San Giuseppe e il Sinodo sui giovani /1


SAN GIUSEPPE, GIOVANE FIDANZATO 
CHIAMATO AL DISCERNIMENTO
(Paolo Antoci La Santa Crociata in onore di San Giuseppe, 3/2018)

Nell'ottobre 2018 i nostri vescovi celebreranno il loro Sinodo sul tema "I giovani, la fede e il discernimento vocazionale". Al centro della loro riflessione e attenzione ci saranno dunque i giovani; la Chiesa si interrogherà su come accompagnarli a riconoscere e accogliere la loro chiamata all'amore e alla vita in pienezza.
Non manca certamente il riferimento a Maria santissima, accompagnatrice di questo percorso ecclesiale e modello per i giovani in discernimento. «Ciascun giovane può scoprire nella vita di Maria lo stile dell'ascolto, il coraggio della fede, la profondità del discernimento e la dedizione al servizio (cf. Lc 1, 39-45). Nei suoi occhi ogni giovane può riscoprire la bellezza del discernimento, nel suo cuore può sperimentare la tenerezza dell'intimità e il coraggio della testimonianza e della missione».
«Una vergine - annota il Vangelo"-, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe» (Lc 1, 27). E di lui, di Giuseppe, non si tralascia il fatto che Maria è sua legittima sposa (cf. Mt 1, 16.18-20.24; Lc 1, 27; 2, 5). Giovane la sposa e dunque giovane anche lo sposo. Sì, perché i Vangeli non parlano di una vecchiaia del santo carpentiere; anzi, le prime raffigurazioni cristiane ci avevano presentato un giovane imberbe, virile e vigoroso. Poi qualcosa lungo i secoli non andò nel verso giusto. Ma finalmente la giosefologia ci sta riconsegnando un vero e attuale san Giuseppe, conforme a quello dei Vangeli, rigettando così, seppur con qualche difficoltà, quel cliché dell'uomo anziano.
Fede, vocazione e discernimento sono i tre nuclei tematici su cui ruoteranno le riflessioni dei nostri giovani e dei nostri vescovi, e su cui si baserà anche la conseguente opera pastorale. Sono stati anche i tre stati esistenziali vissuti dal giovane Giuseppe: l'uomo giusto (Mt 1, 19), il patriarca della fede, chiamato a essere sposo della Madre di Dio e padre del Figlio di Dio, il carpentiere e discendente davidico che più volte ha dovuto discernere eventi e situazioni, sogni e rivelazioni, profezie e realtà. Basta leggere i primi due capitoli dei Vangeli secondo Matteo e secondo Luca per rendersene conto.
Giuseppe è l'uomo della fede, la virtù che è fonte del discernimento vocazionale. Un dono della grazia che richiede di renderlo fecondo attraverso scelte di vita concrete e coerenti. E Giuseppe, in tal senso, accolse con disponibilità questo dono non tirandosi indietro ma prendendo con sé Maria sua sposa e il bambino; così prese con sé tutto il mistero "in situazione" e quanto esso comportava, facendo scelte concrete e coerenti che tutti noi apprendiamo dal sacro testo. «La fede – afferma il documento preparatorio al Sinodo – è insieme dono dall'alto e risposta al sentirsi scelti e amati». Giuseppe, in quel sogno, in quei sogni, avrà sperimentato questa amorevole elezione del Padre, ma anche del Figlio, che non lo esonerò nel chiamarlo Abbà-papà. «Giuseppe, il quale sin dall'inizio accettò mediante "l'obbedienza della fede" la sua paternità umana nei riguardi di Gesù, seguendo la luce dello Spirito Santo, che per mezzo della fede si dona all'uomo, certamente scopriva sempre più ampiamente il dono ineffabile di