PRESENZA DI GIUSEPPE LUNGO I SECOLI DELLA CHIESA - Quarta parte

(da Pregare, n. 3, marzo 2006, Edizioni Ocd, pp. 14-15)



I Precursori e l'Umanesimo



Non tutti i predicatori naturalmente trasmettevano una tale immagine, che muoveva a compassione. I Francescani, in Italia, ed alcuni di prestigio come Bernardino da Feltre e Bernardino da Siena, propagavano un Giuseppe molto più evangelico, colmo di tenerezza e di dedizione a Gesù ed a Maria; e persino lo facevano patrono di quella specie di Banca primitiva e caritativa che erano i primi "Monti di Pietà".
Attraverso l'Europa apparvero in quel tempo anche i Carmelitani – emigrati dalla Palestina – che si dicevano "Fratelli della Vergine" e che non tardarono a far proprie certe tradizioni circa il loro tratto familiare con la Sacra Famiglia nella loro culla primitiva del Monte Carmelo. Fu, però, dalla Francia che si fece sentire la voce di richiamo per un'attenzione sulla necessità d'una maggior presenza del padre di Gesù e sposo di Maria nella Chiesa. All'inizio del secolo XV una costellazione di apostoli si dedicò a questa missione. È sufficiente ricordare il più insigne ed entusiasta: Giovanni Gerson (1363-1429), cancelliere dell'Università di Parigi, che dovette vivere da protagonista il difficile ritorno all'unità della Chiesa con la fine del nefasto Scisma papale d'Occidente. Proprio nel Concilio di Costanza, foro di risonanze particolari, questi proclamava la necessità di guardare a Giuseppe, di celebrare la festa delle sue nozze con una Messa e Ufficio che lui stesso aveva steso. Egli compose il primo poema dedicato a Giuseppe, la "Giuseppina" di 4.800 versi. Nelle sue considerazioni e nei suoi sermoni sul santo offre già i capitoli che saranno di fondamento a ciò che potremmo chiamare "la teologia" di san Giuseppe.
Quantunque non sia la cosa più significativa, è straordinariamente indicativo il suo impegno per mutare l'immagine di un Giuseppe vecchio per uno giovane, alla pari con Maria, formulando gli argomenti che si convertiranno in un fortunato luogo comune. Gerson fu una personalità con un prestigio difficile da immaginare (gli si attribuì l'Imitazione di Cristo) e per secoli i suoi echi risuoneranno nella teologia, nella predicazione, nella spiritualità e nella mistica. Per coloro che in un modo o in un altro si interessano di san Giuseppe, il riferimento a Gerson sarà inevitabile.
L'evangelismo presente nelle correnti umanistiche – il ritorno a Cristo – si ripercosse nel nuovo modo di vedere san Giuseppe: dalla teologia alla predicazione e alla devozione popolare (alquanto indietro e scossa soprattutto dai Francescani). L'iconografia rinascimentale cominciò a trattarlo con rispetto e dignità; e la stampa facilità l'impulso decisivo che fece maggiormente conoscere sia Gerson sia il primo trattato sistematico giuseppino, la Somma delle doti di San Giuseppe del domenicano Isidoro de Isolanis (1525) o l'altra "Giuseppina" di Laredo, uno dei maestri di santa Teresa d'Avila.
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