UN UOMO CHE HA SAPUTO AMARE

  (Don Giuseppe Sciavilla, in La Santa Crociata in onore di San Giuseppe, gennaio 2022 pp. 14-15)

Papa Francesco ha dedicato un anno a San Giuseppe, dall'8 dicembre 2020 alla stessa data del 202, per ricordare il 150° anniversario della dichiarazione del Santo a Patrono della Chiesa universale, e per l'occasione ha donato ai fedeli una bellissima Lettera apostolica, Patris corde.
È nostra intenzione soffermarci su questo personaggio, che i Vangeli ci presentano come "silenzioso e giusto", ma anche come il "sognatore" per eccellenza. 

Il Sogno. Si può dire che il sogno fin dall'inizio della Storia Sacra ha attraversato la vita degli uomini.
Già Abramo, nel momento in cui sta per ricevere una benedizione che accompagnerà la sua discendenza nei secoli, entra in un sonno profondo, ma sperimenta pure di fronte a questo sonno sentimenti contrastanti tra il terrore e la fiducia nel Signore.
San Paolo dirà che Abramo credette fermamente al disegno di Dio che aveva su di lui e perciò viene considerato il padre nella fede.
ma penso ad un'altra figura nell'Antico Testamento che è il grande sognatore per eccellenza; è Giuseppe figlio prediletto di Giacobbe e Rachele. I suoi sogni provocano nei fratelli invidia e gelosia; proprio per questo viene venduto dai fratelli in Egitto e lì ancora una volta sarà il sogno a farlo entrare nelle grazie del Faraone, dopo che ha sperimentato la sofferenza del carcere.
La figura di Giuseppe figlio di Giacobbe è anticipatrice della figura di san Giuseppe del Nuovo Testamento, ma anche dell'evento pasquale di Gesù. Impariamo da lui che il sogno manifesta la storia di Dio nella storia degli uomini e attraverso il sogno si scoprono due elementi fondamentali: la vocazione da parte di Dio e l'obbedienza.

La Vocazione. Dio attraverso il sogno manifesta una chiamata. Dio chiama Giuseppe attraverso il sogno e lo inserisce nel piano salvifico della storia degli uomini. Di per sé nessun uomo è al di fuori del disegno di Dio; siamo tutti chiamati da lui. Dobbiamo essere del tutto persuasi di questa verità fondamentale per poter interpretare rettamente la nostra vita. Essere chiamati da Dio vuol dire essere collocati da lui nel disegno di salvezza e così esserne ad un tempo beneficiari e collaboratori.
Purtroppo non è facile vivere questa chiamata del Signore nella vita. La chiamata passa anche attraverso il mistero della sofferenza e della croce.
Ci sono alcuni fatti della vita di Giuseppe che rimandano al mistero della Croce e della Passione di Gesù; ad esempio viene venduto per venti denari dai fratelli, e questo richiama il tradimento di Giuda, tant'è che anche uno dei fratelli di Giuseppe si chiama Giuda. 
Ma in Giuseppe si scorge l'obbedienza e la fedeltà al Signore. La chiamata di Dio, la vocazione, che passa attraverso il sogno, sfocia nell'obbedienza al Signore da parte di Giuseppe, ma soprattutto questo lo si vede in san Giuseppe del Nuovo Testamento. San Giuseppe vuole formare una famiglia ed ecco all'improvviso il sogno, il mistero di Dio. 
Con il sogno che viene raccontato nel Vangelo di Matteo, si trova ad affrontare un mistero più grande di lui, con il conseguente dramma che lo colpirà. Questo dramma rappresenta il mistero della Croce di Gesù, la "notte" che anche Gesù ha sperimentato.
Il Cardinal Ballestrero quando parla della vocazione e del sogno di san Giuseppe dice: «Nella tua notte, la più insonne, la più agitata, il signore ti vuol affidare un incarico. Ti chiama per porre nelle tue mani un suo progetto».
Anche san Giuseppe sperimenta questa notte. Non bisogna dimenticare che l'uomo resta realtà indecifrabile, se lo si separa da Dio e lo si pensa fuori del suo piano di salvezza. 
«San Giuseppe si è lasciato condurre dal Signore e questi lo ha introdotto in un modo particolarmente intimo nel mistero dell'Incarnazione e della Salvezza, diventando parte integrante dell'evento salvifico di Dio in Gesù. Lasciandosi portare dal Signore, San Giuseppe è diventato il contemplativo dell'Incarnazione di Cristo. L'ha contemplata nella verginità meravigliosa, incorrotta e feconda della sua sposa; ha visto fiorire da questo "roveto ardente" il frutto benedetto dello Spirito, Gesù salvatore, e così è stato vicino, anzi bene addentro al mistero di Dio fatto uomo», afferma l'esperto biblico padre Tarcisio Stramare.
Nel momento del dramma, Giuseppe si affida al Signore il signore gli parla attraverso l'angelo e gli dice: «Non temere». È il dramma che segna anche la nostra vita. dramma di incomprensione, delusione, scoraggiamento, dubbi, Nel mistero, apparentemente insondabile, Giuseppe si è lasciato coinvolgere ciecamente.
San Giovanni Crisostomo, che è il padre della Chiesa che tratta in maniera più approfondita di san Giuseppe, usa un'espressione che fotografa la personalità di Giuseppe: «Giuseppe ubbidì di gran cuore». Egli continua a dire che Giuseppe è al centro della storia, perché al centro della storia c'è Gesù. Giuseppe si colloca in mezzo tra Gesù e Maria.
È il suo un ruolo centrale e questo lo vediamo anche attraverso il secondo sogno, quando Erode scatena la strage degli innocenti: «Giuseppe prese con sé Maria e il bambino e si diresse in Egitto», dicono le Scritture. E ancora una volta il Crisostomo sottolinea: «Giuseppe ubbidì di gran cuore». 
I Vangeli sono scarni nel raccontare la vita di Giuseppe e non riportano quando egli sia morto. La devozione popolare ce lo mostra morente tra le braccia di Maria e Gesù (soprattutto nel Nord-Italia è molto diffusa questa iconografia). Qualche decennio fa un noto scrittore e regista, Pasquale Festa Campanile, pubblicò un romanzo, incentrato sulla figura di san Giuseppe, dal titolo: Per amore, solo per amore (1983). Vi fu anche trasposizione cinematografica nel 1993, con la regia di Giovanni Veronesi.
Il titolo del romanzo è molto significativo perché riprende un espressione di un grande santo e maestro della spiritualità cristiana che è san Francesco di Sales. Questi affermava che non si sa quando san Giuseppe sia morto, ma se san Giuseppe è vissuto per amore, dedicando la sua vita a Dio, non poteva che morire per amore. 
Credo che questa sia una delle più belle definizioni del padre verginale di Gesù.


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