questa sua paternità» (RC 21). E ancora. «La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all'amore, e assicura che quest'amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità». Il giovane sposo si consegnò totalmente all'amore sponsale e poi paterno, fu vocato all'amore. «Se Elisabetta disse della Madre del Redentore: "Beata colei che ha creduto”: si può in un certo senso riferire questa beatitudine anche a Giuseppe, perché rispose affermativamente alla Parola di Dio, quando gli fu trasmessa in quel momento decisivo. Ciò che egli fece è purissima "obbedienza della fede" (cf. Rm 1, 5; 16, 26; 2 Cor 10, 5-6)" (RC 4)». Credere significa mettersi in ascolto dello Spirito e in dialogo con la Parola che è via, verità e vita (cf. Gv 14, 6) con tutta la propria intelligenza e affettività, imparare a darle fiducia "incarnandola" nella concretezza del quotidiano. Non è quanto ha fatto il nostro santo?
Giuseppe è anche il giovane del discernimento, ce ne parla san Matteo nel suo Vangelo. Chi non conosce la sua misteriosa chiamata e la sua missione di giovane padre, per certi versi drammatica e incomprensibile? Rileggiamo in chiave giosefina i primi due capitoli matteani e non avremo difficoltà nel vedere questa singolare figura ricolma del dono del discernimento. «Prendere decisioni e orientare le proprie azioni in situazioni di incertezza e di fronte a spinte interiori contrastanti è l'ambito dell'esercizio del discernimento». Nella storia di Giuseppe ogni giovane può scorgere la triplice sfaccettatura del discernimento – morale, spirituale, e quello dei segni dei tempi – e prenderne spunto e luce per il proprio. Il modello Giuseppe di Nazareth è davvero illuminante per tutti. «Lo Spirito parla e agisce attraverso gli avvenimenti della vita di ciascuno, ma gli eventi in se stessi sono muti o ambigui, in quanto se ne possono dare interpretazioni diverse. Illuminarne il significato in ordine a una decisione richiede un percorso di discernimento». Giuseppe così ha saputo riconoscere, interpretare e scegliere il suo percorso di fede e di discernimento vocazionale. Il documento preparatorio al sinodo sembra che parli proprio di lui, e nella lettura del testo tornano in mente i passi evangelici che ci descrivono l'esperienza del santo sposo di Maria racchiusa in quel sintetico versetto: «Mentre stava pensando a queste cose» (Mt 1,20). Nella fase del riconoscere, «la Parola di Dio riveste una grande importanza meditarla mette infatti in moto le passioni come tutte le esperienze di contatto con la propria interiorità, ma al tempo stesso offre una possibilità di farle emergere immedesimandosi nelle vicende che essa narra». Non a caso certe opere artistiche ci raffigurano san Giuseppe con un libro in mano, che legge le Scritture, viene visto anche come un filosofo, proprio per quel suo voler riconoscere, credere e capire. «La fase del riconoscere mette al centro la capacità di ascolto e l'affettività della persona, senza sottrarsi per paura alla fatica del silenzio». Anche qui – altra casualità? – san Giuseppe è il silente, colui che fa posto alla Parola non pronunciando parole, colui che ascolta e medita, è colui che discerne. Discernere è scoprire l'anima delle parole e interpretarle per farle diventare vita.
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SOLENNITÀ DI SAN GIUSEPPE


