(Bruno Capparoni, La Santa Crociata di San Giuseppe, aprile 2021, pp. 8-9)
L'autore che qui presentiamo, oggi non molto noto, fu nella sua epoca un intellettuale famoso e influente. Giovanni Gersone, il cui nome era Jean Le Charlier, ma che passò alla storia con il nome del suo luogo di nascita, era nato nel 1363 e morì a Lione il 12 luglio 1429.
Fu sacerdote, professore di teologia alla Sorbona di Parigi e dal 1395 Cancelliere di quella Università. Fu scrittore fecondissimo di opere latine e francesi. Ebbe grande influsso nella società francese ed europea del suo tempo e condusse una vita santa, tanto che dopo la sua morte venne venerato lungamente nella diocesi di Lione. Per oltre un secolo la sua tomba fu onorata da pellegrinaggi popolari e solo dal secolo XVI la Riforma protestante, e alcune erronee interpretazioni del suo pensiero, cancellarono il suo culto.
La sua vita fu segnata dalla grave crisi della Chiesa che passa sotto il nome di Scisma d'Occidente. Dal 1378 vi era un papa a Roma ed uno ad Avignone (Francia) e Gersone era convinto sostenitore della sede avignonese. Dal 1409, dopo il cosiddetto "concilio" di Pisa, di papi ve ne furono addirittura tre. Gersone si mosse con grande zelo e prudenza per risolvere questa gravissima questione. Fu uno degli artefici del legittimo concilio ecumenico, convocato a Costanza nel 1414 e che condusse alla elezione di un unico papa, Martino V, nel 1417.
In questa situazione complessa, Giovanni Gersone fu accusato di sostenere la dottrina erronea della superiorità del concilio ecumenico sul papa; in realtà egli abbracciò questa tesi solo come soluzione temporanea allo scisma.
Giovanni Gersone si colloca all'inizio della venerazione di san Giuseppe nella Chiesa occidentale. Egli professava una devozione profonda al santo e su questo argomento scrisse numerosi testi che ebbero larga eco per la fama del loro autore.
Tra l'altro, si profuse per l'istituzione di una festa in onore del santo Patriarca e il 14 novembre 1413 inviò una lettera a Giovanni di Berry (1340-1415) per chiedere a questo potente duca di farsi promotore di tale iniziativa.
Mentre si trovava al Concilio di Costanza, l'8 settembre 1416, festa della Natività di Maria Vergine, tenne davanti ai vescovi del concilio un lungo discorso in cui riproponeva con forza il proposito di istituire la festa di san Giuseppe.
Le vicende drammatiche del suo tempo lo obbligarono a un esilio in Baviera e Austria nel 1418 e in questa circostanza si dedicò a comporre un poema in latino in onore di san Giuseppe, di ben 4800 versi, e che ebbe titolo di Josephina.
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