GIUSEPPE, UNA PATERNITA' NELLA VERGINITÀ - di Domenico Marafioti S.J. - quarta parte -


Prosegue la pubblicazione di un articolo dedicato a San Giuseppe, edito nel 2009 sulla rivista dei Gesuiti "Il Gesù Nuovo". 
Qui trovate la terza parte. 


GIUSEPPE, UNA PATERNITA' NELLA VERGINITÀ (quarta parte)
di Domenico Marafioti S.I. 

Tanti diranno che questo matrimonio verginale era impossibile per una ragazza ebrea e molto di più per un ragazzo. Certo, la verginità non era un valore nel mondo ebraico, come forse non lo è neppure nel mondo d'oggi. Ma se questo valeva per gli uomini e le donne comuni, doveva valere anche per Maria e Giuseppe? Per forza anche loro dovevano comportarsi come tutti? E anche loro dovevano rientrare nelle abitudini normali come caso particolare di una legge sociologica generale? E perché due persone non possono avere un pro getto di vita personale diverso dagli altri? In realtà, questo modo di ragionare tende a ridurre Maria e Giuseppe al livello della comune mediocrità umana. Loro due però costituiscono una coppia eccezionale, perché Maria è una persona eccezionale. È una normale ragazza ebrea come tante, ma è la sola scelta per essere la madre del Messia, e per questo concepita senza peccato originale. Lei, nella sua pienezza di grazia e con l'aiuto della grazia, poteva pensare un progetto di vita di verso dalle altre ragazze, e Giuseppe poteva capire la bellezza di questo progetto. Tanti uomini lungo i secoli cristiani hanno potuto riconoscere, scegliere e vivere il carisma della verginità. Perché Giuseppe avrebbe dovuto essere incapace di apprezzarlo? Soprattutto quando a proporlo e fame comprendere il valore era una persona come Maria! Se Maria Beltrame-Quattrocchi è riuscita a convincere il marito Luigi, dopo aver avuto quattro figli, a iniziare una convivenza nella castità perfetta, possibile che a Maria di Nazaret sarebbero mancati argomenti e motivi per convincere il suo fidanzato? Piuttosto, che abbia accettato la proposta è indice della sensibilità religiosa di Giuseppe e del progresso spirituale compiuto negli incontri e nelle conversazioni con Maria. Nella loro vita stava per verificarsi la cosa più straordinaria dall'inizio del mondo. Non è assurdo perciò che questa coppia abbia fatto una scelta di vita straordinaria. Dall' ordine della creazione Maria e Giuseppe sono stati trasferiti e inseriti ne l'ordine dell'Incarnazione del Verbo. Tante cose nella loro vita sono nuove e insolite, perché devono manifestare la novità assoluta di questo evento. 
Qualcuno potrebbe dire che questo modo di ragionare è improprio, e non è giusto prendere come esempio i comportamenti di santa Giovanna Antida e dei beati Maria e Luigi Beltrame-Quattrocchi per capire ciò che è successo tra Maria e Giuseppe, perché sarebbe attribuire alla cultura ebraica quello che è proprio della successiva vita religiosa cristiana. Invece, è vero il contrario: i santi hanno potuto fare quello che hanno fatto, perché lo hanno visto fare a Maria, Giuseppe e gli apostoli, che sono stati i primi a entrare in contatto con Gesù. Non si tratta infatti di cultura, ma di incontro personale con Cristo nella fede. E se uomini e donne comuni hanno potuto comprendere certi valori e fare certe scelte nei tempi cristiani, perché non avrebbero potuto fare lo stesso i primi che hanno accolto Gesù nella loro vita? La forza attratti va di Cristo era già presente e operante: perciò Maria è nata senza peccato originale, in previsione dei meriti di Cristo. La stessa forza ha potuto attirare Maria e Giuseppe verso la verginità. Invece di parlare di impossibilità, sarebbe meglio fermarsi alla realtà del Vangelo, perché la lettura onesta del testo sacro offre elementi sufficienti per confermare la scelta verginale di Maria, condivisa da Giuseppe. 

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