Nella vita di Gesù all'angelo dell'Annunciazione segue l'angelo che possiamo definire come ammonitore. Nel Vangelo questo angelo non si presenta con un nome specifico ma presumibilmente si tratta sempre dello stesso Gabriele. In ogni vita umana infatti non basta annunciare ciò che deve accadere, ma è indispensabile controllare e sorvegliare l'esecuzione di ciò che è stato annunziato.
L'angelo dell'Annunciazione porta il messaggio di DIo al sacerdote Zaccaria, alla vergine Maria e ai pastori.
L'angelo ammonitore si presenta a Giuseppe, al quale, come padre legale, è stata affidata la protezione della vita più preziosa, circondata per questo da agguati e da pericoli sin dall'infanzia.
L'angelo ammonitore si presenta a Giuseppe, al quale, come padre legale, è stata affidata la protezione della vita più preziosa, circondata per questo da agguati e da pericoli sin dall'infanzia.
Leggendo le prime pagine del Nuovo Testamento si comprendono meglio le ultime pagine dell'Apocalisse: "Il drago perseguitò la donna, che aveva dato alla luce il maschio. Alla donna allora furono date un paio di ali della grande aquila per fuggire nel deserto" (Ap 12,13 ss). "La donna", cioè Maria, ebbe accanto contro le lotte e le afflizioni della vita il fedele Giuseppe. Ma anche Giuseppe non può gareggiare con il drago cioè con il demonio, perciò con Maria e col bambino viene preso sotto le ali della grande aquila, cioè sotto la guida dell'angelo ammonitore che si presentò quattro volte a S. Giuseppe durante l'infanzia di Gesù. La Maestà divina permise che la santa Vergine ed il suo santo sposo provassero la pena interiore del dubbio affinché, oltre i meriti che essi acquistavano con un sì lungo martiorio, il merito della consolazione divina fosse in essi più ammirabile e più singolare. Maria praticò molte virtù in quello stato, di modo che ella ci insegnò a sperare nel rimedio dell'Altissimo, nelle più grandi afflizioni. E quale esempio in S. Giuseppe! Perché nessuno mai ebbe più grandi soggetti di sospetti, né pià discrezione nel sospendere il giudizio quanto lui. Il dolore della gelosia produce delle fitte sensibili in colui che è attinto, e nessuno ne risentì così sensibilmente gli effetti come lui, benché, in verità, egli non ne sarebbe stato soggetto se solo ne avesse conosciuto la vera causa. Egli era arricchito da una scienza e da una luce singolare per penetrare la santità e le belle qualità della sua sposa. Ma, aumentandogli la stima per quella che egli stava per perdere, il dolore di vedersi nella necessità di abbandondarla era aumentato. L'Altissimo inviò allora il santo angelo, affinché scoprisse, con una divina rivelazione, a S. Giuseppe, che dormiva, il mistero che si era compituo nella sua sposa. Accingendosi a questa ambasciata, l'angelo apparve, in sogno, al Santo, e gli dichiarò nei termini riportati dall'evangelista Matteo, tutto il mistero dell'Incarnazione e della Redenzione. Vi sono anche altre ragioni del perché l'angelo parlò a san Giuseppe in un sogno, e non mentre vegliava, benché questo mistero sia stato manifestato ad altri in stato di veglia.
La prima, è che san Giuseppe era così prudente e così pieno di stima per la santa Vergine, che non fu necessario persuaderlo con dei mezzi più forti, per convincerlo della dignità di Maria e del mistero dell'Incarnazione: perché le ispirazioni divine penetrano più facilmente nei cuori ben disposti.
La seconda, è che il suo turbamento era cominciato dai sensi, ed era giusto, perciò, che fossero come mortificati e privati della visione angelica, poiché avevano dato l'accesso all'imbroglio o al sospetto: la verità non doveva essere introdotta dal loro organo.
La seconda, è che il suo turbamento era cominciato dai sensi, ed era giusto, perciò, che fossero come mortificati e privati della visione angelica, poiché avevano dato l'accesso all'imbroglio o al sospetto: la verità non doveva essere introdotta dal loro organo.
La terza, è che benché s. Hiuseppe non commettesse alcun peccato in queste circostanze, avendo sospeso il suo giudizio, i suoi sensi contrassero comunque una specie di sozzura: bisognava dunque che l'angelo facesse la sua ambasciata in un tempo in cui i sensi, che erano stati scandalizzati, fossero interdetti dalla sospensione della loro operazione.
Vi è, infine, una ragione ben più generale: è che tale fu la volontà del Signore, che essa è giusta, santa e perfdetta in tutte le sue opere.
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