Il silenzio di san Giuseppe riempie lo spazio, il tempo, la vita. “Nessun santo occupa tanto spazio nel Magistero pontificio quanto Giuseppe sposo di Maria, Madre di Dio. I miei predecessori hanno approfondito il messaggio nei pochi dati tramandati dai Vangeli per evidenziare maggiormente il suo ruolo centrale nella storia della salvezza.
Voglio condividere con voi alcune riflessioni personali su questa straordinaria figura, tanto vicina alla condizione umana di ciascuno di noi. Tutti possono trovare in san Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà. San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro, che stanno apparentemente nascosti o in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza. A tutti coloro va una parola di riconoscimento e di gratitudine” (Papa Francesco, Patris Corde ).
Abitualmente si pensa che quanto più una persona parla e fa parlare di sé, entrando nei
moderni sistemi di comunicazione che invadono tutti gli ambiti della vita, sia importante e
felice, tanto che, talvolta, si compiono pazzie, pur di avere un piccolo spazio nei giornali; per
san Giuseppe è stato il contrario, i Vangeli di lui non riferiscono neanche una parola, eppure
papa Francesco ci dice che nessun santo quanto lui occupa tanto spazio nel Magistero pontificio e ci ricorda che il Beato Pio XI lo ha dichiarato patrono della Chiesa universale, Pio XII lo ha presentato quale patrono dei lavoratori, san Giovanni Paolo II come Custode del Redentore.
Per san Giuseppe il riconoscimento della Chiesa e la devozione dei fedeli nasce dall’impostazione che Egli ha dato alla sua vita, quella del silenzio, che si fa ascolto e azione; il messaggio che egli trasmette non viene dalle parole, ma da come vive e da quello che vive. Vive il silenzio. Un silenzio-ascolto che permette di percepire gli innumerevoli messaggi che giungono dal creato, il quale, nella molteplicità delle sue forme, nel susseguirsi dei cicli biologici, nell’alternarsi delle stagioni, del giorno e della notte, canta la gloria di Dio, permette all’uomo di dare voce al creato, riconoscendo e godendo del grande dono che Dio gli ha fatto, creando il cielo e la terra.
Un silenzio-ascolto delle persone con cui si vive, nella sintonia della condivisione e della comunione; un silenzio-ascolto della Parola di Dio che trasmette sempre e solo messaggi di amore e di salvezza.
La Casa di Nazareth era lo spazio abituale del silenzio-ascolto-vissuto da Gesù, Maria e Giuseppe nella serena adesione alla volontà di Dio per ciascuno di loro. Questo genere di silenzio ha la potenza comunicativa e l’energia della vita, che non si lascia imbrigliare nel tempo e nello spazio, ma corre veloce ovunque, e parla al cuore di molti, si impone con la forza della testimonianza, che non è affidata al vento dei suoni, ma è saldamente radicata nella concretezza storica.
Per questo, oggi, san Giuseppe, uomo del silenzio, è anche l’uomo della comunicazione e trasmette l’insegnamento di una vita completamente realizzata, perché vissuta nella certezza
Per questo, oggi, san Giuseppe, uomo del silenzio, è anche l’uomo della comunicazione e trasmette l’insegnamento di una vita completamente realizzata, perché vissuta nella certezza
dell’amore di Dio, nell’affidamento a Lui, e nell’impegno diuturno di collaborare ai suoi progetti, accogliendo tutte le modalità che le circostanze richiedono per poterli realizzare.
Il silenzio di Gesù, di Maria e di san Giuseppe nella Casa di Nazareth opera la salvezza del mondo, nell’umiltà, nell’oscurità, nella solitudine, nella vita interiore. Il Figlio di Dio non vivrà che trentatre anni; ne passerà trenta nell’oscurità e nel silenzio. Tanto era necessario per comprendere il pregio dell’umiltà, la falsità dei giudizi mondani e che agli occhi di Dio è grande solo il fare la sua volontà (P. F.Prinetti, Med. pag.320).
Questa riflessione del nostro Padre Fondatore ci permette di entrare nei criteri che Dio adotta per realizzare la salvezza del mondo, anzitutto un criterio di interiorità: la vita vera è dentro di noi, in noi agisce continuamente la potenza creatrice di Dio, che ci ha amato di amore eterno, ci mantiene in vita e chiede che, liberamente, rispondiamo al suo amore, vivendo la relazione sponsale, a cui ci ha chiamato, con la professione del consigli evangelici. Una relazione vissuta nel silenzio del cuore, nell’intimità di un rapporto interiore, che non appare agli occhi degli altri, ma è una relazione vitale, che trasfigura la vita, orientandola al vero motivo per cui il Signore l’ha voluta: vivere da figlie e da spose, per essere felici, condividendo la sua felicità.
FONTE: https://www.figliedisangiuseppedigenoni.it/wp-content/uploads/2021/01/1-Gennaio-2021-IL-SILENZIO-DI-SAN-GIUSEPPE.pdf
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