SAN GIUSEPPE LAVORATORE

 


Gv 15, 1-8 - San Giuseppe Lavoratore, Memoria (1 maggio 2024) - 

“Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?». E si scandalizzavano per causa sua”.

C’è una cosa che ha sempre procurato scandalo nella vita di Gesù: la sua normalità. Quasi mai ci ricordiamo, ad esempio, che egli ha vissuto la più grande parte della sua vita (trent’anni) nella normalità della vita di Nazareth. Lavoro, amici, famiglia, sorrisi, pianti, passeggiate, e potrei continuare così all’infinito.
Il Figlio di Dio era normale, e questo ci scandalizza perché se è davvero Dio allora deve fare cose strane, cose che attirino l’attenzione. Forse avrà anche fatto questo ma se il Vangelo non ce lo racconta è perché non è interessante quanto la normalità che ha vissuto nella vita nascosta di Nazareth. San Giuseppe insieme con Maria sono gli spettatori privilegiati di questa normale quotidianità.
A loro bisogna sempre rivolgerci per imparare questo aspetto così importante della fede. Infatti la fede come l’amore, esige quotidianità. Chi ama non può amare solo qualche volta e in circostanze eccezionali, ma il vero amore è quello impastato di quotidianità, quello compromesso con le cose di ogni giorno.
Ugualmente è così la fede. Oggi, festa di San Giuseppe lavoratore, non facciamo memoria di un mestiere, ma facciamo memoria di un uomo che ha insegnato a Gesù la concretezza della vita di ogni giorno.
Ha insegnato a Lui ad essere un artigiano creativo con la propria vita. Ed è bello pensare che questo giorno inaugura anche il mese di maggio dedicato a Maria.
La Madonna e San Giuseppe diventano così due speciali aiuti per chiedere la grazia di imparare a credere mescolando la nostra fede alle cose normali. Infondo a noi cristiani è chiesta una cosa molto semplice e così molto disattesa: essere gente normale, felice della propria normalità. Vivere da Dio lì dove si è.

(don Luigi Maria Epicoco, Blog di Famiglia Cristiana)

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