L'AMORE FRA MARIA E GIUSEPPE

L'amore tra Maria e Giuseppe è sicuro, sebbene occorra intuirlo tra le righe. Sono "promessi sposi", più che fidanzati nella cultura di Israele. Potevano vivere coniugalmente per un anno, senza però coabitare. Osiamo immaginarci la notte insonne di Giuseppe che viene a sapere della gravidanza di Maria? Cos'avrà pensato di lei? Quanta sofferenza e dolore nel suo cuore; dunque si era sbagliato a stimare questa ragazza di Nazareth? La legge chiedeva che Maria venisse denunciata e - di conseguenza - condannata a lapidazione. Giuseppe la ama, vuole salvarla, trova un escamotage: la ripudierà, salvandole la vita e l'onore. Matteo descrive tale atteggiamento come quella di chi è "giusto", cioè irreprensibile, autentico, onesto, di alto profilo: non giudica secondo le apparenze, anche se è stato ferito, sa superare il suo orgoglio e usare misericordia verso la donna che ama. Durante la notte il sogno, l'invito a fidarsi, a dare una improbabile chiave di lettura ad eventi che equivalgono ad abbracciare l'inaudito di Dio. Giuseppe si sveglia, obbedisce all'angelo e vive "la follia" di Dio.


Giuseppe, sposo fedele e paziente di Maria, custode dell'infanzia del maestro Gesù, ci sta davanti, Signore, come un esempio di fede e di rettitudine. Donaci di imitarne lo spessore.


La voce di uno scrittore

"L'amore? Che cos'è l'amore? L'amore è d'ostacolo alla morte. L'amore è vita. Capisco solo quello che amo. Tutto è, tutto esiste soltanto perché io amo. Tutto è tenuto in vita dall'amore. L'amore è Dio, e morire significa tornare alla sorgente eterna e universale". (Lev Tolstoj)


(Suor Emilia Di Massimo)


Fonte: La Chiesa

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LO STRAORDINARIO NELL'ORDINARIO NELLA VITA DI GIUSEPPE


Scelto da Dio e da Maria, Giuseppe visse come tutti noi tra dolori e gioie. Dobbiamo guardare a tutte le loro azioni con particolare interesse. Impareremo sempre da lui. Ci fa comodo metterci nei suoi panni per imitarlo, perché così potremo rispondere, come lui, alla volontà divina.

Tutto nella sua vita —modesta, umile, ordinaria— è luminoso. Per questo, famosi mistici (Teresa d’Avila, Hildegarde de Bingen, Teresa de Lisieux), grandi Fondatori (Benedetto, Bruno, Francisco de Assisi, Bernardo de Clairvaux, Josemaría Escrivá) e tanti santi di tutti i tempi ci incoraggiano a trattarlo ed amarlo per seguire le orme del Santo Patrono della Chiesa. È la scorciatoia per santificare l'intimità delle nostre case, entrare nel cuore della Sacra Famiglia, per condurre una vita di preghiera e anche per santificare il nostro lavoro.

Grazie alla sua costante unione con Gesù e Maria —ecco la chiave! — Giuseppe può semplicemente vivere lo straordinario, quando Dio glielo chiede, come nella scena evangelica della messa odierna, perché soprattutto svolge abitualmente compiti ordinari, che non sono mai irrilevanti perché assicurano una vita fertile e felice, che conduce alla beatitudine celeste.

Tutti possiamo, scrive papa Francesco, «trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà (...). Giuseppe ci insegna così che avere fede in Dio comprende pure il credere che Egli può operare anche attraverso le nostre paure, le nostre fragilità, la nostra debolezza. E ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca».

(Padre Marc Vaillot)


Fonte: Evangeli.net

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GIUSEPPE, L'«AGGIUNTO»


Molti uomini e donne ne portano ancora oggi il suo nome, caro e beato. Forse senza saperne più il significato. Si tratta di un nome ebraico (
Yôseph, forma troncata di Yěhôsēph) che significa «Dio aggiunga!» o anche «che egli raduni!» (per san Bernardo abate è l’«accresciuto», come dice in una sua famosa omelia). San Giuseppe è l’«aggiunto» (un di più…): questo è il significato del suo nome. Un nome che è un destino, che segna una identità (

nomen omen, secondo l’espressione latina).

