IL SILENZIO DI SAN GIUSEPPE - seconda parte (Madre Maria Luciana Zaru)

La forza comunicativa del silenzio di san Giuseppe nasce dal vivere non dentro i criteri del mondo, ma in quelli di Dio, dentro i quali, anche noi dobbiamo stare, se vogliamo vivere come il modello che il padre Fondatore ci ha dato, cercando il cielo dentro di noi, consapevoli dell’amore che ci fa vivere e a cui vogliamo rispondere, come san Giuseppe, nell’adempimento della volontà di Dio. 
Il silenzio, la solitudine, l’oscurità, nel loro significato letterale, se considerate umanamente, sono situazioni negative, ma se vengono illuminate dalla luce della resurrezione di Cristo, che ha innestato la nostra natura umana in quella divina, non solo si caricano di positività, ma diventano condizione necessaria, per aprire la porta della nostra vita a Dio, che continuamente chiede di entrare e di stare con noi, per cui il silenzio diventa comunicazione, testimonianza, profezia; la solitudine presenza divina, coraggio e conforto, creatività e genialità; l’oscurità: fonte di luce per avanzare nel buio delle contraddizioni e delle difficoltà. 
Si tratta dello stile di vita della santa Famiglia: del Figlio di Dio, dice Padre Prinetti, nella pienezza della perfezione della natura e della grazia; di Maria, il capolavoro della creazione, l’eletta fra le creature; di San Giuseppe il custode dei divini misteri. Uno stile di vita capace di dare valore di grazia a tutto quello che si fa. Ancora P. Prinetti ci ricorda che la vita soprannaturale consiste specialmente nella trasformazione della vita ordinaria; e il merito non dipende tanto da quello che si fa, ma dal  modo con cui si fa. La perfezione nelle piccole cose è la devozione migliore alla Vergine; era la sua vita spirituale (Med. Pag.322). 
Nella Lettera Apostolica Papa Francesco dice che in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta tutti possono trovare un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà. 
San Giuseppe, come la maggior parte di noi, è l’uomo della seconda linea, si confonde nella massa, perché tutto in lui è ordinario e scontato; di straordinario c’è il mistero di Dio che si compie in lui e nella sua casa, ma questo è invisibile agli occhi umani, per poterlo vedere serve la fede, e quando è accolto nella fede e nell’adesione alla volontà di Dio, la vita ordinaria diventa contributo straordinario al compimento dell’opera di salvezza, per cui, chi lo vive, come san Giuseppe, come tutti i santi della porta accanto, come noi, santi senza aureola, pur restando nell’ombra, hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza. 
Dalla teologia abbiamo imparato che esiste un’economia della salvezza; la parola economia è sufficiente a confondere le idee, ma se andiamo oltre il suo significato matematico, e la consideriamo alla luce della fede, essa indica quel sistema di grazia, con cui la divina sapienza regge la vita del mondo e degli uomini, per cui tutto va a buon fine e contribuisce al bene di coloro che Egli ama, perciò al bene di tutti, a meno che l’uomo, liberamente, non rifiuti quello che Dio gli offre. 
Tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo all’economia della salvezza, come lo ha dato Gesù, la Madonna e san Giuseppe, vivendo conforme alla volontà di Dio per ciascuno, nello stato di vita e nel susseguirsi dei giorni e delle situazioni che li accompagnano. Il motore di questa economia è la grazia di Dio in noi, tanto più attivo, quanto più gli lasciamo la libertà, come san Giuseppe, di agire nella nostra vita. In tal modo, dalla seconda linea in cui viviamo, come persone ignorate e sconosciute agli occhi del mondo, come lo è stato per san Giuseppe, passiamo in prima linea agli occhi di Dio e ci rendiamo protagonisti nella storia della salvezza, anzitutto della nostra salvezza, poi di quella degli altri, per la collaborazione che diamo nell’essere testimoni della salvezza, che con Gesù, è entrata nel mondo. 
Chiediamo a san Giuseppe di farci capire il valore del silenzio e della vita nascosta, messa a disposizione del progetto di salvezza per ogni uomo, viviamo la gioia di essere, nell’impegno di ogni giorno, mediatrici di grazia, e di sperimentare la gioia della comunione e la santa allegrezza, come l’ha sperimentata lui, vivendo e operando per Gesù e Maria. 


FONTE: https://www.figliedisangiuseppedigenoni.it/wp-content/uploads/2021/01/1-Gennaio-2021-IL-SILENZIO-DI-SAN-GIUSEPPE.pdf 

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