Da Federico Suárez, Giuseppe sposo di Maria, Ares Edizioni, 2006, pp. 17-20.
San Giuseppe non ha mai cercato di superare alcun complesso. Ci sono persone che si ritrovano più insignificanti di quanto vorrebbero, e ciò le amareggia e le rende sgradevoli. Oppure cercano di camuffare la personalità modesta coltivando apparenze che agli occhi degli altri le fanno migliori, a loro giudizio, di quanto non siano, al fine di essere apprezzate per quel che appare, poiché immaginano che non sarebbero apprezzate per quel che sono,
In Giuseppe non troviamo nulla di tutto questo. La sua figura ha il sigillo dell'autenticità, di una realtà accettata così com'è. Non ci sono in lui la minima nota falsa, il più piccolo artificio, alcuno stridore o discordanza. Non c'è affettazione, o un indizio di ansietà per quello che gli altri possono pensare o dire, o preoccupazioni per "l'immagine", per voler essere o mostrare altro da quello che era.
Sotto un altro profilo, tuttavia, il compito che gli veniva affidato era pienamente alla sua portata; null'altro gli si chiedeva, infatti – come dice san Giovanni Crisostomo –, che quanto si chiede a ogni padre di famiglia: il sostentamento e l'educazione dei famigliari. Ma trovarsi quasi al centro del mistero della Redenzione, accanto ai due protagonisti principali, e limitarsi a un ruolo men che secondario, in sé estraneo alla Redenzione, senza aver niente a che vedere con la missione redentiva di Gesù, senza partecipare in alcun modo alla fondazione della Nuova Alleanza (nel modo, per esempio, che fu concesso agli apostoli), e svolgere comunque col massimo impegno l'incarico ricevuto, senza ambizioni di alcun tipo e senza frustrazioni o ferite nell'orgoglio, senza trascedere in nulla il luogo e il compito assegnati, tutto ciò richiede, senza dubbio, una stoffa non comune.
Sotto un altro profilo, tuttavia, il compito che gli veniva affidato era pienamente alla sua portata; null'altro gli si chiedeva, infatti – come dice san Giovanni Crisostomo –, che quanto si chiede a ogni padre di famiglia: il sostentamento e l'educazione dei famigliari. Ma trovarsi quasi al centro del mistero della Redenzione, accanto ai due protagonisti principali, e limitarsi a un ruolo men che secondario, in sé estraneo alla Redenzione, senza aver niente a che vedere con la missione redentiva di Gesù, senza partecipare in alcun modo alla fondazione della Nuova Alleanza (nel modo, per esempio, che fu concesso agli apostoli), e svolgere comunque col massimo impegno l'incarico ricevuto, senza ambizioni di alcun tipo e senza frustrazioni o ferite nell'orgoglio, senza trascedere in nulla il luogo e il compito assegnati, tutto ciò richiede, senza dubbio, una stoffa non comune.
E questa stoffa umana e soprannaturale, celata a sguardi superficiali e a menti distratte, traspare, a poco a poco, agli occhi di coloro che, riflettendo, si addentrano negli scarni ma significativi dati che il Vangelo ci trasmette di colui che con grande acume è stato chiamato "l'uomo di fiducia" di Dio. Una stoffa che smentisce la prima impressione opaca di uomo della massa, per sostituirla con un'altra più vera e reale che di opaco non ha nulla, e che ci mostra Giuseppe come un emblema di ciò che può arrivare a essere – fatte salve, naturalmente, le distanze – la maggior parte degli uomini: anche se le nostre vite non paiono, forse, superare il più diffuso livello medio, e se le nostre azioni non ci fanno emergere fra gli altri uomini.
Da come ci appare nel Vangelo, la qualità di quest'uomo giusto si compendia in poche parole molto espressive: "Seppe vivere come voleva il Signore in tutti i singoli eventi che composero la sua vita. Per questo la Sacra Scrittura loda Giuseppe affermando che era giusto" (Josemaría Escrivá). Non sono lodi che possano applicarsi a ciascuno di noi.
Da come ci appare nel Vangelo, la qualità di quest'uomo giusto si compendia in poche parole molto espressive: "Seppe vivere come voleva il Signore in tutti i singoli eventi che composero la sua vita. Per questo la Sacra Scrittura loda Giuseppe affermando che era giusto" (Josemaría Escrivá). Non sono lodi che possano applicarsi a ciascuno di noi.
La figura di Giuseppe costituisce pertanto un incentivo che Dio ha posto per alimentare la nostra speranza. Perché se noi non siamo altro che uomini comuni, senza speciali distinzioni rispetto agli altri, senza le qualità eccellenti che finiscono col situare chi le possiede al di sopra della gran massa dei contemporanei, possiamo però, ciò nonostante, aspirare a mete abbastanza più alte della mediocrità cui sembreremmo destinati dall'assenza di qualità eccezionali. Dio, per nostra fortuna, adotta un metro di valutazione assai diverso da quello in uso fra gli uomini. Non è questione di talento o di abilità fuori dal comune; o, perlomeno, si tratta di talento e abilità d'altra specie. E nemmeno è questione del fulgore, dell'appariscenza, che, nell'opinione di questa terra, vanno legati al ruolo che dobbiamo rappresentare nella vita. Si tratta soltanto, e non è poco, di svolgere bene, per intero, senza difetti e senza eccesso, il compito che ciascuno ha nel piano di Dio secondo la propria peculiare vocazione, nel luogo e nel modo in cui è previsto che esso venga svolto.
Non importa risplendere davanti agli uomini. Non è neanche necessario che qualcuno si accorga che esistiamo: sono dati privi della benché minima rilevanza. Basta compiere i piccoli e banali doveri quotidiani con amore e umiltà, guardando solo a compiacere Dio: è quanto vale, ai suoi occhi, a testimoniare la qulaità intima di un uomo. Occorre, in sintesi, ricordare che "nessun uomo è disprezzato da Dio. Ognuno è chiamato a partecipare al regno dei cieli per mezzo del compimento della propria vocazione: nel suo focolare, nella sua professione o mestiere, negli obblighi corrispondenti al proprio stato, nel compimento dei doveri civili, nell'esercizio dei propri diritti" (Josemaría Escrivá) .
E Giuseppe, l'ultimo patriarca, ci ha mostrato come questo modo di vivere possa fare di un uomo qualsiasi un grande santo.
E Giuseppe, l'ultimo patriarca, ci ha mostrato come questo modo di vivere possa fare di un uomo qualsiasi un grande santo.
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