Il blog augura una serena festa a tutti i papà e quanti portano il nome di san Giuseppe!

«Le opere di Dio sono perfette, soprattutto quelle che dipendono immediatamente ed esclusivamente da lui; e non si può trovare in esse disordine o sproporzione. 
Si afferra meglio la verità e l'importanza di questo principio rivelato, e per se stesso evidente, considerando per contrasto ciò che avviene troppo spesso nella direzione delle cose umane. Non è raro vedere che delle persone incapaci e imprevidenti occupino alti posti sociali. Questa cosa in certi momenti sarebbe anche straordinariamente irritante se non si pensasse che nostro Signore compensa queste cose con atti spesso eroici della santità nascosta, e se non si ricordasse che ciascuno di noi deve fare il proprio mea culpa riguardo alle proprie negligenze nell'esercizio delle cariche o degli impieghi che gli sono affidati. Queste mancanze sono così frequenti che si finisce per non farvi più attenzione. Ma infine il disordine è il disordine, l'insufficienza è l'insufficienza e non si potrebbe trovare niente di simile in quelli che sono immediatamente scelti da Dio stesso e preparati direttamente da lui, per essere suoi ministri eccezionali nell'opera della redenzione. Il Signore dà loro una santità proporzionata.In virtù di questo principio, Maria, per essere la degna Madre di Dio, doveva essere piena di grazia, preservata dal peccato originale, associata a tutte le sofferenze e a tutte le glorie di Gesù. 
La vocazione di San Giuseppe è stata unica al mondo, il suo destino eccezionale. La sua missione è stata superiore a quella degli Apostoli e superiore anche a quella di Giovanni Battista, il Precursore. Di San Giovanni Battista Gesù dice nel Vangelo di San Matteo: "In verità vi dico, tra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Lui". Ma subito aggiunge: "Il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”. Il più piccolo, vale a dire il più umile, il servitore di tutti, quello che ha la più grande carità. E nella Chiesa chi è il più umile? Quello che non fu né apostolo, né evangelista, né martire almeno esteriormente né pontefice, né sacerdote, né dottore, ma che conobbe e amò il Cristo Gesù non meno degli Apostoli, degli Evangelisti, dei Martiri, dei Pontefici e dei Dottori, e cioè l'umile artigiano di Nazareth, l'umile Giuseppe. Gli Apostoli erano chiamati a far conoscere agli uomini il Salvatore, a predicare loro il Vangelo per salvarli. Gesù è rivelato agli Apostoli perché sia annunciato a tutto l'universo; è rivelato a Giuseppe perché lo taccia e lo nasconda. 
Gli Apostoli sono delle luci per far vedere Gesù Cristo al mondo, Giuseppe è un velo per coprirlo; e sotto questo velo misterioso viene nascosta la verginità di Maria e la grandezza del Salvatore delle anime. Colui che glorifica gli Apostoli per l'onore della predicazione, glorifica Giuseppe per l'umiltà del silenzio. L'ora della manifestazione di Gesù deve essere preparata da trent'anni di vita nascosta. La santità consiste nel fare ciò che Dio vuole, ciascuno secondo la sua vocazione, ma la vocazione assolutamente eccezionale di Giuseppe non sorpassa forse in silenzio e in oscurità quella stessa dei più grandi Apostoli, non arriva forse più vicino al mistero dell'incarnazione redentrice? Dopo Maria, Giuseppe è colui che fu più vicino al Salvatore. E se fu così, certo egli ricevette nel silenzio di Betlemme, durante il soggiorno in Egitto e nell'umile casa di Nazareth, più grazie di quel che non abbia ricevuto e non riceverà mai alcun santo.
Quanto l'umile legnaiolo ha avuto una vita nascosta in terra, tanto è glorificato in cielo. Colui al quale il Verbo di Dio ha obbedito in terra, conserva in cielo, sul Cuore di Gesù, una grandissima potenza di intercessione. Come vegliava sulla casa di Nazareth, così veglia oggi sulle nostre famiglie, sulle comunità religiose, sulla Santa Chiesa, grande famiglia di Dio. Chiediamogli di farci conoscere il valore della vita nascosta, lo splendore dei misteri di Cristo, e l'infinita bontà di Dio. Chiediamogli la grazia della contemplazione e della intima unione con Dio».
(p. Reginaldo Garrigou-Lagrange, O.P., L'amore di Dio e la croce di Gesù
Fonte: Amicidomenicani )
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NOVENA A SAN GIUSEPPE - Nono giorno

