Qui potete leggere la prima parte
IL DOLORE: SPIRITUALIZZAZIONE
DI TUTTO L'ESSERE UMANO
Sono io, Giuseppe, Sposo purissimo
di Maria Immacolata e vostro Custode
Ma non vi è solo un martirio di sangue, un martirio violento; c'è anche il martirio lento, nel quale il corpo, poco per volta e, continuamente, diventa come tutto piano d'amore: è il martirio delle anime vittime, delle anime penitenti.
C'è un martirio anche più grande di questo delle anime vittime nel corpo, ed è il martirio delle anime tanto elevate, che il loro corpo è come trascinato dietro all'anima, è come il suo tempio.
Allora non ha bisogno di essere demolito ma, al contrario, si mantiene tutto sano per essere strumento dell'anima, per farle sentire ogni dolore spirituale in una pienezza di vita che glielo fa bere tutto, fino all'ultima goccia.
Maria è stata martire così, Regina dei martiri.
Ella aveva un corpo purissimo, tempio vivo di Dio, strumento docile dell'anima sua benedetta.
Il corpo era così ordinato, così puro, così sensibile da farle sentire immensamente ogni dolore dell'anima.
Ella non visse che per la volontà di Dio, non spasimò che per amore, e gli rese la più bella testimonianza perché, come Madre del Verbo Incarnato, Ella poté immolare il suo amore stesso a Dio!
In Maria il martirio fu martirio dell'anima, fu immolazione della stessa grandezza che Dio vi aveva pota, e quindi Ella fu la vittima più pura che si sia offerta a Dio dopo Gesù Cristo che in sé raccolse tutti i martiri, tutte le immolazioni.
Gesù viveva tanto intimamente in Maria, che i suoi dolori fisici furono anche dolori spasimanti di Maria, di modo che Ella non dovette immolare il suo corpo, perché esso divenne come il collettore sensibilissimo, come l'eco viva di tutti i dolori di Gesù.
Non scorre il sangue in un'immolazione, ma la sua sensibilità fece scorrere l'anima, dirò così.
E' un martirio unico, sublime, che ha reso Maria Regina del cielo e della terra, che ha coronato la sua grandezza.
Ora, figlie mie, anch'io sono stato martire così, benché in proporzioni minori, e la mia grandezza è tutta nel mio dolore, in quel dolore che mi ha tutto immolato alla volontà di Dio.
Il mio dolore è stato un'immolazione che ha generato l'umiltà, e l'umiltà mi ha fatto grande.
Io ho sofferto perché dovevo rappresentare l'umanità che si sottopone ai disegni di Dio, senza pretendere di esaminarli.
Ecco Maria incinta per opera e virtù di Dio.
E' un mistero profondo, ma io non lo conosco.
Ecco un dolore immenso, tanto pi forte in quanto io conoscevo bene la purissima santità di Maria, tanto più angosciante in quanto io avevo la legge che mi avrebbe costretto a denunciarla.
La mia pena era tanto più grande in quanto io sentivo da Maria una vita nuova, la vedevo più bella, più santa, quando il mistero del suo stato mi torturava.
Ma venne l'angelo e mi rassicurò.
Io non volli sapere altro, non volli indagare il mistero, ma solo volli obbedire, e mi umiliai, e amai Maria come sposo, ma mi sentivo annientanto innanzi a Lei.
Il mio dolore fu la percezione della mia piccolezza, della mia insufficienza innanzi a Maria e a Gesù.
Non ebbi la gioia di godere tanta compagnia, ma mi sentìì sempre come verme e tacqui, e fui solo servo della volontà di Dio!
L'apprezzamento che evvi di Gesù e di Maria era così grande, ed il mio cuore tanto delicato e ssensibile, che io gemevo perché riconoscevo di non sapere fare nulla.
L'apprezzamento che evvi di Gesù e di Maria era così grande, ed il mio cuore tanto delicato e ssensibile, che io gemevo perché riconoscevo di non sapere fare nulla.
Tutto fu un martirio di umiltà e di amore in me; la fuga in Egitto, la vita della casetta di Nazareth, il dover io essere a capo della famiglia, il dover comandare a Maria e al Verbo di Dio.
Voi non potete valutare questo martirio di annientamento, perché non potete sapere che cosa significa vivere con Gesù e Maria.
La mia grandezza è tutta in questo martirio di umiltà e di conformità ai disegni di Dio, e per questo la mia vita fu tutta interiore, fu una continua rinuncia per Dio.
Nessun commento:
Posta un commento