LA PIENEZZA DELL'AMORE NUZIALE TRA GIUSEPPE E MARIA


Lasciate che vi sia spazio nel vostro essere insieme 
e lasciate che i venti del paradiso danzino tra voi.
Amatevi l'un l'altro ma non fate dell'amore una catena:
lasciate piuttosto che vi sia un mare in movimento tra i lidi delle vostre anime.
L'uno riempia il bicchiere dell'altro, ma non bevete dalla stessa tazza.
L'uno dia il pane all'altro, ma non mangiate dallo stesso filone.
Cantate, ballate insieme e siate gioiosi, ma lasciate che ognuno sia solo:
anche le corde di un liuto sono sole eppure fremono della stessa musica.
Datevi i vostri cuori ma non per possederli 
perchè solo la mano della vita può contenere i vostri cuori.
State in piedi insieme, ma non troppo vicini 
perchè le colonne del tempio stanno separate
e la quercia e il cipresso non crescono uno all'ombra dell'altro. 
(K.Gibran)

Nessuno come Giuseppe ha attuato in pienezza questa qualità dell'amore nuziale: armonia nella diversità, unità nella distinzione. Ogni unione umana, per essere autentica, comporta indipendenza e donazione, autonomia e integrazione, rispetto e intimità. Giuseppe l'ha dovuta vivere in modo straordinario, dato il mistero che si compiva in sua moglie Maria. È significativo notare che in un apocrifo cristiano tardo, La storia di Giuseppe falegname, il padre legale di Gesù ripete la sua tenerezza per la donna amata, Maria, il fascino provato a causa della sua bellezza, i sentimenti d'amore. Eppure egli sente di essere distante non per paura o gelosia, ma proprio per vero amore. È quell'amore che conosce il rispetto dolce e intenso, che sa di non possedere mai l'altro ma di riceverlo solo in dono. Ha scritto il cardinal Martini: “La diversità correlativa e complementare fra maschio e femmina fa sì che ognuno dei due necessiti dell'altro per essere se stesso, pur restando ognuno sempre diverso dall'altro nel suo mistero invalicabile che si apre solo per dono”.

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