IL "SOGNO DI DIO" SULL'UOMO


 (da La Santa Crociata in onore di San Giuseppe, n. 5, 2017)

San Giuseppe "uomo giusto" è "uomo capace di sognare", di "custodire" e "portare avanti". Papa Francesco ha proposto san Giuseppe come esempio per tutti e in particolar modo per i giovani, ai quali il papà terreno di Gesà insegna a non perdere mai la "capacità di sognare, di rischiare" e di assumersi "compiti difficili".
Giuseppe è un uomo "del quale non sappiamo neppure l'età" e che "porta sulle sue spalle tutte le promesse di discendenza, di eredità, di paternità, di filiazione, di stabilità del popolo". Una grande responsabilità che però, come si legge nel Vangelo di Matteo (1,16-18; 21-24), si ritrova tutta concentrata "in un sogno". Apparentemente tutto ciò sembra "troppo sottile", troppo labile. Eppure proprio questo "è lo stile di Dio" nel quale Giuseppe si ritrova appieno: lui, un "sognatore" è capace "di accettare questo compito, questo compito gravoso e che ha tanto da dirci in questo tempo di forte senso di orfanezza". Così egli accoglie "la promessa di Dio e la porta avanti in silenzio con fortezza, la porta avanti perché che Dio vuole sia compiuto".
Ecco quindi delineata "la figura di Giuseppe: l'uomo nascosto, l'uomo del silenzio, l'uomo che fa da padre adottivo; l'uomo che ha la più grande autorità in quel momento senza farla vedere". Un uomo, ha aggiunto il papa, che potrebbe "dirci tante cose", eppure "non parla", che potrebbe "comandare", giacché comanda sul Figlio di Dio, eppure "obbedisce". A lui, al suo cuore, Dio confida "cose deboli": infatti "una promessa è debole", così come è debole "un mabino", ma anche "una ragazza della quale lui ha avuto un sospetto". Debolezze che poi continuano anche negli eventi successivi: "pensiamo alla nascita del bambino, alla fuga in Egitto... Tutte queste debolezze", ha spiegato il pontefice, Giuseppe "le prende con tenerezza, con tanta tenerezza, con la tenerezza con la quale si prende in braccio un bambino". La liturgia, perciò, offre l'esempio dell' "uomo che non parla ma obbedisce, l'uomo della tenerezza, l'uomo capace di portare avanti le promesse perché divengano salde, sicure; l'uomo che garantisce la stabilità del regno di Dio, la paternità di Dio, la nostra filiazione come figlio di Dio". Ecco perché, ha rivelato il Papa, "giuseppe mi piace pensarlo come il custode delle debolezze", anche "delle nostre debolezze". Infatti egli "è capace di far nascere tante cose belle dalle nostre debolezze, dai nostri peccati". Egli "è custode delle debolezze perché divengano salde nella fede".
un compito fondamentale che Giuseppe "ha ricevuto in sogno", perchè lui era "un uomo capace di sognare". Quindi egli non solo "è custode delle nostre debolezze, ma anche possiamo dire che è il custode del sogno di Dio: il sogno di nostro Padre, il sogno di Dio, della redenzione, di salvarci tutti, di questa ricreazione, è confidato a lui. Grande, questo falegname!" ha esclamato il pontefice, sottolineando ancora una volta come egli, "zitto, lavora, custodisce, porta avanti le debolezze, è capace di sognare". E a lui, ha detto Francesco, "io oggi vorrei chiedere: ci dia a tutti noi la capacità di sognare perché quando sogniamo le cose grandi, le cose belle, ci avviciniamo al sogno di Dio, le cose che Dio sogna su di noi". In conclusione, una particolare intercessione: "Che ai giovani dia - perché lui era giovane - la capacità di sognare, di rischiare e prendere i compiti difficili che hanno visto nei sogni". E a tutti i cristiani, infine, doni "la fedeltà che generalmente cresce in un atteggiamento giusto, cresce nel silenzio e cresce nella tenereza che è capace di custodire le proprie debolezze e quelle degli altri".

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