Precisamente sul nome e su altri aspetti della vita di San Giuseppe verteranno le meditazioni offerte in occasione della festa del Santo Patrono nel Santuario a lui dedicato nella nostra diocesi ambrosiana (l’unico), così da riscoprire e promuovere il culto e una figura tanto importante e attuale.

Giuseppe l’«aggiunto» dunque; per questo ha il profilo (già a partire dal nome) dell’uomo appartato, silenzioso, condannato a vivere quasi straniero, estraneo, “aggiunto” appunto (una condizione simile, peraltro, tocca a tutti noi, anche se questo destino è nascosto e viene alla luce soltanto in certi momenti, soprattutto quelli gravi di squalifica, umiliazione e di sofferenza, malattia, lutto).

E così anche tutti noi siamo e dobbiamo vivere – in certo senso – come “aggiunti” rispetto alla comune umanità. Come stranieri in questo mondo. Come ospiti e pellegrini in attesa di una patria migliore. Sempre in ascolto della Parola degli angeli, per trovare quell’autorizzazione alla vita che non possiamo trovare guardandoci semplicemente dentro o intorno; essa deve venire dall’alto.

(Mons. Silvano Macchi)


Fonte: Chiesa di Milano

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GIUSEPPE E LA PAROLA - Un'omelia


San Giuseppe, patrono della Chiesa Universale, sposo della Beata Vergine Maria, padre legale (putativo) di Gesù. E Giuseppe 
ha accolto tutto questo con un'obbedienza eroica: Giuseppe ha obbedito a Dio, non si è ribellato a Dio come ha fatto l'antico Popolo dell'Alleanza, Giuseppe ha scelto di stare sottomesso alla legge di Dio e a quella Novità che gli si presentava davanti: qualcosa di impensabile, di inconcepibile, di inimmaginabile: che Dio si facesse uomo! E Giuseppe ha creduto a tutto questo e ha detto: io ci sto, io metto in discussione i miei piani, i miei progetti, le mie certezze, le mie sicurezze per aprirmi a questo inedito... a questa storia incredibile che non riusciva neanche a immaginare dove l'avrebbe portato!
E così Giuseppe sceglie, obbedendo a Dio, di farsi carico di Maria e del Bambino. E così lui diventa il Custode della Santa Famiglia: questa funzione bellissima, speciale, di custodire il Bambino, e ovviamente Maria, la Madre del Bambino e la sua sposa.

Quindi Giuseppe cosa fa? È paradossale, se ci pensate. Un uomo che non ha mai detto una parola, secondo i Vangeli: non è riportata nessuna parola di Giuseppe eppure lui diventa il Custode della Parola. Quindi 

Giuseppe è un autentico custode della Parola che è Gesù.

E infatti lui non ha bisogno di dire nessuna parola, perché lascia che la Parola parli attraverso di lui. E a me piace pensare, e mi riempie il cuore di gioia, mi fa impazzire, considerare che, se Gesù è diventato, come uomo, in un certo modo, un certo tipo di Gesù che i Vangeli ci presentano, è perché Giuseppe era in questo modo: 

Gesù ha preso i tratti di Giuseppe.

Gesù è stato educato nella fede, nella religione del suo popolo da Giuseppe. E quindi, in un certo senso, vedendo Gesù come parlava, come agiva, in un certo senso noi possiamo dedurre come era Giuseppe. 

E Giuseppe era un uomo obbediente, cioè era un uomo che ascoltava.

