(da Pregare, n. 3, marzo 2006, Edizioni Ocd, p. 13)
I Padri della Chiesa, con maggior o minore vigore secondo i tempi, si scontrarono con problemi apologetici, che tentavano di risolvere. Era un ambiente, il loro, in cui, generalmente, il valore della verginità si stava imponendo a volte come valore assoluto. E poiché nel Vangelo appaiono "alcuni fratelli di Gesù", e si affermava che san Giuseppe era il loro padre e sposo di Maria, e di ciò se n'approfittavano molto bene alcuni eretici dell'epoca... era conveniente passare sotto silenzio Giuseppe o convertirlo in strumento di verginità.
Certo alcuni – con maggior forza e pure con parole più belle (sant'Agostino) – s'impegnarono a valorizzare una paternità tanto reale quanto più verginale; altri, però, ripresero le posizioni apocrife e contribuirono a trasmettere l'immagine del vedovo e vecchio, padre, piuttosto che di Gesù, di coloro che erano chiamati suoi "fratelli".
Sant'Epifanio di Salamina (315-403) è una testimonianza ben qualificata di questa singolare apologetica: Giuseppe, padre soltanto in apparenza di Gesù "in età avanzata e vedovo della donna che gli diede quattro figli (Giacomo, chiamato fratello di Gesù perché educato con lui, Simone e Giuda e Giovanni) e di due femmine (Anna e Salomè), questo Giuseppe, dico, già vecchio e vedovo, in virtù della sorte si vide obbligato a contrarre matrimonio con la santissima Vergine Maria".
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