SAN GIUSEPPE, MAESTRO DELLA VITA INTERIORE - prima parte

 (da Giuseppe lo chiamò Gesù, di padre Tarcisio Stramare, Portalupi editore, 2001, pp. 169-172)


«La vita di ogni vivente appare soprattutto dall'attività che gli è più propria e verso la quale si sente più incline. Così, per le piante, la vita si manifesta nel fatto che si nutrono e generano; per gli animali, la vita si manifesta nel fatto che si nutrono e generano; negli uomini la vita si manifesta, invece, nel fatto che capiscono e agiscono secondo ragione. Poiché in ciascun uomo, poi, la vita consiste principalmente in ciò che lo diletta massimamente e a cui massimamente tende, la vita dell'uomo viene divisa in attiva e contemplativa, secondo che costui tenda principalmente alla contemplazione della verità o alle attività esteriori.
La circostanza che san Giuseppe abbia esercitato nella sua vita un mestiere manuale e si sia prodigato in mille modi e tra innumerevoli affanni per il sostentamento della sua famiglia, potrebbe facilmente indurre a considerarlo, tenuto appunto conto di questa attività esteriore, come spiritualmente appartenente alla vita attiva. La realtà, invece, non coincide con questa impressione ed esige che noi, alla scuola di san Tommaso, consideriamo, invece, san Giuseppe come colui che "principalmente attese alla contemplazione della verità".
Benché la vita contemplativa, se ci riferiamo all'essenza stessa dell'azione, appartenga all'intelletto, essa dipende, tuttavia, nell'erservizio di tale operazione, dalla volontà, che muove tutte le potenze, intelletto compreso, al proprio atto.
La verità, infatti, che è il fine della contemplazione, essendo un bene appetibile, amabile e dilettevole, è percò stesso oggetto del desiderio, che inclina all'introspezione sia per amore della cosa veduta, sia per amore della stessa conoscenza ottenuta. Per tale motivo san Gregorio colloca la vita contemplativa nella carità di Dio, in quanto è appunto perché acceso da questo amore, che uno si pone a considerarne la bellezza.
L'amore di Dio e del prossimo si trova, perciò, in relazione alla vita contemplativa come causa movente, che la prepara e la perfeziona. Nell'argomentazione di san Tommaso sulla vita contemplativa, il rapporto di questa con l'amore è continuamente presente. Alla luce di questo principio, ossia che la carità è inizio e fine della vita contemplativa, è intuibile l'altezza del grado di contemplazione di san Giuseppe, il quale, a motivo della sua elezione a fare da padre a Gesù, si è trovato accanto a Maria nell'esercizio di un amore che gli è proprio, quello filiale di Gesù.
La teologia non ha certamente terminato di sondare il mistero dell'umanità di Cristo. Affermato che Dio è la causa efficiente della grazia, essa ha precisato che l'umanità di Cristo partecipa alla santificazione a livello di "strumento coingiunto", privilegiandola così nei riguardi dei sacramenti, considerati "strumento separato". L'umanità di Cristo, congiunta all adivinità, è stata appunto lo strumento assunto da Dio per la santificazione degli uomini».  

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