IL DIRITTO E LO STORTO


Continua la nostra riflessione sul mistero del Natale dal punto di vista di Giuseppe.
Oggi ci addentriamo nell'argomento con un testo di Anselm
Grün, che invita a guardare alla figura del Patriarca per imitarne la fede e la capacità di coniugare giustizia e misericordia.




La storia della natività come ce la propone Matteo non è romantica come quella di Luca. Inizia subito con la genealogia in cui s'inserisce la nascita di Gesù. E questa genealogia è piena di rotture e di irregolarità. Viene completamente stravolta dall'inserimento di quattro donne straniere. Gesù risana la storia di sventura del suo popolo. Ma la sua genealogia può essere riferita personalmente anche a noi. Spesso la nostra vita è segnata da fratture, da zone oscure, da segreti familiari di cui non si può parlare. Se tutto questo viene lasciato nell'oscurità – afferma la psicologia – la nostra vita sarà un fallimento, e l'oscurità che avvolge la nostra storia familiare si perpetuerà nella nostra storia personale.

Matteo inizia il racconto della nascita di Gesù con un conflitto. E nel suo vangelo metterà spesso in evidenza che questo Gesù è esposto a tanti conflitti. Anche la nostra vita sarà piena di conflitti se in essa Dio guadagna sempre più spazio. 
Il conflitto è tra Giuseppe e la sua promessa sposa Maria, che è incinta ma non di lui. Secondo il diritto giudaico, egli avrebbe potuto accusarla ed essa sarebbe stata lapidata. Ma Giuseppe è un uomo giusto. Non ritiene tanto di dover rispettare la legge alla lettera, quanto di tener conto della persona. Mette in relazione la giustizia e la misericordia. E per non dover accusare e umiliare la promessa sposa, sceglie di ripudiarla senza dir niente a nessuno.

Ma mentre è ancora preso dalle sue riflessioni tutte umane, interviene un angelo del Signore. In sogno gli spiega tutto quello che è accaduto. Maria non è rimasta incinta per colpa di qualche altro uomo, ma per l'opera dello Spirito Santo. Nell'evento che Giuseppe non capisce, e che oltrepassa anche la nostra capacità di comprensione, c'è Dio all'opera. L'angelo tratta Giuseppe come un amico di Dio che viene messo al corrente dei progetti che questi ha sul mondo e su di lui. L'angelo spiega a Giuseppe l'origine del bambino che deve nascere. E gli mostra la missione a cui il figlio sarà destinato. Libererà il suo popolo da tutti i suoi peccati. Lo libererà da tutte le contraddizioni nelle quali è caduto. E risanerà anche la nostra storia personale, con tutte le sue fratture e le sue zone d'ombra.

La nascita di Gesù da Maria – così come ce la presenta Matteo – si propone dunque di aprirci gli occhi, facendoci capire che Dio percorre spesso sentieri tortuosi. Proprio nelle situazioni che noi riteniamo irrecuperabili Egli riesce a realizzare qualcosa che va al di là di ogni nostra immaginazione. Spesso Dio agisce in maniera sconcertante, diversa da come ci saremmo aspettati.

Ad esempio abbiamo impostato una vita spirituale che riteniamo soddisfacente, e ci fermiamo a riflettere su come possiamo fare la volontà di Dio. Ma fin troppo spesso confondiamo la volontà di Dio con la nostra concezione personale di vita. Ed ecco che un sogno ci mostra un cammino completamente diverso. Nel sogno è Dio a parlarci, per indicarci un percorso che corrisponda alla sua volontà. I sogni – lascia capire il vangelo di Matteo – sono il luogo in cui un angelo del Signore parla anche a noi per interpretare la nostra vita e indicarci il cammino che conduce alla vita vera. Noi dobbiamo non soltanto valutare i sogni, ma anche dare loro ascolto, come ha sempre fatto anche Giuseppe.

(Anselm Grün, Il piccolo libro della gioia del Natale, Gribaudi, 2006, pp. 94-97)


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