Era un uomo che, una volta che ascoltava e faceva sua la Parola, la metteva in pratica, non stava lì a discutere. A me ogni volta, veramente, mi colpisce tantissimo: vedere un Giuseppe [che], gli appare l'Angelo, gli dice qualcosa da parte del Signore e Giuseppe subito esegue, senza fare discussioni, senza sue interpretazioni: lo esegue alla lettera, come direbbe San Francesco, senza commenti.
Giuseppe obbedisce veramente alla Parola. O, meglio, come dicevo prima, Giuseppe permette alla Parola di abitare la sua vita, di prenderne possesso. Possiamo addirittura dire di Giuseppe lo stesso di Maria: Maria era talmente piena della Parola che era il Figlio che portava nel grembo, che non era più Maria che viveva, ma era Gesù che viveva in lei e che agiva attraverso di lei. E la stessa cosa possiamo dirla di Giuseppe. Ecco perché gli Evangelisti non hanno avuto la necessità di riportare delle parole di Giuseppe! E addirittura di Giuseppe non sappiamo poi che fine ha fatto, quando è morto. Sappiamo che, arrivati ad un certo punto nei Vangeli, lui non era più presente, perché vediamo che i parenti di Gesù, i suoi cugini, ecco in un certo senso prendono il posto del padre, vogliono decidere di Gesù, vogliono dire a Gesù quello che doveva fare, quello che doveva dire, o quello che non doveva dire e non doveva fare.
E quindi Giuseppe sceglie di custodire questa Parola, proprio come la sua sposa, e capite che diventano 

La coppia di sposi ideale, bellissima da contemplare e da imitare.

Qual è il loro segreto? Non solo perché loro si amavano, si volevano bene, si erano scelti e volevano costruire una famiglia, ma perché entrambi personalmente, poi come coppia, come sposi, scelgono di custodire la Parola e loro sperimentano un grande miracolo. 

Custodendo la Parola, in realtà poi sono loro ad essere custoditi dalla Parola 
e quindi in un certo senso vivono di quella Parola.

Mentre prima dicevo quel discorso che non era Maria che viveva, ma Gesù che viveva in lei, lo stesso possiamo dire di Giuseppe e questo lo deduciamo da Paolo: ci è un po' più chiaro, quando Paolo dice:  

"Non sono io che vivo ma Cristo vive in me,
questa vita è nella carne e io la voglio vivere nella fede del Figlio di Dio 
che mi ha amato e ha dato se stesso per me".

Ecco Giuseppe diventa un modello di dedizione: Giuseppe ha dato la vita per quella Parola. Permettetemi, e perdonatemi magari: sono intuizioni che condivido, però, se sono errate io mi metto in discussione serenamente, m'inchino davanti alla Madre Chiesa che ha questo dono di un'autentica interpretazione della Scrittura. Però veramente mi viene da dire, pensando un po' alla Pasqua (domenica prossima entreremo nella grande Settimana Santa: la Domenica di Passione, la Domenica delle Palme), ecco a me piace pensare che

Gesù ha imparato dai suoi genitori a dare la vita fino alla fine,

perché ha avuto un esempio chiaro, limpido, lineare, coerente di dedizione totale in Giuseppe: un uomo che ha messo da parte se stesso, le proprie ambizioni e ha scelto di servire Dio, di servire quel Figlio di Dio che lui custodiva, accompagnava nei suoi primi passi. E Giuseppe in un certo senso dà la vita per Gesù. E mi piace pensare, lo voglio sottolineare, Gesù ha imparato da Giuseppe, così come da Maria, a dare la vita fino alla fine. Perché Gesù come uomo da qualcuno avrà imparato: non è che possiamo pensare alla "scienza infusa"! Lui come uomo ha fatto il cammino di ogni uomo.

E quindi chi c'è dietro Gesù? C'è Giuseppe, ovviamente c'è Maria: un posto speciale che l'accompagnerà fino alla fine e anche dopo accompagnerà la Chiesa nascente. Però capite che per la società del tempo il padre era determinante. È chiaro che io ho letto questo brano; potevamo leggere l'altro brano che la Liturgia ci presentava, di Luca, che non è altro che quell'episodio famoso di Gesù a dodici anni nel Tempio (sua madre e suo padre, angosciati, glielo dicono: ti cercavamo! E Gesù dice: 

"Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo occuparmi delle cose del Padre mio?"

