Nel giorno in cui la Chiesa fa memoria di tutti i santi, non possiamo non dedicare un pensiero speciale al Padre putativo e Custode di Gesù, San Giuseppe, che a ragione può essere definito "il santo più vicino a Gesù e a Maria". Buona festa a tutti!
Nella silenziosa relazione amorosa tra due fidanzati l’energia
creatrice dell’Altissimo concepisce e riveste di carne nel grembo di
Maria, l’intelligenza divina che entra nella storia umana come
illuminazione sul grande mistero di Dio.
I protagonisti di quest’avventura umano-divina sono Maria di
Nazareth e Giuseppe di professione carpentiere. San Giovanni Paolo II
nell’enciclica sulla Madonna, la Redemptoris Mater, descrive la
gerarchia della santità. In questa classifica Maria occupa il primo
posto, il secondo posto appartiene a san Giuseppe, il Redemptoris
custos, prima degli Apostoli e di tutti gli altri santi.
Santa Caterina da Siena in una sua riflessione nel giorno
dell’Annunciazione invita a leggere questa pagina dell’Evangelo con i
sentimenti di san Giuseppe. Questo annuncio dell’angelo, scriveva
Caterina, «ci invita alla più profonda comunione del Mistero
dell'Incarnazione e della vita nascosta di Gesù a Nazareth, con la fede,
la speranza e la carità di san Giuseppe. Tutta la vita di Giuseppe si
trova in questa parte nascosta del Mistero».
Quando Gesù ha cominciato la vita pubblica, molto probabilmente,
l’esistenza terrena del suo papà terreno era già finita. Per assaporare
questo mistero di grazia, sarà utile rileggere la pagina dell’Evangelo
che è il cuore pulsante di energia e luce per cogliere nella vita di san
Giuseppe l’azione amorevole di Dio.
«Così fu generato Gesù Cristo: sua Madre Maria, essendo promessa
sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta
per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo
giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in
segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve
in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide,
non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bambino che
è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un
Figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai
suoi peccati”».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto
dal Signore per mezzo del profeta: “Ecco, la vergine concepirà e darà
alla luce un figlio: a lui sarà imposto il nome di Emmanuele, che
significa Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come
gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa;
senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo
chiamò Gesù» (Mt 1, 18-24).
San Giuseppe non fu presente ai momenti finali della vita di suo
Figlio, ma nella profezia di Simeone al tempio su quella spada che
avrebbe trafitto l’anima della sua sposa Maria, Giuseppe aveva
intravisto la conclusione dolorosa di Gesù, come fu per Abramo, chiamato
“il padre della fede”, davanti al drammatico sacrificio del figlio
Isacco (cf Gn 22).
Per Giuseppe il sacrificio della sposa fu condiviso, poiché tra
Maria e Giuseppe esisteva una relazione affettiva di straordinaria
intensità. Per Giuseppe Maria era la persona più amata.
Questo fatto della profezia al tempio, all’inizio della vita di
Gesù, ci fa percepire una risonanza profonda tra questo brano del
Vangelo e il momento finale della vita terrena di Gesù. Sul Calvario il
figlio morente consegna la sua mamma alla custodia del discepolo
prediletto, Giovanni.
Prima di Giovanni, era stato Giuseppe a ricevere da Dio il grande
dono di Maria e, come sposo innamorato, l’aveva accolta con tanta
fiducia e obbedienza alla volontà del Padre.
Giuseppe, accogliendo Maria come sposa, nello stesso tempo ha
accettato di essere il fedele custode anche di Gesù, vivente nel grembo
verginale di Maria.
Il testo dell’apparizione dell’angelo a Giuseppe, citato da Matteo,
è il parallelo dell'Annunciazione a Maria. Senza parole, la prontezza
di Giuseppe nell’obbedire è il suo «sì» pieno e definitivo con tutto il
suo amore di sposo e di padre, di sposo per Maria e di padre verso Gesù.
Giuseppe è l'uomo giusto chiamato da Dio Padre a prendere
inseparabilmente il Figlio e la Madre, Gesù e Maria. è l'espressione che
viene ripetuta nel capitolo 2° di Matteo: «Prendi il Bambino e sua
Madre» (v. 13 e 20). E Giuseppe obbedisce immediatamente per salvare la
vita del Figlio di Dio: obbediente «si alzò e prese il Bambino e la sua
Madre di notte» e partì per l’Egitto percorrendo sentieri del deserto
sconosciuti.
Qualche anno fa il predicatore degli esercizi spirituali alla Curia
vaticana, alla presenza di papa Benedetto XVI, ha predicato che
«l'umile Giuseppe, così grande, il più grande santo dopo Maria, è stato
invece sconosciuto durante tanti secoli, con un influsso disastroso dei
vangeli apocrifi, fino a farne anche una figura non tanto positiva: un
Giuseppe vecchio, vedovo, che ha avuto dei figli prima del suo
matrimonio con Maria, un uomo che dubita e che sta lontano da Maria e
dal Bambino al momento della Natività! Al contrario il vangelo di Luca
ci dice chiaramente che i pastori “trovarono Maria, Giuseppe e il
Bambino che giaceva nella mangiatoia” (Lc 2, 16). Nonostante alcuni
testi belli dei Padri su di lui - ha proseguito il padre predicatore
Francois Marie Lethel -, non aveva neanche una festa, a differenza degli
Apostoli, della Maddalena, degli altri discepoli di Gesù e dei martiri.
Bisognerà aspettare la fine del Medioevo per lo sviluppo del suo culto,
con san Bernardino da Siena in Italia e Jean Gerson in Francia. Ma è
santa Teresa d'Avila, nel XVI secolo che ha dato al culto di san
Giuseppe tutta la sua dimensione teologica, cioè cristologica ed
ecclesiologica, e anche la sua diffusione universale».
Dobbiamo tributare un grande onore a santa Teresa d’Avila: l’aver
sollecitato nella Chiesa una grande «riparazione» di questa dimenticanza
dei secoli precedenti. Così, negli ultimi secoli, negli insegnamenti
dei Papi come nell'esperienza dei Santi, san Giuseppe è passato al primo
piano della vita della Chiesa, assolutamente inseparabile da Gesù e
Maria.
Dopo i suoi predecessori, da san Giovanni XXIII passando per Paolo
VI, san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, papa Francesco non solo ha
collocato san Giuseppe nei canoni eucaristici della messa, ma con grande
intensità, convinzione e con frequenza sottolinea il ruolo di san
Giuseppe nel custodire e proteggere la Chiesa del suo figlio Gesù.
(Angelo Forti, La Santa Crociata in onore di San Giuseppe)
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