«Giovanni Paolo II, che era molto devoto di san Giuseppe, ci ha lasciato una mirabile meditazione a lui dedicata nell’Esortazione apostolica Redemptoris Custos, "Custode del Redentore". Tra i molti aspetti che pone in luce, un accento particolare dedica al silenzio di san Giuseppe. Il suo è un silenzio permeato di contemplazione del mistero di Dio, in atteggiamento di totale disponibilità ai voleri divini. In altre parole, il silenzio di san Giuseppe non manifesta un vuoto interiore, ma, al contrario, la pienezza di fede che egli porta nel cuore, e che guida ogni suo pensiero ed ogni sua azione. Un silenzio grazie al quale Giuseppe, all’unisono con Maria, custodisce la Parola di Dio, conosciuta attraverso le Sacre Scritture, confrontandola continuamente con gli avvenimenti della vita di Gesù; un silenzio intessuto di preghiera costante, preghiera di benedizione del Signore, di adorazione della sua santa volontà e di affidamento senza riserve alla sua provvidenza. Non si esagera se si pensa che proprio dal "padre" Giuseppe Gesù abbia appreso – sul piano umano – quella robusta interiorità che è presupposto dell’autentica giustizia, la "giustizia superiore", che Egli un giorno insegnerà ai suoi discepoli (cfr Mt 5,20). Lasciamoci "contagiare" dal silenzio di san Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l’ascolto della voce di Dio. In questo tempo di preparazione al Natale coltiviamo il raccoglimento interiore, per accogliere e custodire Gesù nella nostra vita». 
(Benedetto XVI, Angelus, 19 dicembre 2005) 

 
PREGHIERA A SAN GIUSEPPE 
O Giuseppe dolcissimo, Padre amorevole di chi in te si confida, 
oggi e sempre mi affido al tuo Cuore, “tutto” di Cristo Gesù e di Maria.
Insegnami l’abbandono nella Provvidenza, il tesoro del silenzio, 
la totale sottomissione e donazione a Dio. 
Riempimi della tua “passione” per Gesù, della tua tenerezza per Maria. 
La tua mano mi conduca nei sentieri di Cristo, 
perché possa vivere in pienezza il mio battesimo. 
Ottienimi la grazia di essere il consolatore di chi piange, 
il sostegno di chi è solo, la guida che indica la via del Vangelo. 
Proteggimi dagli attacchi del maligno, 
sii tu lo scudo sicuro nelle tentazioni 
e accoglimi per sempre nel tuo cuore di padre 
con quanti a me si raccomandano particolarmente per (…).
Tutto, o dolce Giuseppe, per la gloria del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.
Amen.

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NOVENA A SAN GIUSEPPE - Ottavo giorno

«Il silenzio dell’anima non è quello del corpo. Il corpo non può parlare che per mezzo della lingua; mentre l’anima parla con l’intelletto, con la volontà, con l’immaginazione e con la passione. Parla con l’intelletto ad una creatura quando si ricorda di essa e nutre per essa dell’affetto; le parla quando se la rappresenta davanti e se la immagina; le parla ancora quando è dominata da una passione per la medesima. È in questo modo che l’anima parla alle creature. L’anima tace quando non fa nulla di tutto questo, e allora si può dire libera quando si occupa di Dio solo, lo loda, lo adora, lo benedice, lo ringrazia, gli dà gloria, e si lancia in Lui con atti di fede, speranza e carità. Ma alla perfezione di questo silenzio interiore l’anima vi giunge quando, non parlando più ad alcuna creatura, non parla nemmeno a Dio, ma ascolta attentamente con grande rispetto le mozioni della sua grazia. Essa Lo vede in se stessa e guarda agli altri non per ciò che essi sono, sovente randagi peccatori, ma per l’immagine di Dio che hanno in se stessi. È in questo modo che si pratica la preghiera del silenzio, come fece San Giuseppe che quotidianamente guardava a Gesù, nel silenzio del mistero che si fa amore».

