SAN GIUSEPPE, PROTETTORE DEI MORENTI
«Sembra che la
società moderna viva una cultura di morte, a dimostrarlo sarebbero le
cronache giornaliere: aborti ed eutanasie, omicidi e suicidi, violenze,
guerre, incidenti stradali e sul lavoro con le loro relative vittime,
ecc., tutto porta a questa macabra realtà. Paradossalmente la stessa
società rifiuta non solo il discorso sulla propria morte ma anche la sua
visibilità, sforzandosi di eliminare i segni e, addirittura, a
banalizzarla. L’intolleranza verso i morti è davvero palese, ciò è
dettato da una irresponsabile fuga dalla realtà o da una visione
materialista, priva di speranza, estranea alla fede nel Cristo morto e
risorto. Halloween è proprio il segno di questa intolleranza. Una
ricorrenza distorta che allontana dalla morte, fra ingenuità e
inconscio, con scherzo e gioco, deridendo su morti e spiriti, il tutto
accompagnato da un desiderio per l’occulto e il paranormale, premesse
sufficienti e prossime al satanismo nonché terreno fecondissimo per le
opere omicide di Satana, in quanto seduttore e menzognero. Tutto a
discapito della Commemorazione dei fedeli defunti del 2 Novembre che è
espressione di un sentimento religioso e umano per educare il cristiano
fin da bambino a rendere preziosa la propria morte e a familiarizzare
con questa realtà della vita seppur così drammatica e dolorosa nel suo
presentarsi. Dunque non c’è niente da ridere né da allontanare ma solo
da prepararsi e accogliere; nella liturgia dei defunti ricordiamo
infatti che “se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la
promessa dell’immortalità futura… perché la vita non è tolta, ma
trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno,
viene preparata un’abitazione eterna nel cielo” (cf. Prefazio defunti I).
Per
tale motivo la Chiesa ci incoraggia a prepararci all’ora della nostra
morte e ad affidarci a san Giuseppe, patrono della buona morte (cf. CCC
1014). La tradizione ecclesiale professa infatti che l’Uomo giusto di
Nazaret sia spirato tra le braccia di Gesù e di Maria. Il pio transito
di san Giuseppe è uno dei tanti privilegi concessi al Santo caro alla
pietà popolare e che ha dato vita alla nascita di tante confraternite
nelle quali gli aderenti supplicano il Santo carpentiere per una
protezione nell’ora estrema. La pia credenza, di origine apocrifa ma
ortodossa circa i dogmi principali, ha avuto un vasto consenso sia nella
devozione sia nella Liturgia. Se da un lato la morte è stata una realtà
dolorosa per il morente e per i familiari, dall’altro lato san Giuseppe
ha gioito per avere avuto accanto a sé in quel momento di tribolazione
Gesù e Maria. Nella sua vita il santo Patriarca è stato ministro della
salvezza nei riguardi dell’umanità di Gesù, adesso nel momento della sua
morte non è più ministro ma beneficiario della salvezza per i meriti di
Cristo come lo saremo anche noi quando arriverà tale ora. Mentre noi
cristiani possiamo sperare una beata morte accontentandoci solo di
pronunciare i nomi di Gesù e Maria, per san Giuseppe, invece, quei nomi
sono stati presenza effettiva e affettiva, privilegio che nessun altro
ha mai potuto avere. Pregare in suffragio dei nostri defunti e
prepararsi alla propria morte sicuramente “hanno bisogno di una speciale
virtù dall’alto (cf. Lc 24,49; At 1,8), donazione certo dello Spirito
del Signore non disgiunta però dall’intercessione e dall’ esempio dei
suoi Santi” (cf. RC 29). Invochiamo, dunque, in questo mese di Novembre
l’aiuto di san Giuseppe; affidiamoci a lui così come la Chiesa ci
insegna, così come la Pietà popolare si esprime nelle sue numerose e
belle preghiere dedicate al santo Carpentiere, protettore dei morenti e
terrore dei demoni».
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