IL “VANGELO” DI GIUSEPPE
Cerchiamo di seguire la fisionomia di Giuseppe dentro l’evento che meglio lo vede protagonista e lo fa essere un “padre” ritenuto tale a tutti gli effetti. Evidentemente dobbiamo pensare al momento della nascita di Gesù, nel modo con cui è narrata da Matteo, che vuole segnalare ad un posto di riguardo proprio Giuseppe, per quanto debba riconoscere che Gesù non sia generato da lui e sia piuttosto dato da Maria … per opera dello Spirito. Qui emergono alcune caratteristiche di Giuseppe, che sono da precisare in riferimento al suo ruolo in questa circostanza.
Dal Vangelo di Matteo (1,16.18-24)
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a
vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in
segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse:
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in
lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo
dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la
vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua
sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.
Sembra un racconto esplicativo per far conoscere come sono andati i fatti a proposito di questa nascita che risulta
piuttosto singolare.
La frase introduttiva è in realtà la conclusione della genealogia, che l’evangelista vuol strutturare secondo schemi e
strutture di mirabile perfezione. Pur con le particolarità umane (che comprendono figure e situazioni di peccato,
citazione di donne che non dovrebbero figurare in una genealogia) Dio costruisce secondo una struttura perfetta questa
lunga storia, distribuita in tre momenti, ognuno dei quali prevede un percorso all’infinito con il doppio del numero sette.
Così vi si può leggere il dito di Dio.
Al termine della lunga serie, in cui la sola azione è quella del generare, appare Giuseppe, dal quale però il Cristo non è
generato. Eppure costui viene generato. E di questo si vuol parlare, proprio introducendo la figura di Giuseppe, anche
se si dice con chiarezza che Maria, per quanto sia la sua sposa, risulta incinta, prima ancora che i due fossero andati a
vivere insieme. L’evento viene qui ricordato a partire dal tormento interiore che sembra prendere Giuseppe. Dove si
dice che “stava considerando queste cose”, Matteo usa un termine greco nel quale dobbiamo intendere il rovello
interiore che ha preso Giuseppe, come traspare dalle intense immagini del film di Pasolini, nel quale senza alcuna parola,
ma con una forte penetrazione psicologica e spirituale rende eloquente quanto Giuseppe andava pensando in quei
momenti tormentosi.
Dalle sue considerazioni, dalle sue decisioni, dalle sue azioni conseguenti abbiamo la vera
fisionomia di quest’uomo, indubbiamente di un certo spessore.
Così lo possiamo giustamente definire “giusto”, la sola
qualifica che il vangelo mette in risalto proprio in questo momento, proprio mentre egli prende le sue decisioni.
FONTE: Blog di don Ivano Colombo
Nessun commento:
Posta un commento