UNA PREGHIERA CHE PONE LO SGUARDO SU GESÙ


Fin dalla nascita di Gesù a Betlemme, in piena povertà, il santo Patriarca non si sarà stancato mai di contemplare il volto di Dio fattosi bambino. È facile immaginare il suo sguardo, pieno di affetto, rivolto a Gesù durante la prima notte trascorsa su questa terra. Con il passare degli anni avrà ricordato continuamente quel primo sonno divino che aveva aperto una prospettiva insospettata nella sua esistenza: poter portare Maria e il Bambino nella sua casa. Tuttavia l’orazione di Giuseppe si andrà adeguando con il tempo al ritmo della vita di Gesù e degli avvenimenti ordinari. «La vita di Gesù fu per san Giuseppe una continua scoperta della propria vocazione»[1]. La sua vita contemplativa non fu mai una scusa per la passività. Tutto il contrario: la precaria tranquillità di Betlemme è interrotta da un nuovo sogno: Dio lo invita ad andare in esilio in Egitto con la sua famiglia. Proprio perché la sua preghiera è il fuoco che lo muove, si mette immediatamente in cammino. Da san Giuseppe impariamo che ogni autentico rinnovamento, che ogni nuovo impulso, nasce da una contemplazione di Gesù che ci porta al dialogo con Dio.

La vita della Sacra Famiglia, ormai ritornata a Nazaret, si può descrivere così: «Il Figlio di Dio è nascosto agli uomini e solo Maria e Giuseppe custodiscono il suo mistero e lo vivono ogni giorno: il Verbo incarnato cresce come uomo all’ombra dei suoi genitori, ma, nello stesso tempo, questi rimangono, a loro volta, nascosti in Cristo, nel suo mistero, vivendo la loro vocazione»[2]. Agli occhi della gente del popolo, nulla di straordinario accadeva in quella santa casa, che in qualche modo è per noi anche una cattedra di orazione nella vita ordinaria. Anche noi possiamo vivere nella vita nascosta di Cristo. La vita di Giuseppe e di Maria si svolge in un continuo dialogo con Gesù: essi vivono per veder crescere il Signore, ma sono loro che vanno crescendo agli occhi di Dio. Essi si prendono cura di Gesù in una umile casa di Nazaret mentre Dio li protegge nella grande missione del suo amore.

«La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio» (Col 3, 3). La nostra vita di preghiera ci porta, come fa san Giuseppe, a rifugiarci sempre nel Signore. Il santo Patriarca ha potuto sopportare l’umiliazione del presepe, l’asprezza dell’esilio e l’apparente monotonia di una vita normale, perché ha saputo mettere il suo cuore in Gesù: luogo dove ogni situazione diventa agibile. Non ha mai considerato la propria vocazione come un insieme di cose da compiere, ma come il dono immeritato di poter vivere in ogni momento accanto al figlio di Dio.

 

[1] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 54.

[2] Benedetto XVI, Discorso nei giardini vaticani, 5-VII-2010.

 

FONTE: Sito dell'Opus Dei

 

Stampa il post

Nessun commento:

Posta un commento

Disclaimer

«Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001»