Proseguiamo la pubblicazione della Summa Teologica di San Tommaso d'Aquino, nelle parti relative a San Giuseppe.
L'argomento 28 -che qui prosegue- è la risposta all'eresia di Elvidio, teologo e vescovo del IV sec. d.C., scomunicato perché sostenitore di una tesi che vedeva Maria come non più sempre Vergine. Egli, infatti, asseriva che i "fratelli di Gesù" sarebbero stati il frutto dell'unione carnale fra la Madre di Dio ed il casto San Giuseppe....
San Tommaso, con grande puntualità, obietta questa tesi, esponendo inizialmente -nello stile tipico della Summa- gli argomenti che gli eretici utilizzano per sostenere le loro idee e, successivamente, interpretandoli nella maniera corretta, per negare categoricamente le tesi errate diffuse al tempo.
Ne emergono -indirettamente- la dignità e l'umiltà di San Giuseppe, che ben lontano dal peccare di presunzione, amò di amore purissimo la Vergine Maria, rispettando colei che è TEMPIO DELLO SPIRITO SANTO!
San Tommaso d'Aquino
ARGOMENTO 28 LA VERGINITÀ DELLA MADRE DI DIO
Pare che la Madre di Cristo non sia rimasta vergine dopo il parto.
Infatti: 1. S. Matteo [1, 18] afferma: «Prima che andassero a vivere insieme, Maria si trovò incinta per opera dello Spirito Santo».
«Ma l‘Evangelista non direbbe: ―Prima che andassero a vivere insieme‖ se non avesse la certezza che poi sarebbero vissuti insieme, poiché nessuno dice: ―Prima che cenasse‖ di uno che poi non ha cenato».
Quindi la Beata Vergine in seguito ebbe rapporti coniugali con Giuseppe.
E così non rimase vergine dopo il parto.
2. Nel medesimo Vangelo si leggono poco dopo [v. 20] le parole dell‘Angelo a Giuseppe:
«Non temere di prendere Maria come tua sposa».
Ora, il matrimonio ha la sua consumazione nel rapporto coniugale.
Pare quindi che tali rapporti ci siano stati tra Maria e Giuseppe. Perciò non Pare che essa sia rimasta vergine dopo il parto.
3. Ancora più avanti [vv. 24, s.] si legge: «Prese con sé la sua sposa, e non la conobbe finché diede alla luce il suo figlio primogenito».
«Ma questo avverbio finché [donec] viene usato per indicare un tempo al cui scadere avviene ciò che non era avvenuto prima.
Il verbo conoscere poi significa il rapporto coniugale» [cf. Gir., l. cit.], come nel passo del testo sacro [Gen 4, 1]: «Adamo conobbe sua moglie».
Quindi dopo il parto la Beata Vergine fu conosciuta da Giuseppe.
E così Pare che non sia rimasta vergine dopo il parto.
4. Non può dirsi primogenito chi non ha fratelli dietro di sé, secondo le parole di S. Paolo [Rm 8, 29]: «Quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati a essere conformi all‘immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli».
Ma l‘Evangelista [Mt 1, 25; Lc 2, 7] chiama Cristo primogenito di sua madre. Quindi essa ebbe altri figli dopo Cristo.
E così Pare che non sia stata vergine dopo il parto.
5. S. Giovanni [2, 12] scrive che Cristo «dopo queste cose discese a Cafarnao insieme con sua madre e i suoi fratelli».
Ma si dicono fratelli quelli che hanno uno stesso genitore.
Quindi la Beata Vergine ebbe altri figli dopo Cristo.
6. Sotto la croce di Cristo, dice l‘Evangelista [Mt 27, 55 s.], «c‘erano molte donne che avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.
Tra costoro Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo».
Ora, questa Maria che qui viene detta «madre di Giacomo e di Giuseppe» Pare che fosse la stessa madre di Cristo, poiché altrove [Gv 19, 25] si legge che «stava presso la croce di Gesù Maria, sua madre».
Quindi Pare che la madre di Cristo non sia restata vergine dopo il parto.
