«Oltre alla chiamata di Dio – che realizza i nostri sogni più grandi – e alla nostra risposta – che si attua nel servizio disponibile e nella cura premurosa –, c’è un terzo aspetto che attraversa la vita di San Giuseppe e la vocazione cristiana, scandendone la quotidianità: la fedeltà. Giuseppe è l’uomo giusto (Mt 1,19), che nel silenzio operoso di ogni giorno persevera nell’adesione a Dio e ai suoi piani. In un momento particolarmente difficile si mette a “considerare tutte le cose” (cfr v. 20). Medita, pondera: non si lascia dominare dalla fretta, non cede alla tentazione di prendere decisioni avventate, non asseconda l’istinto e non vive all’istante. Tutto coltiva nella pazienza. Sa che l’esistenza si edifica solo su una continua adesione alle grandi scelte.
Ciò corrisponde alla laboriosità mansueta e costante con cui svolse l’umile mestiere di falegname (cfr Mt 13,55), per il quale non ispirò le cronache del tempo, ma la quotidianità di ogni padre, di ogni lavoratore, di ogni cristiano nei secoli. Perché la vocazione, come la vita, matura solo attraverso la fedeltà di ogni giorno.
Come si alimenta questa fedeltà? Alla luce della fedeltà di Dio. Le prime parole che San Giuseppe si sentì rivolgere in sogno furono l’invito a non avere paura, perché Dio è fedele alle sue promesse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere" (Mt 1,20). Non temere: sono le parole che il Signore rivolge anche a te, cara sorella, e a te, caro fratello, quando, pur tra incertezze e titubanze, avverti come non più rimandabile il desiderio di donare la vita a Lui. Sono le parole che ti ripete quando, lì dove ti trovi, magari in mezzo a prove e incomprensioni, lotti per seguire ogni giorno la sua volontà. Sono le parole che riscopri quando, lungo il cammino della chiamata, ritorni al primo amore. Sono le parole che, come un ritornello, accompagnano chi dice sì a Dio con la vita come San Giuseppe: nella fedeltà di ogni giorno.
Questa fedeltà è il segreto della gioia. Nella casa di Nazaret, dice un inno liturgico, c’era "una limpida gioia". Era la gioia quotidiana e trasparente della semplicità, la gioia che prova chi custodisce ciò che conta: la vicinanza fedele a Dio e al prossimo».
Ciò corrisponde alla laboriosità mansueta e costante con cui svolse l’umile mestiere di falegname (cfr Mt 13,55), per il quale non ispirò le cronache del tempo, ma la quotidianità di ogni padre, di ogni lavoratore, di ogni cristiano nei secoli. Perché la vocazione, come la vita, matura solo attraverso la fedeltà di ogni giorno.
Come si alimenta questa fedeltà? Alla luce della fedeltà di Dio. Le prime parole che San Giuseppe si sentì rivolgere in sogno furono l’invito a non avere paura, perché Dio è fedele alle sue promesse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere" (Mt 1,20). Non temere: sono le parole che il Signore rivolge anche a te, cara sorella, e a te, caro fratello, quando, pur tra incertezze e titubanze, avverti come non più rimandabile il desiderio di donare la vita a Lui. Sono le parole che ti ripete quando, lì dove ti trovi, magari in mezzo a prove e incomprensioni, lotti per seguire ogni giorno la sua volontà. Sono le parole che riscopri quando, lungo il cammino della chiamata, ritorni al primo amore. Sono le parole che, come un ritornello, accompagnano chi dice sì a Dio con la vita come San Giuseppe: nella fedeltà di ogni giorno.
Questa fedeltà è il segreto della gioia. Nella casa di Nazaret, dice un inno liturgico, c’era "una limpida gioia". Era la gioia quotidiana e trasparente della semplicità, la gioia che prova chi custodisce ciò che conta: la vicinanza fedele a Dio e al prossimo».
(Papa Francesco, Messaggio per la 58a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni)
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Preghiamo san Giuseppe perché meditando sulla sua figura impariamo a essere fedeli a Dio, alla vocazione a cui ci ha chiamati, e nell'abbandono alle Sue mani paterne troviamo la gioia, la gioia che permane con noi ogni giorno, nel profondo del nostro cuore, anche nelle fatiche e nelle sofferenze che la vita ci chiederà di affrontare.
San Giuseppe, prega per noi!
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