l'ordine di
portarlo in Egitto per liberarlo dalle ire sterminatrici di Erode e di
portarlo indietro, a tempo debito, in Palestina (Mt 2,13-23).
Poiché Giuseppe è padre, Gesù gli obbedisce e gli sta sottomesso
(Lc 2, 51).
I sentimenti di paternità per Gesù sono così forti in Giuseppe che
quando i pastori cantano le meraviglie della apparizione degli angeli,
suo padre e sua madre ascoltano meravigliati quello che si dice del
bambino (Lc 2, 33); e quando egli si perde nel tempio, lo cercano per
tre giorni con grande dolore; "Guarda che tuo padre e io, in pena,
ti stavamo cercando" (Lc 2, 48).
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