In contrario: In Ezechiele [44, 2] si legge: «Questa porta rimarrà chiusa: non verrà aperta, nessuno vi passerà, perché c‘è passato il Signore, Dio d‘Israele»; commentando il quale passo S. Agostino [Serm. 195] si domanda: «Che cosa significa: ―porta chiusa nella casa del Signore‖ se non che Maria sarà sempre intatta?
E che cosa: ―il Signore soltanto vi entra e ne esce‖ se non che lo Spirito Santo la feconderà e il Signore degli angeli nascerà da lei?
E che cosa infine indicano le parole: ―Starà chiusa in eterno‖, se non che Maria è vergine prima del parto, vergine nel parto, vergine dopo il parto?».
Dimostrazione: Senza alcuna esitazione dobbiamo condannare l‘errore di Elvidio, il quale osò affermare che la madre di Cristo dopo il parto ebbe rapporti coniugali con Giuseppe e generò altri figli.
Primo, perché ciò deroga alla dignità di Cristo: il quale come per la natura divina è «l‘Unigenito del Padre» [Gv 1, 14], quale suo «figlio assolutamente perfetto», così conveniva che fosse l‘unigenito della madre, quale suo frutto perfettissimo.
Secondo, perché tale errore offende lo Spirito Santo, che nel seno della Vergine, divenuto suo santuario, formò la carne di Cristo: per cui non era decoroso che in seguito questo seno verginale fosse violato da rapporti coniugali.
Terzo, perché ciò compromette la dignità e la santità della Madre di Dio: la quale si sarebbe dimostrata sommamente ingrata se non si fosse accontentata di un Figlio così grande; e se avesse voluto perdere spontaneamente con dei rapporti coniugali la verginità che un miracolo le aveva conservata.
Quarto, perché sarebbe da rimproverare a Giuseppe la massima presunzione se egli avesse tentato di profanare colei che aveva concepito Dio per opera dello Spirito Santo, come egli sapeva per rivelazione angelica.
Quindi dobbiamo affermare senza alcuna riserva che la Madre di Dio, come vergine concepì e vergine partorì, così anche dopo il parto rimase vergine per sempre.
Analisi delle obiezioni:
1. S. Girolamo così si esprime contro Elvidio [n. 4]: «La preposizione prima di, sebbene indichi spesso ciò che è accaduto in seguito, qualche volta tuttavia esprime soltanto un ordine logico o intenzionale delle cose, poiché capita qualcos‘altro a intralciare il corso degli avvenimenti. Quando p. es. uno dice: ―Mi imbarcai prima di mangiare nel porto‖, non si intende che abbia poi mangiato nel porto dopo la navigazione, ma che pensava di mangiarvi prima di partire».
E così quando l‘Evangelista dice: «Prima che andassero a vivere insieme Maria si trovò incinta per opera dello Spirito Santo», non intende dire che dopo si siano uniti, ma che nel tempo in cui si poteva pensare come prossima la loro unione furono prevenuti dal concepimento per opera dello Spirito Santo, per cui avvenne che poi non si unissero.
2. Come dice S. Agostino [De nuptiis et concup. 1, 11], «in forza della fede nuziale viene chiamata sposa la Madre di Dio, che Giuseppe non aveva né avrebbe conosciuto».
Infatti, come osserva S. Ambrogio [In Lc 2, su 1, 27], «la Scrittura non afferma la perdita della verginità, ma il legame coniugale e la celebrazione delle nozze».
3. Secondo alcuni quell‘espressione non si riferirebbe alla conoscenza sessuale, bensì a quella nozionale di Maria.
Dice infatti il Crisostomo [Op. imp. in Mt hom. 1] che «Giuseppe non conobbe la dignità di lei prima che partorisse, ma la conobbe dopo il parto.
Poiché per la sua prole divenne più bella e più degna di tutto il mondo, avendo accolto nella piccolezza del suo seno colui che il mondo intero non è capace di contenere». Altri invece si riferiscono alla conoscenza visiva.
Come infatti il volto di Mosè in seguito al colloquio con Dio si illuminò di tanta gloria che «i figli di Israele non potevano fissare lo sguardo su di esso» [2 Cor 3, 7], così Maria adombrata dallo splendore della virtù dell‘Altissimo non poteva essere guardata da Giuseppe finché non ebbe partorito.
