IL PATRIARCA SI MUOVE CON LA LIBERTÀ E LA FIDUCIA CONFERITE DALL’AMORE


Il silenzio di san Giuseppe davanti alle mozioni divine ci può servire per addentrarci nella libertà con cui il Patriarca si muoveva nell’ambito dei piani di Dio. A tutta prima ci potrebbe sembrare che questa semplicità racchiuda una vita priva di ideali personali o magari una risposta troppo meccanica. Tuttavia, se la contempliamo più da presso, ci accorgiamo che si tratta piuttosto di una vita al colmo della libertà dell’amore. L’orazione autentica, quando è un dialogo aperto con Dio, ci regala la possibilità di guardare il mondo, in certo modo, dalla sua posizione. Allora la nostra vita acquista una dimensione diversa, inattesa, come quella di san Giuseppe: «Fede e amore si fondono nella speranza della grande missione che Dio, servendosi proprio di lui – un falegname della Galilea – cominciava a realizzare nel mondo: la redenzione degli uomini»[1].

«La logica dell’amore è sempre una logica di libertà, e Giuseppe ha saputo amare in maniera straordinariamente libera. Non ha mai messo sé stesso al centro. Ha saputo decentrarsi, mettere al centro della sua vita Maria e Gesù»[2]. L’orazione ci rende veramente liberi perché ci permette di penetrare nella logica della donazione, in una logica che ci rende più leggeri e ci permette di dare a ogni cosa il peso adeguato. Quando stabiliamo un dialogo continuo con Dio, le nostre vite non dovranno più sottostare necessariamente ai nostri gusti o alle nostre stanchezze, anche se continuano a esistere. Neanche le nostre miserie ci preoccupano troppo, perché sappiamo che egli viene in nostro aiuto per guarirci e per trasformarle in sorgente di vita, come furono le mani piagate e il costato aperto di Cristo.

Ma questo non significa che la vita di preghiera di san Giuseppe non abbia incontrato difficoltà. Sappiamo che una volta, al ritorno da Gerusalemme, perse di vista Gesù adolescente (cfr. Lc 2, 45). Possiamo immaginare con quale angoscia lo avrà cercato. Nella sua mente saranno passati tanti ricordi indimenticabili con una diversa tonalità. Forse sarà sfuggita qualche lacrima. Eppure durante i tre giorni dell’incertezza, non aveva smesso di perseverare interiormente «tenendo fisso lo sguardo su Gesù» (Eb 12, 2). La sua ricerca esteriore, ancora una volta, era il riflesso della sua continua ricerca interiore. Il santo Patriarca non comprese la risposta datagli da Gesù quando alla fine lo trovò nel tempio, però la sua vita era ormai a tal punto nelle mani di Dio, che anche allora si lasciò guidare da lui. Proprio lì sta la grandezza della personalità di san Giuseppe, quella che gli chiediamo nel giorno della sua festa: confidare pienamente in Dio. Dio non defrauda mai, perché i suoi sogni nei nostri confronti, benché a volte siano più grandi di noi, sono sempre buoni.

 [1]  San Josemaría, È Gesù che passa, n. 42.

 [2] Papa Francesco, lettera apostolica Patris corde, n. 7.


FONTE: Sito dell'Opus Dei

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