 
PREGHIERA A SAN GIUSEPPE 
O Giuseppe dolcissimo, Padre amorevole di chi in te si confida, 
oggi e sempre mi affido al tuo Cuore, “tutto” di Cristo Gesù e di Maria.
Insegnami l’abbandono nella Provvidenza, il tesoro del silenzio, 
la totale sottomissione e donazione a Dio. 
Riempimi della tua “passione” per Gesù, della tua tenerezza per Maria. 
La tua mano mi conduca nei sentieri di Cristo, 
perché possa vivere in pienezza il mio battesimo. 
Ottienimi la grazia di essere il consolatore di chi piange, 
il sostegno di chi è solo, la guida che indica la via del Vangelo. 
Proteggimi dagli attacchi del maligno, 
sii tu lo scudo sicuro nelle tentazioni 
e accoglimi per sempre nel tuo cuore di padre 
con quanti a me si raccomandano particolarmente per (…).
Tutto, o dolce Giuseppe, per la gloria del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.
Amen.

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NOVENA A SAN GIUSEPPE - Settimo giorno

«In un mondo dominato dal rumore e dall’apparire, il silenzio esteriore è assolutamente necessario per il progresso nella vita spirituale. Tuttavia è il silenzio interiore che dà forza al primo e ne produce gli effetti desiderati: “A che serve la solitudine del corpo se manca quella del cuore?” esclama San Gregorio. E l’Imitazione di Cristo: “Colui che desidera servire Dio deve cercare ed amare la solitudine interiore, senza la quale la solitudine esteriore diventa moltitudine”. Il silenzio interiore è uno degli esercizi più difficili ma anche uno dei più sicuri per giungere alla santità. Con il silenzio interiore, l’anima compie grandi cose anche quando sembra che non faccia nulla; dice molto quando tace, s’avvicina a Dio e si unisce profondamente a Lui allontanandosi dalle creature. Più il suo cuore si libera dal mondo sull’esempio di San Giuseppe, più pensa e si occupa unicamente di Dio. Ma cos’è questa liberazione dal mondo? La fuga dal peccato, certo, ma non solo. È la fuga dalla ricerca di sé: dal voler apparire, dall’essere considerati, stimati, dalla ricerca di potere sugli altri, dalla fama, dal voler imporre il proprio punto di vista. Queste sono solo alcune delle cose che dobbiamo fuggire per cercare il silenzio interiore. È la vanagloria che ci impedisce di entrare in noi stessi e di scoprire in noi e negli altri il volto di Dio».

 
PREGHIERA A SAN GIUSEPPE 
O Giuseppe dolcissimo, Padre amorevole di chi in te si confida, 
oggi e sempre mi affido al tuo Cuore, “tutto” di Cristo Gesù e di Maria.
Insegnami l’abbandono nella Provvidenza, il tesoro del silenzio, 
la totale sottomissione e donazione a Dio. 
Riempimi della tua “passione” per Gesù, della tua tenerezza per Maria. 
La tua mano mi conduca nei sentieri di Cristo, 
perché possa vivere in pienezza il mio battesimo. 
Ottienimi la grazia di essere il consolatore di chi piange, 
il sostegno di chi è solo, la guida che indica la via del Vangelo. 
Proteggimi dagli attacchi del maligno, 
sii tu lo scudo sicuro nelle tentazioni 
e accoglimi per sempre nel tuo cuore di padre 
con quanti a me si raccomandano particolarmente per (…).
Tutto, o dolce Giuseppe, per la gloria del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.
Amen.

