(Ermes Ronchi, La Santa Crociata in onore di San Giuseppe - maggio 2021)
Giuseppe, il giusto, nel Vangelo di Matteo sogna quattro volte: l'uomo giusto ha gli stessi sogni di Dio; ne vive, perché «la vita trae radici dal sogno» (Turoldo); non si accontenta del mondo così com'è.
Giuseppe è risvegliato dai sogni e agisce, nonostante che ogni volta si tratti di un annunzio parziale, di luce appena per il primo passo. Sono sogni di parole. Ed è ciò che è concesso a tutti e a ciascuno, a chi si lascia abitare dal Vangelo con il suo sogno di cieli nuovi e terra nuova.
Giuseppe ama Maria al punto di sognarsela anche di notte; l'ama più della propria discendenza, più della propria paternitù fisica. Il suo non è un rassegnato, ma un virile e straordinario "sì" alla realtà che non ha deciso lui, e che gli viene annunciata in sogno.
«La vita spirituale che Giuseppe, sposo nell'accoglienza, ci mostra non è una via che spiega, ma una via che accoglie» (Patris Corde), nella fragilità e in profonda tenerezza. In un mondo di violenza psicologica e fisica sulla donna, Giuseppe si presenta come figura di uomo rispettoso, delicato, che si decide per la reputazione, la dignità e la vita di Maria.
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