GIUSEPPE E I MISTERI DELLA VITA DI CRISTO - prima parte

  (T. Stramare, Giuseppe lo chiamò Gesù - Portalupi Editore, 2001, pp. 109-110)


Il contegno di Giuseppe verso Maria è riassunto nel modo più conciso possibile dalle due affermazioni «trattenne sua moglie e non la conobbe», che difendono sia l'onore della nascita del Figlio di Dio sia contemporaneamente il rispetto che la dignità della Madre di Dio richiedeva.

Gli uffici paterni di Giuseppe verso Gesù vengono espressi in particolare attraverso: l'imposizione del nome: «Lo chiamo Gesù». San Giuseppe assunse il diritto paterno, riconoscendo come sua la prole. Con l'iscrizione anagrafica Gesù viene inserito «uomo fra gli uomini» e ufficialmente riconosciuto come membro «della casa e della famiglia di Davide». La solennità con la quale Luca presenta l'avvenimento (Cesare Augusto, censimento di tutta la terra, Quirino governatore della Siria) supera nell'interesse dell'evangelista la semplice cronaca di un normale atto amministrativo. Che il Figlio di Dio venga annoverato tra i figli degli uomini è il fatto più straordinario della storia; Luca lo ribadisce in occasione del battesimo, dove alla proclamazione «Tu sei il mio Figlio diletto», fa seguire la genealogia di Gesù risalente fino ad Adamo.

La circoncisione di Gesù, attraverso la quale il Bambino entra a far parte del popolo dell'Alleanza. In questo rito, come nei seguenti, non si tratta semplicemente di pura accettazione di usi e costumi da interpretare come esercizio delle virtù dell'umiltà e dell'obbedienza da parte dei nostri santi personaggi, ma di «compimento». Poiché tali riti non erano altro che «ombre delle cose future; la loro realtà è Cristo», in Gesù si compie finalmente la vera alleanza tra Dio e gli uomini. Giuseppe è il responsabile nei confronti del Bambino di tutte le osservanze religiose che lo riguardano. Tra i doveri di un padre verso suo figlio, sono elencati i seguenti: «Circonciderlo, riscattarlo, istruirlo nella Torà e in un mestiere, dargli moglie». 

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