Dopo il parto invece egli la conobbe nell‘aspetto del volto, mai però nel contatto carnale.
S. Girolamo [Contra Helvid. 5 ss.] invece ammette che si tratta della conoscenza dell‘unione coniugale. Spiega però che la congiunzione finché [usque o donec] ha due significati nella Scrittura.
A volte indica una precisa scadenza, come nel passo di S. Paolo [Gal 3, 19]: «La legge fu aggiunta per le trasgressioni, finché non fosse venuto il Discendente, a cui era stata fatta la promessa ».
Altre volte invece indica un tempo indeterminato, come in quel testo dei Salmi [122, 2]: «I nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi», nella quale espressione non si può intendere che, dopo aver ottenuto misericordia, gli occhi si stacchino da Dio.
E secondo questo modo di parlare si esprimono le sole cose «di cui si potrebbe dubitare, se non fossero state scritte, lasciando le altre all‘intelligenza del lettore.
Così dunque l‘Evangelista dice che la madre di Dio non fu conosciuta dallo sposo fino al parto per dire che tanto meno fu conosciuta dopo il parto».
4. È consuetudine delle divine Scritture di chiamare primogenito non solo chi ha dopo di sé altri fratelli, ma anche chi è nato per primo. «Altrimenti, se fosse primogenito soltanto chi è seguito da altri fratelli, la legge non obbligherebbe a riscattare i primogeniti finché non siano nati gli altri» [Gir., l. cit., 10].
Il che è evidentemente falso, poiché la legge comandava che i primogeniti venissero riscattati entro un mese [Nm 18, 16]. 5. S. Girolamo [In Mt 2, su 12, 49 s.] riferisce che «secondo alcuni i fratelli del Signore sarebbero i figli di un‘altra moglie di Giuseppe.
Noi invece pensiamo che non fossero fratelli, ma cugini del Salvatore, figli di una Maria» sua zia materna.
«Infatti nella Scrittura si riscontrano quattro specie di fratelli: di natura, di nazionalità, di parentela, di affetto» [Gir., Contra Helvid. 14]. Per cui i fratelli del Signore non sono fratelli per natura, come se fossero nati dalla stessa madre, ma fratelli per parentela, quali suoi consanguinei.
Quanto poi a Giuseppe c‘è da credere, come osserva S. Girolamo [ib. 19], che sia rimasto vergine, poiché «non consta dalla Scrittura che abbia preso un‘altra moglie, né a un santo può attribuirsi la fornicazione».
6. Maria «madre di Giacomo e di Giuseppe» non è la madre del Signore, che il Vangelo suole indicare soltanto con la sua dignità di «madre di Gesù» [Gv 2, 1], ma è Maria moglie di Alfeo, il cui figlio è Giacomo il Minore, chiamato «il fratello del Signore» [Gal 1, 19].
Quarto, perché sarebbe da rimproverare a Giuseppe la massima presunzione se egli avesse tentato di profanare colei che aveva concepito Dio per opera dello Spirito Santo, come egli sapeva per rivelazione angelica.
Quindi dobbiamo affermare senza alcuna riserva che la Madre di Dio, come vergine concepì e vergine partorì, così anche dopo il parto rimase vergine per sempre.
Analisi delle obiezioni:
1. S. Girolamo così si esprime contro Elvidio [n. 4]: «La preposizione prima di, sebbene indichi spesso ciò che è accaduto in seguito, qualche volta tuttavia esprime soltanto un ordine logico o intenzionale delle cose, poiché capita qualcos‘altro a intralciare il corso degli avvenimenti. Quando p. es. uno dice: ―Mi imbarcai prima di mangiare nel porto‖, non si intende che abbia poi mangiato nel porto dopo la navigazione, ma che pensava di mangiarvi prima di partire».
E così quando l‘Evangelista dice: «Prima che andassero a vivere insieme Maria si trovò incinta per opera dello Spirito Santo», non intende dire che dopo si siano uniti, ma che nel tempo in cui si poteva pensare come prossima la loro unione furono prevenuti dal concepimento per opera dello Spirito Santo, per cui avvenne che poi non si unissero.