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NOVENA A SAN GIUSEPPE - Sesto giorno

«Il primo posto a Dio, poi a noi stessi e poi ai fratelli. Stiamo in guardia che col pretesto di salvare gli altri non trascuriamo noi stessi. L’esagerato diffonderci di noi verso il prossimo, ci inaridisce; la nostra preghiera diventa superficiale, e il nostro agire, alla fine, diventa solo un ricercare noi stessi e la nostra affermazione. Raccogliamoci, facciamo tacere le occupazioni e ascoltiamo Dio ed una sola sua parola ci gioverà più di mille parole che vorremmo dire a Lui. Se il Signore ci dice: “Ascolta Israele” (cf Dt 6,4) rispondiamo con Samuele: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” (1 Sam 3,9). Il demonio, nemico acerrimo di colui che prega, fa di tutto per immergerci in mille cose buone, in mille occasioni di apostolato, pur di appannarci, con le eccessive occupazioni, le soavi mozioni dello Spirito Santo; ed è sempre lui che ci disturba anche quando partecipiamo alla Liturgia. In questi casi, chiediamo l’aiuto a Dio e ritorniamo con volontà ferma all’interno di noi stessi per adorare Dio Uno e Trino, vivente nel Tempio della nostra anima. Vigiliamo sulla fantasia, la “matta di casa”, che ci può agitare ed inquietare con le sue chimere. Con fiducia ferma offriamola e deponiamola ai piedi del Signore perché la controlli e la imbrigli, e non ci ostacoli nel servizio a Dio e ai fratelli. San Giuseppe, il grande contemplativo, interceda presso la sua santissima sposa ed Ella presso Dio, perché ci ottengano il silenzio interiore, mezzo indispensabile per il nostro progresso spirituale che lui praticò fedelmente a Nazareth nella Sacra Famiglia»

 
PREGHIERA A SAN GIUSEPPE 

O Giuseppe dolcissimo, Padre amorevole di chi in te si confida, 
oggi e sempre mi affido al tuo Cuore, “tutto” di Cristo Gesù e di Maria.
Insegnami l’abbandono nella Provvidenza, il tesoro del silenzio, 
la totale sottomissione e donazione a Dio. 
Riempimi della tua “passione” per Gesù, della tua tenerezza per Maria. 
La tua mano mi conduca nei sentieri di Cristo, 
perché possa vivere in pienezza il mio battesimo. 
Ottienimi la grazia di essere il consolatore di chi piange, 
il sostegno di chi è solo, la guida che indica la via del Vangelo. 
Proteggimi dagli attacchi del maligno, 
sii tu lo scudo sicuro nelle tentazioni 
e accoglimi per sempre nel tuo cuore di padre 
con quanti a me si raccomandano particolarmente per (…).
Tutto, o dolce Giuseppe, per la gloria del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.
Amen.

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NOVENA A SAN GIUSEPPE - Quinto giorno

«“Tibi silentium laus”. Il silenzio è la tua lode. Che può mai fare l’uomo davanti all’infinita maestà di Dio? Può soltanto tacere, stupito. Dionigi l’Areopagita dice che quando una cosa oltrepassa il nostro concetto, e non si può esprimerla in parole, si tace. Sant’Ambrogio afferma che la cosa più conveniente ai misteri della nostra fede è quella di meditarli in silenzio. Questo silenzio interiore unisce l’anima a Dio che è l’unico principio della sua purezza, santità, forza e perfezione. Questa virtù ha vari gradi di perfezione, più è perfetta e più Dio agisce nell’anima con ispirazioni così suadenti che ella si lascia condurre fiduciosamente da Lui. E così, fissa in Dio, perde l’attenzione a se stessa; ed è come il ferro nel fuoco che si confonde con esso. Nel silenzio interiore l’anima, anche occupata esteriormente da mille impegni, cessa di parlare, di vedere e di udire e anche se svolge molte opere buone è immersa in Dio e tutto opera per Lui solo, per la sua gloria, perché il suo Amore sia conosciuto e amato. È questo silenzio interiore la forza segreta dei santi e, in primo luogo, di colui che è stato santificato dalla presenza stessa di Gesù: San Giuseppe. La sua vita ci insegna che non è il fare che precede l’essere, ma è il come noi siamo interiormente che formerà le nostre azioni esteriori. Ciò che conta è come noi siamo interiormente e non ciò che facciamo. Questo è talmente vero che ben lo sanno tutti coloro che, pur dandosi a mille opere buone, si sentono affaticati ed oppressi interiormente. Talvolta anche svuotati. Perché chi si occupa di fare molte opere buone e sante si debilita, si svuota, se gli manca la preghiera. Ed il silenzio interiore è la condizione della preghiera ed è preghiera esso stesso».

