GIUSEPPE NEL VANGELO DELLA NASCITA (don Ivano Colombo) - Quinta parte

SI VOLEVA METTERE IN DISPARTE 

La scoperta della condizione di Maria, rimasta incinta senza il suo concorso, non lo porta al turbamento, allo sconforto, alla rabbia.
Proprio perché si comporta da “giusto”, e di conseguenza da uomo che sa leggere il disegno di Dio, decide di mettersi in disparte, per lasciare libero corso al disegno divino.
È l’uomo che non cerca mai di farsi notare e neppure di voler occupare la scena: anche quando è necessaria la sua presenza, come nei giorni del Natale, egli è presente, ben sapendo che lo sguardo è tutto rapito dalla luminosità che irradia dal Bambino appena nato.
Nella iconografia tradizionale Giuseppe è presente nel luogo di riparo che egli ha trovato per la moglie nelle ore del suo parto; ma di fatto la centralità della scena è tutta riservata al Bambino deposto nella mangiatoia e alla Madre che ne adora la presenza. E anche quando compaiono i pastori che il Vangelo descrive accorsi dietro la sollecitazione angelica, Giuseppe sembra ancor di più nella sua solitudine e quasi in ombra, a dimostrazione del suo modo di intendere il suo compito in quella vicenda: esserci, e tuttavia con discrezione, con rispetto, con amabilità, con la preoccupazione di lasciar spazio al Bambino e alla Madre, con il desiderio di far convergere lo sguardo e l’ammirazione sull’evento, che è sempre più importante della sua persona.
E tuttavia la sua presenza ha pure in questa circostanza una specifica missione: Giuseppe deve richiamare l’attenzione e l’adorazione sul grande mistero che Dio ha compiuto facendo vedere nella carne tenera del Figlio la sua presenza… 
La sua collocazione deve favorire il richiamo all’evento, che è certamente la nascita del bambino, con la presenza accanto della madre sua, ma è anche quella dei pastori che ricevono l’annuncio del lieto evento: in effetti il Natale è dentro le parole dell’angelo che si rivolge ai pastori. Giuseppe deve servire a convogliare l’attenzione su ciò che è essenziale: il suo compito, davvero importante, è quello di richiamare l’attenzione sull’essenziale della scena.

L’immagine di Giuseppe che sembra appartato, come se non avesse nulla a che vedere e nulla da fare nella scena della natività, è quella che ci offre Giotto nel suo ciclo di Padova. In realtà la figura di Giuseppe appare davanti alla scena, in primo piano, come se l’artista lo volesse offrire all’immagine degli spettatori che devono confrontarsi con lui e in lui identificarsi.
E tuttavia, proprio perché appare davanti a tutto, egli è più che mai isolato, come se la scena che sta sopra, o immediatamente dietro, venisse da lui compresa nel suo “sogno”, obbligando noi che lo vediamo a considerare con i suoi occhi socchiusi il medesimo evento per leggervi la degnazione di Dio, adagiato in una mangiatoia, e la degnazione di Maria, adagiata in una stalla.
Così distesa e tutta chinata sul bambino avvolto in fasce, Maria occupa lo spazio centrale, attorno al quale come in un cerchio, si muovono le altre figure. Lei è così il punto di incontro fra cielo e terra, fra gli angeli volteggianti nel cielo notturno e gli uomini e le bestie che sono invece in piedi o seduti sulla terra, spoglia di ogni segno di vegetazione. La figura centrale di Giuseppe, in corrispondenza a quella dell’angelo soprastante la struttura lignea della capanna, è nella luminosità del suo abito, che lo raccoglie tutto, come una specie di fuoco di richiamo, perché il nostro sguardo si illumini e si concentri come il suo.
Posto di schiena rispetto all’evento che si svolge dietro di lui, sembra invitare noi a guardare ben oltre la sua figura: così egli appare riservato e nel contempo invitante ad alzare i nostri occhi per contemplare la scena e considerare il mistero, come lo considera lui. 

Stampa il post

Nessun commento:

Posta un commento

Disclaimer

«Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001»