GIUSEPPE NEL VANGELO DELLA NASCITA (don Ivano Colombo) - Prima parte


NEI VANGELI CANONICI: UN FIGURANTE NEL PRESEPIO?


Non manca la figura di Giuseppe nei presepi, allestiti con l’intento di richiamare la storia della notte santa di Betlemme. E tuttavia il personaggio appare piuttosto defilato.
L’attenzione è riservata altrove. Gli occhi sono puntati sul Bambino, anche quando il neonato è collocato agli estremi dello spazio, come si vede a Padova nell’immagine di Giotto, che ne fa il fulcro da cui partono a raggiera gli altri personaggi. E, ovviamente l’attenzione è pure rivolta alla Madre, la quale, sempre nella scena della Cappella degli Scrovegni, occupa lo spazio, per la posa che la vede adagiata dopo il parto a tenere il centro della scena, sotto la tettoia della capanna. Così pure lo sguardo è attirato dagli angeli e dai pastori, i protagonisti della notizia, data dal vangelo. In effetti per il racconto evangelico ciò che conta sta proprio nelle parole dell’angelo ai pastori e nell’accorrere di costoro alla mangiatoia …
Il “povero” Giuseppe, anche nel vangelo, non risulta neppure nominato, in quel momento, se non per dire che per causa sua, per la sua appartenenza al casato di Davide, egli deve portare con sé anche la sposa, incinta, verso Betlemme, proprio quando lì, lontani da casa, per lei … “si compirono i giorni del parto”.
A questo punto nulla si dice di Giuseppe, come se non fosse rilevante, come se nulla potesse fare in quella circostanza per assistere la moglie nel parto di un figlio che sa non essere suo. 

NEI VANGELI APOCRIFI: È IL PROTAGONISTA
Giuseppe è invece il protagonista nel racconto del vangelo apocrifo di Giacomo, dove è lui a condurre la scena … ed è anche lui a parlare in prima persona …

Dal Protoevangelo di Giacomo (17-19)
Venne un ordine dall’imperatore Augusto affinché si facesse il censimento di tutti gli abitanti di Betlemme della Giudea. Giuseppe pensò: “Io farò recensire tutti i miei figli; ma che farò con questa fanciulla? Come farla recensire? Come mia moglie? Mi vergogno. Come mia figlia? Ma, in Israele tutti sanno che non è mia figlia.
Questo è il giorno del Signore, e il Signore farà secondo il suo beneplacito”. Sellò l’asino e vi fece sedere Maria: il figlio di lui tirava la bestia e Giuseppe li accompagnava. Giunti a tre miglia, Giuseppe si voltò e la vide triste; disse tra sé: “Probabilmente quello che è in lei la travaglia”. Voltatosi nuovamente, vide che rideva.
Allora le domandò: “Che cosa hai, Maria, che vedo il tuo viso ora sorridente e ora rattristato?”. Maria rispose a Giuseppe: “È perché vedo, con i miei occhi, due popoli: uno piange e fa cordoglio, l’altro è pieno di gioia e esulta”.
Quando giunsero a metà strada, Maria gli disse: “Calami giù dall’asino, perché quello che è in me ha fretta di venire fuori”. La calò giù dall’asino e le disse: “Dove posso condurti per mettere al riparo il tuo pudore? Il luogo, infatti, è deserto”.
Trovò quivi una grotta: ve la condusse, lasciò presso di lei i suoi figli e uscì a cercare una ostetrica ebrea nella regione di Betlemme. Io, Giuseppe, camminavo e non camminavo. Guardai nell’aria e vidi l’aria colpita da stupore; guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, e immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e vidi un vaso giacente e degli operai coricati con le mani nel vaso: ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che prendevano su il cibo non l’alzavano dal vaso, quelli che lo stavano portando alla bocca non lo portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto.
Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria. Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull’acqua, ma non bevevano.
Poi, in un istante, tutte le cose ripresero il loro corso. Vidi una donna discendere dalla collina e mi disse: “Dove vai, uomo?”. Risposi: “Cerco una ostetrica ebrea”.
E lei: “Sei di Israele?”. “Sì” le risposi. E lei proseguì: “E chi è che partorisce nella grotta?”. “La mia promessa sposa” le risposi. Mi domandò: “Non è tua moglie?”. Risposi: “E’ Maria, allevata nel tempio del Signore. Io l’ebbi in sorte per moglie, e non è mia moglie, bensì ha concepito per opera dello Spirito santo”.
La ostetrica gli domandò: “E’ vero questo?”. Giuseppe rispose: “Vieni e vedi”.
E la ostetrica andò con lui. Si fermarono al luogo della grotta ed ecco che una nube splendente copriva la grotta. La ostetrica disse: “Oggi è stata magnificata l’anima mia, perché i miei occhi hanno visto delle meraviglie e perché è nata la salvezza per Israele”. Subito dopo la nube si ritrasse dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano sopportare.
Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il bambino: venne e prese la poppa di Maria, sua madre.
L’ostetrica esclamò: “Oggi è per me un gran giorno, perché ho visto questo nuovo miracolo”.

Altri vangeli apocrifi mettono in primo piano Giuseppe, come il protagonista della scena di Betlemme: è lui che trova per Maria una caverna oscura, nella quale la stessa Maria, partorendo non solo mette alla luce il suo bambino, ma lo fa diventare fonte di luce per quella caverna.
Nel momento del parto Giuseppe non c’è, in quanto si è allontanato alla ricerca di una levatrice, la quale poi servirà a constatare il parto verginale di Maria, cioè che lei è rimasta vergine anche ad aver partorito.
Perciò Maria non è vergine solo “ante partum” in quanto Giuseppe non ha concorso a questo concepimento, ma è vergine pure durante e dopo il parto, perché non ci sono segni in lei dell’evento. 

FONTE: blog di don Ivano Colombo

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