 
PREGHIERA A SAN GIUSEPPE 
O Giuseppe dolcissimo, Padre amorevole di chi in te si confida, 
oggi e sempre mi affido al tuo Cuore, “tutto” di Cristo Gesù e di Maria.
Insegnami l’abbandono nella Provvidenza, il tesoro del silenzio, 
la totale sottomissione e donazione a Dio. 
Riempimi della tua “passione” per Gesù, della tua tenerezza per Maria. 
La tua mano mi conduca nei sentieri di Cristo, 
perché possa vivere in pienezza il mio battesimo. 
Ottienimi la grazia di essere il consolatore di chi piange, 
il sostegno di chi è solo, la guida che indica la via del Vangelo. 
Proteggimi dagli attacchi del maligno, 
sii tu lo scudo sicuro nelle tentazioni 
e accoglimi per sempre nel tuo cuore di padre 
con quanti a me si raccomandano particolarmente per (…).
Tutto, o dolce Giuseppe, per la gloria del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.
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NOVENA A SAN GIUSEPPE - Quarto giorno


«San Giuseppe ha avuto la grazia di vivere accanto al Salvatore e a sua Madre, la Tutta Santa, e ha ascoltato dalla loro bocca quelle soavi parole che bastarono a fargli godere il silenzio interiore quale riflesso della celeste beatitudine. La vita di San Giuseppe fu una continua preghiera. In compagnia del Re del cielo non poteva che meditare e gustare le cose del cielo. Mentre Gesù cresceva in età, sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini, San Giuseppe cresceva in raccoglimento ed unione con il Dio Salvatore; non occupandosi delle cose esteriori se non nella misura strettamente necessaria ai bisogni della Sacra Famiglia. San Bernardino da Siena afferma che: "Il santo padre putativo di Gesù fu innalzato al più alto grado di contemplazione. Egli ebbe l’altissimo favore di godere delle più intime comunicazioni dello Spirito Santo e delle più rare grazie del Cuore divino di Gesù". Questo silenzio interiore è l’impassibilità davanti agli avvenimenti del mondo. L’anima immersa in Dio conosce perfettamente tutte le tendenze dell’animo umano e non se ne scandalizza, ma le guarda con quel sereno distacco che proviene dall’amore. Tutto avvolge nella misericordia, sapendo che solo quando l’uomo si apre a Dio può cambiare il suo cuore, cioè i suoi pensieri e le sue tendenze e così dominare le sue passioni malvagie».

(Giovanni Sabatini, Sito internet della casa madre dei Salesiani

 
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O Giuseppe dolcissimo, Padre amorevole di chi in te si confida, 
oggi e sempre mi affido al tuo Cuore, “tutto” di Cristo Gesù e di Maria.
Insegnami l’abbandono nella Provvidenza, il tesoro del silenzio, 
la totale sottomissione e donazione a Dio. 
Riempimi della tua “passione” per Gesù, della tua tenerezza per Maria. 
La tua mano mi conduca nei sentieri di Cristo, 
perché possa vivere in pienezza il mio battesimo. 
Ottienimi la grazia di essere il consolatore di chi piange, 
il sostegno di chi è solo, la guida che indica la via del Vangelo. 
Proteggimi dagli attacchi del maligno, 
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Tutto, o dolce Giuseppe, per la gloria del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.
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NOVENA A SAN GIUSEPPE - Terzo giorno

