LA MAESTRA DEI TEOLOGI ISPIRATA DALLA SPIRITUALITÀ DI UN ARTIGIANO - seconda parte

(di Gianni Gennari, in La Santa Crociata in onore di san Giuseppe, 10/2018 p. 22ì3)


La devozione a san Giuseppe di santa Teresa di Lisieux (seconda parte)

La nostra Teresa, con l'originalità dottrinale sua propria – "Maestra dei teologi", e "Dottore della Chiesa" – insegnerà che in fin dei conti il dovere dell'uomo di azione è... la contemplazione!
Ma c'è altro, e di più.
Nel gennaio 1896 per la festa della priora, Teresa, che negli anni precedenti aveva festeggiato scrivendo un suo "dramma" su santa Giovanna d'Arco, si incarica di scrivere per la comunità una "Ricreazione" e sceglie "La fuga in Egitto": tema principale la certezza che come la Santa Famiglia è sfuggita alla collera di Erode così, mentre in Francia il contesto politico diventa ostile a Chiesa e religione, anche le carmelitane potranno essere salvate e nulla potrà impedire loro di amare Gesù e di farlo amare.
Come agli inizi nulla, neppure la ferocia di Erode, ha impedito a Maria e Giuseppe di custodire Gesù amandolo e poi donandolo a tutti.
Questo il messaggio centrale del dramma in sette atti. Nel testo anche versi di gioia e buon umore e persino di osservazioni sociali: la disuglianza tra ricchi e poveri è stata sofferta anche da Giuseppe e Maria, che però nel testo rifiutano rivolta e anarchia...
La beatitudine della povertà descritta da Teresa non è più un programma sociale, ma uno stile di vita che contesta la divinizzazione di tutto ciò che non è davvero Dio ed esalta "i poveri di Jaweh"... E a sorpresa in questi versi presenta pagani in buona fede: per lei camminano anch'essi verso la luce, rappresentati soprattutto da una donna di nome Susanna che accoglie la rivelazione di un Dio che si abbassa fino a lei, e come la samaritana del Vangelo diventa missionaria in famiglia e nella società.
Al centro del racconto soprattutto un dialogo tra le due madri, Maria e Susanna, che occupa molta parte dello sceneggiato.
Se si colloca questa ricreazione nel contesto della vita di Teresina ci si rende conto di come a poco a poco la sua visione del mondo a partire dalla presenza di Gesù, bambino, sì, ma più precisamente "figlio", si orienta verso una comprensione più profonda della realtà di "fratelli" e "sorelle" apparentemente "lontani".
La mariologia di Teresa cambia profondamente negli ultimi due anni della vita nella "notte della fede" ove lei rivive la realtà della Sacra Famiglia nella persecuzione di Erode.
maria ha vissuto di fede accanto a san Giuseppe subendo la prova suprema che metteva in pericolo la vita di Gesù, e nella composizione appaiono per la prima volta temi che nel Monascritto C serviranno a comprendere la destinazione universale della fraternità di Teresa nei confronti dell'uomo moderno: lei scopre che esistono davvero "anime che veramente non hanno fede", o almeno che come lei non la sentono. Nel dramma il personaggio Giuseppe è assolutamente centrale, e Maria esalta la misericordia del Dio nascosto che nonostante la persecuzione di Erode va incontro a ogni uomo: Dio salva i piccoli, i poveri, ma anche i ladri pentiti...
È la "via della fiducia, tutta corta e tutta nuova" offerta sia ai santi innocenti che al buon ladrone.
È la certezza di una destinazione universale della salvezza che impedisce ogni scoraggiamento anche nelle situazioni più difficili in compagnia di Maria, di Gesù e di Giuseppe, che l'ha salvata dalla morte pochi giorni dopo la nascita.
Anche nell'ultimo anno di vita, nelle tenebre della prova della fede, per tutti gli uomini qui il messaggio complessivo della "vera sua dottrina" che la rende – parola di Benedetto XVI – "Maestra del teologi", Teresa è accompagnata anche da san Giuseppe fino in fondo.
Lui accompagnerà anche noi...
Stampa il post

Nessun commento:

Posta un commento

Disclaimer

«Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001»