Dal libro "San Giuseppe, dignità-privilegi-devozioni" di Padre Tarcisio Stramare,osj:
Tutti conosciamo l'Ave Maria, detta anche "salutazione angelica", con chiaro riferimento alle parole di parole di saluto rivolte dall'arcangelo Gabriele a Maria al momento dell'annunciazione.
Ebbene, l'Ave Joseph non è altro che una salutazione a San Giuseppe che corrisponde alla salutazione mariale.
Questa definizione la troviamo nel libro di R.Gauthier, Ave Joseph, La salutazione a San Giuseppe.
La presenza di una formula di Ave Joseph nei libri di preghiere a san Giuseppe o dietro qualche immagine del Santo ha dato origine ad alcune reazioni contrastanti.
Per alcuni si tratterenne di una novità della fine del XIX secolo, fiorita nel periodo di diffusione del culto di san Giuseppe sotto il pontificato di Pio IX e, perciò, senza profonde radici nella tradizione.
Per altri, ci troveremmo di fronte ad un calco di una preghiera propria della Madonna, da proibire per evitare il peridcolo che i fedeli mettano tutti i santi sullo stesso suo piano.
Altri ancora, infine, si appellano ad una lontana condanna da parte dell'autorità romana.
Come stanno inr ealtà le cose?
Riguardo all'obiezione circa la novità della formula, è facile rispondere che le prime "salutazioni" appaiono, invece, già alla fine del XVI secolo e poi nel corso del secolo XVII.
Padre Gauthier , iniziando con quella di un frate minore, scritta tra il 1480 e il 1490, presente in un manoscritto olandese:
"Ave, Giuseppe, custode di Maria Madre di Dio e suo sposo, pieno di grazia, la santità è sempre con voi, voi siete benedetto tra tutti i santi, e il frutto della Vergine, che voi avete allevato, è benedetto.Amen".
La seconda fu stampata a Madrid, nel 1608, e fu approvata dall'arcivescovo di Toledo:
"Vi saluto, Giuseppe, pieno di grazia e di Spirito Santo, il Signore è con voi, voi siete benedetto tra gli uomini, perché Gesù, il frutto benedetto del seno di Maria, era considerato anche come vostro figlio.
Uomo vergine, padre di Cristo e sposo della Vergine, fate che colui ceh ha accettato di sottomersi a voi durante la sua vita, ci sia favorevole, grazie ai vostri meriti, ora e nell'ora della nostra morte. Amen".
Un'altra si trova in un libro preparato da un frate minore e stampato a Parigi, nel 1624:
"Ave, Giuseppe, sposo venerabile della Madre di Dio, il Signore è con voi, voi siete benedetto al di sopra di tutti gli uomini, e benedetto è Gesù Cristo, il frutto del senso della Vergine vostra sposa.
San Giuseppe, padre del Figlio di Dio e nostro Signore Gesù Cristo, pregate per noi e per tutti i peccatori che si raccomandano alla vostra intercessione, ora e nell'ora della nostra morte.
Amen".
Ne vengono riportate ancora due, stampate a Parigi nel 1631, ad uso di una Confraternita di san Giuseppe, e una in Canada, verso il 183, a uso dei seminaristi.
Non solo il testo non è recente, ma si trova già diffuso in Europa ed in America.
Padre Gauthier presenta una serie di formule che partono dalla seconda metà del secolo XVII, ma che sono molto spesso una copia dell'Ave,Maria" come dimostra "la prima della serie, in latino, del 1685: Ave, Joseph, gratia plane, Dominus tecum, benedicte tu in viris, et benedictus filius tuus Jesus.
Sancte Joseph, vir Mariae, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae. Amen".
Testi simili a questo si diffusero moltissimo fino al secolo XIX.
Nell'incertezza circa il loro gradimento da parte di Roma, il vescovo di Sées, in Francia, ne fece esplicita richiesta.
Ricevette da Roma la risposta che detta formula non poteva essere appropriata.
Ritenendo forse, che tale decisione riguardasse solamente la diocese di Sées, , questa imitazione dell'Ave, Maria continuò a diffondersi nei libri religiosi, soprattutto nel secolo XIX; unica innovazione è l'aggiunta finale: e assisteteci nel momento della nostra morte, voi che avete avuto la fortuna di morire tra le braccia di Gesù e di Maria.
Anche L.M. Grignion de Montfort compose un'Ave Joseph di questo tipo, inserendovi il tema a lui caro della divina Sapienza.
Le Piccole Suore dei Poveri, il 4 marzo 1861, ottennero da Pio IX l'approvazione del seguente testo: "Ave Joseph, fili David, sponse castissime gloriosae Virginis Mariae, Domini nostri Jesu Christi educator optime.
Pie sante Jospeh, ora pro nobis pueris tuis, ora pro parvula nostra familia, quam sub tua tutela potentissimoque tuo praesidio accipere dignatus es".
Altre formule si susseguirono, come quella "composta da san Giovanni Eudes per la Società dei sacerdoti da lui fondata, che doveva recitarla dopo le preghiere della sera.
Incomincia con la lode Ave Joseph, imago Dei.
Nel 1918, il padre Lepidi, Maestro del Sacro Palazzo, a Roma, concedeva l'imprimatur ad un metodo di recitare il rosario di san Giuseppe, del quale faceva parte ingrante anche una salutazione.
Concludendo:
- l'Ave, Joseph si diffonde già dal secolo XVI ed è un tema molto utilizzato dagli autori spirituali;
- sono da evitare le imitazioni servili dell'Ave Maria;
- le formule approvate sono quelle che esprimono la missione sublime e i privilegi eccezionali del santo, fondamento del ricorso fiducioso al suo patrocinio".
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