«Sempre più siamo resi inquieti dai rumori assordanti, dalla fretta, dai mille problemi e, troppe volte, dalla voglia dell’esibizione, siamo discepoli poco diligenti nel tradurre la capacità di ascoltare il silenzio come farmaco per lenire il bruciore delle nostre inquietudini e impazienze. San Giuseppe è l’uomo che ascolta. Ascolta in silenzio la sua amata sposa, ogni sera tornando a casa le raccontava cosa gli era accaduto. Ascolta e riflette, ascolta e prega, ascolta e lavora. Il teologo tedesco Karl Rahner diceva che oggi il cristiano o è un mistico o non è cristiano. Una persona mistica non è una persona che vive fuori dalla realtà, ma una persona che ascolta il pulsare del cuore del nostro tempo. Il carpentiere di Nazareth è stato una persona che ha parlato la «madre lingua» del silenzio ed è riuscito ad avvertire e ascoltare il silenzio come una carezza morbida dello Spirito, come un alito di vento caldo in un giorno di freddo».

 
PREGHIERA A SAN GIUSEPPE 
O Giuseppe dolcissimo, Padre amorevole di chi in te si confida, 
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la totale sottomissione e donazione a Dio. 
Riempimi della tua “passione” per Gesù, della tua tenerezza per Maria. 
La tua mano mi conduca nei sentieri di Cristo, 
perché possa vivere in pienezza il mio battesimo. 
Ottienimi la grazia di essere il consolatore di chi piange, 
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Proteggimi dagli attacchi del maligno, 
sii tu lo scudo sicuro nelle tentazioni 
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Tutto, o dolce Giuseppe, per la gloria del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.
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NOVENA A SAN GIUSEPPE - Secondo giorno

«Paolo VI nel suo pellegrinaggio in Terra Santa, proprio a Nazareth, indicava la Santa Famiglia come "scuola", com palestra dove si impara, in pienezza, il mestiere di vivere la vita cristiana: scuola di santità, scuola di preghiera, scuola di serenità nelle relazioni, scuola di reciproche obbedienze e di eloquente silenzio. Il nome “Giuseppe” nella tradizione ebraica era un nome di prestigio; l’aveva portato il figlio di Giacobbe, quello che per invidia fu venduto dai fratelli e deportato in Egitto, divenendo vice-faraone. Esso significa come senso: «Dio aggiunga». La nostra devozione al papà terreno di Gesù lo onora e fa crescere la voglia che egli, con la sua intercessione e il suo esempio, aggiunga quello che manca alla nostra gioia di vivere. Accanto al grappolo di grazie che dal risveglio di ogni giorno portiamo nell’animo come appello alla bontà paterna di Dio, in questa stagione della storia dobbiamo avere il coraggio di chiedergli che egli «aggiunga» il suo stile di vita al nostro stile di vita. San Giuseppe non ha amato il chiasso, non prediligeva la grancassa, il suo stile preferiva i toni sfumati, la presenza discreta, "il soffio di un vento leggero" che accarezza con dolcezza. Nei Vangeli San Giuseppe è chiamato "giusto", una “giustizia” la sua che nasceva dalla capacità di silenzio. Come maestro della quotidianità del vivere, San Giuseppe ha promosso il silenzio come "lingua madre". Vorremmo che insegnasse anche a noi questa lingua madre. (Angelo Forti, Sito internet della Pia Unione del Transito di San Giuseppe

 
PREGHIERA A SAN GIUSEPPE 
O Giuseppe dolcissimo, Padre amorevole di chi in te si confida, 
oggi e sempre mi affido al tuo Cuore, “tutto” di Cristo Gesù e di Maria.
Insegnami l’abbandono nella Provvidenza, il tesoro del silenzio, 
la totale sottomissione e donazione a Dio. 
Riempimi della tua “passione” per Gesù, della tua tenerezza per Maria. 
La tua mano mi conduca nei sentieri di Cristo, 
perché possa vivere in pienezza il mio battesimo. 
Ottienimi la grazia di essere il consolatore di chi piange, 
il sostegno di chi è solo, la guida che indica la via del Vangelo. 
Proteggimi dagli attacchi del maligno, 
sii tu lo scudo sicuro nelle tentazioni 
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«Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001»