Nella voce dell'angelo che gli appare in sogno sa subito discernere la volontà di Dio che è luce ai suoi passi. Allora, subito si alza e subito compie quanto gli è stato detto di fare. Non esita neppure un attimo per dire il suo sì. Ancora una volta, Maria e Giuseppe sono profondamente uniti dal sacro vincolo dell'obbedienza a Dio, cui nulla antepongono.
Svegliatosi dal sonno, Giuseppe è ormai l'uomo che ha vissuto a sua pasqua ed è pronto per la sorprendente missione cui Dio lo ha chiamato: assumere la paternità legale di Gesù ed essere il fedele custode del Bambino e di Maria, sua Madre. Nel modo di vivere questa sua vocazione traspare il suo volto interiore, la sua figura di "uomo di Dio". Umile e silenzioso, si fa servo dei servi di Dio, con una disponibilità premurosa e costante, di giorno e di notte, mai attirando lo sguardo su di sé, ma attento ai segni di Dio, al suo progetto, non al proprio.
Giuseppe è "custode" 0 diceva papa Francesco nell'omelia di inizio del suo ministero petrino – «perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, e sa prendere le decisioni più sagge» (19 marzo 2013, Solennità di san Giuseppe).
Ricevuta la missione, inizia anche per Giuseppe una "peregrinazione nella fede". «Si può dire che quello che egli fece lo unì in modo del tutto speciale alla fede di Maria, e che, così facendo, sostenne la sua sposa nella fede della divina Annunciazione» (Redemptoris Custos, 5).
Le tappe del suo "pellegrinaggio" sono esemplari anche per il nostro quotidiano cammino di vita cristiana, nei suoi imprevisti avvenimenti, che spesso ci trovano impreparati e perciò ansiosi o ribelli, mentre l'umile accettazione di quanto accade potrebbe diventare grazia per molti. Giuseppe ci insegna la preziosità di essere docili strumenti nelle mani di Dio che, fiducioso, ci affida i suoi tesori.
Un nuovo sogno, una nuova parola annunziata dall'angelo, rimette Giuseppe in viaggio: la sacra Famiglia fa ritorno in Israele, a Nazareth. In quella casa, cantata da Paolo VI come luogo dove si vive di umile lavoro, dove si impara ad amare il silenzio e apenetrare nei segreti di Dio, proprio in quegli anni di vita nascosta in cui il Figlio di Dio cresce in sapienza e virtù, avviene l'angosciosa esperienza dello smarrimento di Gesù e del suo ritrovamento dopo tre – simbolici – giorni. Il Vangelo ci fa ascoltare il dolce rimprovero di Maria e le prime parole di Gesù: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Lc 2,49). Di Giuseppe si ode solo il profondo silenzio: attraverso Gesù, egli ascolta di nuovo la sua missione di custode del tesoro di Dio, la missione di ogni padre e di ogni madre.
Un nuovo sogno, una nuova parola annunziata dall'angelo, rimette Giuseppe in viaggio: la sacra Famiglia fa ritorno in Israele, a Nazareth. In quella casa, cantata da Paolo VI come luogo dove si vive di umile lavoro, dove si impara ad amare il silenzio e apenetrare nei segreti di Dio, proprio in quegli anni di vita nascosta in cui il Figlio di Dio cresce in sapienza e virtù, avviene l'angosciosa esperienza dello smarrimento di Gesù e del suo ritrovamento dopo tre – simbolici – giorni. Il Vangelo ci fa ascoltare il dolce rimprovero di Maria e le prime parole di Gesù: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Lc 2,49). Di Giuseppe si ode solo il profondo silenzio: attraverso Gesù, egli ascolta di nuovo la sua missione di custode del tesoro di Dio, la missione di ogni padre e di ogni madre.
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