San Giuseppe è l’uomo capace di ASCOLTARE.
Il gesto dell’ascolto è la mano dietro l’orecchio e lo sguardo attento sulla bocca di chi mi sta di fronte. Sono fortemente proteso verso l’altro – genitore, figlio, amico, marito, moglie, nonno …
San Giuseppe è l’uomo capace di ACCOGLIERE.
Egli accoglie Maria e Gesù come delle persone che sono doni di affetto, di novità di vita, di amore e di provvidenza. Troppe volte gli altri sono degli inciampi nella nostra vita, perché diventano per noi fastidio generando divisioni, litigi, incomprensioni… per Giuseppe di Nazareth gli altri – Maria, Gesù – sono la realizzazione della sua vita. Coloro che il Signore pone sulla strada della nostra vita misurano e mettono alla prova la nostra apertura mentale, spirituale ed esistenziale. Il gesto dell’accoglienza sono le braccia aperte, non mi chiudo in me stesso.
San Giuseppe è l’uomo del CUSTODIRE.
Quando abbiamo una persona, una cosa che riteniamo preziosa la teniamo stretta a noi, non per soffocarla bensì per farle sentire tutto il nostro affetto e quanto è importante per noi. Quand’è l’ultima vota che abbiamo detto a qualcuno: “Tu per me sei importante”? Allora vogliamo proteggere ciò che è degno della nostra custodia. Ci impegniamo perché non sia sminuito, sporcato, distrutto, rubato … ciò che è il soggetto e l’oggetto della nostra vera ricchezza. Gesù dice: “Là dov’è il vostro cuore lì c’è il vostro tesoro”.
Giuseppe di Nazareth custodisce il dono che gli è stato fatto: Maria, Gesù, per loro si preoccupa e cerca di salvaguardarli anche nei momenti di difficili della vita. Il gesto della custodia sono le due mani sul cuore per dire un cuore donato, un cuore che condivide, un cuore responsabile. Due mani che dal cuore si aprono verso coloro che mi stanno davanti.
San Giuseppe è l’uomo che sa SOGNARE.
Saper guardare avanti! Essere capaci di intuire e indurre il futuro! Non è fantasticare, bensì impegnarsi nel presente per rendere possibile il domani. Chi è capace di sognare non vive di assicurazioni, di raccomandazioni, d’intrighi per fregare gli altri … Piuttosto, come facevano i Profeti dell’Antico Testamento, sanno percepire nelle difficoltà presenti la ricchezza che il futuro ci propone. Saltano tutti gli schemi personali per generare una vita nuova.
Oggi siamo capaci di recriminare, di fare appello ai diritti acquisiti, nulla deve scombinare le nostre certezze e così ci chiudiamo in una gabbia che rende il presente ammuffito e stantio. Martin Luther King iniziò un suo celebre discorso dicendo: “Io ho un sogno …” indicando una strada non facile per raggiungere la piena dignità di tutte le persone! Il vero sognatore non è colui che vagheggia o vaneggia cose irraggiungibili, ma chi misura la vita sulla difficoltà reale e vede concretamente la possibilità di una vita nuova. Sono le persone abilitate a entrare nel “Regno di Dio”, dirà Gesù. Il gesto del sogno è chiudere gli occhi, mettersi in disparte e in quel tempo di silenzio e di oscurità permettere alla speranza di inondare il cuore e la mente. Quando si riaprono gli occhi tutto sembra più luminoso e bello.
Quattro sono i verbi che ci permettono di raccontare la vita di una persona di nome Giuseppe di Nazareth: ascoltare, accogliere, custodire, sognare. Quattro verbi che, se vissuti, ci insegnano la via dell’Amore. Il vero amore coniuga contemporaneamente questi quattro atteggiamenti concreti della vita e la rende bella. Etty Hillesum, che morì a soli 29 anni in un campo di concentramento, proprio in un momento di profonda difficoltà scrisse: “Non lasciamoci divorare dalla paura e dalle preoccupazioni … le cose difficili quando le accetti diventano belle”.
Chissà se in questo tempo di diminuita attività, dove le relazioni diventano più intense, si può inventare una favola, una novella dove i verbi ascoltare, accogliere, custodire e sognare sono i protagonisti? Scatenate la fantasia e che San Giuseppe ci aiuti tutti!
(dal sito della Scuola Primaria Paritaria "San Giuseppe" di Susa)
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