(La Santa Crociata in onore di San Giuseppe, dicembre 2021)
Giotto, La fuga in Egitto, Cappella degli Scrovegni, Padova
È uno dei più bei "ritratti" di Giuseppe, realizzato tra il 1303 e il 1305 nella Cappella degli Scrovegni a Padova.
Ma come, dirà il lettore, proprio qui, dove lo sposo di Maria appare, in tutti i sensi, ai margini della scena? Certo, al centro del dipinto ci sono la Madre e il Bambino, incastonati nella piramide di una montagna che crea intorno a loro una sorta di tenda o tabernacolo. Centrale è anche l'asino, che prefigura l'entrata di Cristo a Gerusalemme, Eppure la figura di Giuseppe è più che eloquente con la sua forza drammatica e la concretezza dei particolari: il bastone, perché il cammino è incerto lungo quel sentiero sull'orlo del precipizio; la bisaccia, perché bisogna pur avere qualcosa da mangiare. È l'immagine di un pater familias non autoritario ma autorevole, che conosce la vita (è il più anziano del gruppo) e soprattutto conosce l'amore, inteso non nel senso romantico e sentimentale del termine, ma come generosità e sacrificio.
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