Questo non è rinnegare i propri genitori! È chiaro che Gesù come vero Padre, unico Padre assoluto, ha Dio. Però è chiaro che l'uomo Gesù di Nazareth ha preso da qualcuno i tratti della propria umanità, e quindi li ha presi a livello di DNA, mi viene da dire, certamente da Dio che attraverso il dono dello Spirito Santo ha reso feconda Maria; li ha presi da Maria, perché è stato nella sua pancia nove mesi, l'ha allattato. Però in un certo senso poi, a livello di cammino di fede, di osservanza della Legge, di conoscenza della Storia dei Padri, ecco qui che interviene Giuseppe. In un certo senso Giuseppe gli ha dato un certo imprinting e come una volta ho detto, gli ha dato anche giorno dopo giorno

Un'autentica interpretazione della Legge, che non è l'osservanza legalistica.

L'abbiamo visto nel brano dell'adultera di questa mattina, del lunedì della Quinta Settimana di Quaresima. 

Ecco, Giuseppe ha insegnato al bambino Gesù ad avere un'interpretazione aperta, ampia, 
vedendo in Dio, sì, il Dio della Legge, ma che usa misericordia. 

E quindi questa prospettiva sempre più allargata, aperta, che rispetta le persone, che è aperta verso tutti, che accoglie tutti, che serve tutti. Ecco è bello vedere questi tratti di Giuseppe, di cui la Scrittura ci conserva ben poco, ecco meditando la vita di Gesù e mi viene da dire, meditando soprattutto la sua Passione, Morte e Risurrezione.


Fonte: Frati Minori di Padova

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SOLENNITÀ DI SAN GIUSEPPE

 

Nell'augurare a tutti i Giuseppe e a tutti papà una buona festa, rilanciamo una catechesi di don Fabio Rosini, con un invito all'ascolto per meditare, in questo giorno, sulla figura del nostro amato santo!




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NOVENA A SAN GIUSEPPE - Nono giorno: Giuseppe, uomo docile

«San Giuseppe è stato un uomo che si lasciava condurre da Dio con tanta docilità.  
Quanto sono rare queste persone. Tanti, anche se non lo dicono, sono praticamente atei: vivono ignorando completamente Dio. Ma Dio è la trave che sostiene il tetto della vita umana: se a un tetto togliete la trave, il tetto crolla.
Pensate con quanta docilità Giuseppe accolse l’avvenimento umanamente impensabile dell’Incarnazione del Figlio di Dio: un angelo gli annuncia il mistero che si è compiuto in Maria, e Giuseppe piega la testa, consegnandosi serenamente al progetto di Dio.
Pensate con quanta umiltà accolse la grande lezione di Betlemme: Dio sceglie la povertà di una stalla per gridare che il mondo, senza Dio, è una povera stalla, come amava dire il nostro Giovanni Papini: e Giuseppe, con Maria, piega la testa. 
Non è una cosa semplice.
Pensate con quanta fede cercò Gesù a Gerusalemme per tre giorni insieme a Maria: in quell’occasione capì che Dio va sempre cercato! La fede, infatti, è una lampada che ogni giorno ha bisogno di olio, altrimenti si spegne. E Giuseppe si lasciò educare da Dio. 
Molti pensano che la fede sia una poltrona sulla quale sedersi, mentre invece la fede è una strada sulla quale bisogna camminare ogni giorno: se non si cammina, non si giunge alla meta. San Giuseppe l’aveva capito. 
San Giuseppe è stato un semplice lavoratore (un faber del villaggio): non era un benestante, non era un possidente, non era una persona che viveva negli agi della ricchezza. Tutt’altro! E Dio lo scelse per questo. È una chiara lezione per dirci che la vera ricchezza non sta in quel che possediamo (come molti erroneamente pensano): la vera ricchezza sta in quello che siamo»!


Glorioso S. Giuseppe , sposo di Maria Vergine,
accordami la tua protezione paterna: io te ne
supplico per Cuore di Gesù Cristo. Tu , la cui
protezione si estende a tutte le mie necessità
e sai rendere possibili le cose più impossibili,
rivolgi i tuoi occhi di padre buono sugli interessi
dei tuoi figli.
Nell’affanno e nella pena che mi opprimono,
io ricorro con fiducia a te ; degnati di prendere
sotto la tua protezione questa mia importante e
difficile causa , che mi procura tante preoccupazioni.
Fa ‘ che la sua felice riuscita torni a gloria di Dio e a
bene dei suoi servitori.
Amen.