2. Come dice S. Agostino [De nuptiis et concup. 1, 11], «in forza della fede nuziale viene chiamata sposa la Madre di Dio, che Giuseppe non aveva né avrebbe conosciuto».
Infatti, come osserva S. Ambrogio [In Lc 2, su 1, 27], «la Scrittura non afferma la perdita della verginità, ma il legame coniugale e la celebrazione delle nozze».
3. Secondo alcuni quell‘espressione non si riferirebbe alla conoscenza sessuale, bensì a quella nozionale di Maria.
Dice infatti il Crisostomo [Op. imp. in Mt hom. 1] che «Giuseppe non conobbe la dignità di lei prima che partorisse, ma la conobbe dopo il parto.
Poiché per la sua prole divenne più bella e più degna di tutto il mondo, avendo accolto nella piccolezza del suo seno colui che il mondo intero non è capace di contenere». Altri invece si riferiscono alla conoscenza visiva.
Come infatti il volto di Mosè in seguito al colloquio con Dio si illuminò di tanta gloria che «i figli di Israele non potevano fissare lo sguardo su di esso» [2 Cor 3, 7], così Maria adombrata dallo splendore della virtù dell‘Altissimo non poteva essere guardata da Giuseppe finché non ebbe partorito.
Dopo il parto invece egli la conobbe nell‘aspetto del volto, mai però nel contatto carnale.
S. Girolamo [Contra Helvid. 5 ss.] invece ammette che si tratta della conoscenza dell‘unione coniugale. Spiega però che la congiunzione finché [usque o donec] ha due significati nella Scrittura.
A volte indica una precisa scadenza, come nel passo di S. Paolo [Gal 3, 19]: «La legge fu aggiunta per le trasgressioni, finché non fosse venuto il Discendente, a cui era stata fatta la promessa ».
Altre volte invece indica un tempo indeterminato, come in quel testo dei Salmi [122, 2]: «I nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi», nella quale espressione non si può intendere che, dopo aver ottenuto misericordia, gli occhi si stacchino da Dio.
E secondo questo modo di parlare si esprimono le sole cose «di cui si potrebbe dubitare, se non fossero state scritte, lasciando le altre all‘intelligenza del lettore.
Così dunque l‘Evangelista dice che la madre di Dio non fu conosciuta dallo sposo fino al parto per dire che tanto meno fu conosciuta dopo il parto».
4. È consuetudine delle divine Scritture di chiamare primogenito non solo chi ha dopo di sé altri fratelli, ma anche chi è nato per primo. «Altrimenti, se fosse primogenito soltanto chi è seguito da altri fratelli, la legge non obbligherebbe a riscattare i primogeniti finché non siano nati gli altri» [Gir., l. cit., 10].
Il che è evidentemente falso, poiché la legge comandava che i primogeniti venissero riscattati entro un mese [Nm 18, 16]. 5. S. Girolamo [In Mt 2, su 12, 49 s.] riferisce che «secondo alcuni i fratelli del Signore sarebbero i figli di un‘altra moglie di Giuseppe.
Noi invece pensiamo che non fossero fratelli, ma cugini del Salvatore, figli di una Maria» sua zia materna.
«Infatti nella Scrittura si riscontrano quattro specie di fratelli: di natura, di nazionalità, di parentela, di affetto» [Gir., Contra Helvid. 14]. Per cui i fratelli del Signore non sono fratelli per natura, come se fossero nati dalla stessa madre, ma fratelli per parentela, quali suoi consanguinei.
Quanto poi a Giuseppe c‘è da credere, come osserva S. Girolamo [ib. 19], che sia rimasto vergine, poiché «non consta dalla Scrittura che abbia preso un‘altra moglie, né a un santo può attribuirsi la fornicazione».
6. Maria «madre di Giacomo e di Giuseppe» non è la madre del Signore, che il Vangelo suole indicare soltanto con la sua dignità di «madre di Gesù» [Gv 2, 1], ma è Maria moglie di Alfeo, il cui figlio è Giacomo il Minore, chiamato «il fratello del Signore» [Gal 1, 19].
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