 
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NOVENA A SAN GIUSEPPE - Ottavo giorno: Giuseppe, uomo che sa ascoltare

«Giuseppe nei Vangeli non parla: non viene riferita neppure una parola. Giuseppe  
ascolta: sa ascoltare! 
La capacità di ascoltare è importantissima, al punto tale che nella Bibbia ritorna spesso questo comando di Dio: “Ascolta, Israele!”. La nostra epoca, invece, sta sfornando gente che non sa più ascoltare: né Dio, né il prossimo. Per questo oggi tantissimi soffrono di solitudine! È il male del nostro tempo: soli in mezzo alla folla, perché nessuno sa più comunicare con il  proprio fratello. 
Quando ero parroco in Toscana, a Porto Santo Stefano, in provincia di Grosseto, tutti i mesi andavo a visitare i numerosi ammalati presenti nella mia comunità. Ricordo che una volta un uomo anziano e semiparalizzato mi trattenne a lungo accanto al suo letto. Aveva bisogno di parlare, di confidare i suoi ricordi… perché nessuno aveva tempo di chinarsi su di lui e di dargli la gioia di un’attenzione. Parlò a lungo e mi raccontò la sua vita di marittimo, spesso lontano da casa per periodi alquanto prolungati. Mi parlò dei tanti sacrifici che aveva fatto per i suoi figli e anche per acquistare l’abitazione, nella quale viveva insieme alla figlia più grande. Io lo ascoltai per due lunghe ore. Alla fine l’uomo mi prese la mano per baciarla e, commosso, mi disse: ”Grazie di cuore per tutto quello che mi ha detto!”. Io non avevo detto una parola: avevo semplicemente ascoltato. Evidentemente… ascoltare, in una società in cui nessuno ha tempo per l’altro, è un grande dono e un grande messaggio. 
Oggi, in un mondo tecnico e materiale, rischiamo di essere paurosamente soli in mezzo a gente totalmente distratta.
Vi confido un’altra testimonianza significativa sempre riguardo al bisogno di ascolto. Nel 1993, dopo un intervento al cuore, trascorsi un anno di convalescenza presso la casa per anziani gestita dalle suore Passioniste alla periferia di Roma. Ricordo che un pomeriggio la suora infermiera mi fece sostare davanti alla porta di una signora anziana. Si sentiva che la donna stava parlando ad alta voce, ma nessuno rispondeva. Chiesi: “ Che sta facendo?”. L’infermiera mi disse: ”Questa anziana signora ogni pomeriggio si mette davanti alla fotografia della figlia (che non viene mai a trovarla!) e parla e racconta… come se la figlia fosse lì presente ad ascoltarla”. Questo fatto mi impressionò: il mondo si sta popolando di gente sola e costretta a parlare con una foto!
San Giuseppe è stato l’uomo dell’ascolto: impariamo da lui la capacità di dare attenzione a Dio, per dare attenzione ai figli di Dio, cioè al nostro prossimo».

(Mons. Angelo Comastri)


Padre Santo, che nel tuo disegno di amore 
hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione
alla custodia premurosa di S, Giuseppe, per sua intercessione,
concedi alla Chiesa la stessa fedeltà
nel condurre a compimento l' opera della salvezza.
Concedi a noi, Padre onnipotente,
la stessa fedeltà e purezza di cuore
che animò S. Giuseppe nel servire il tuo unico Figlio,
nato dalla Vergine Maria.
Padre e Creatore del mondo,
che stabilendo per l' uomo la legge del lavoro,
lo hai chiamato a cooperare alla tua creazione,
concedi a noi, per l' intercessione e l' esempio di S. Giuseppe,
di essere fedeli alle responsabilità che ci affidi
e di ricevere dal tuo amore i beni che ci prometti.
Padre buono, concedi che portando in noi,
sull' esempio di S. Giuseppe,
la viva testimonianza del tuo amore,
godiamo sempre il dono della vera pace.
Amen.


O S. Giuseppe, concedici di vivere senza colpe e di godere sempre della tua protezione!


Amen

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